Corea del Nord, turista prende la metropolitana a Pyongyang: cosa l'hanno costretta a fare

La Corea del Nord continua a essere uno dei paesi più misteriosi e impenetrabili del pianeta. Dopo anni di isolamento quasi totale, il regime di Kim Jong-un aveva dato un segnale di apertura, consentendo l’ingresso a un numero limitato di turisti stranieri. Tuttavia, la “finestra” è durata pochissimo: tra la fine del 2024 e l’inizio del 2025 chiunque poteva presentare richiesta di visto, ma già a marzo 2025 il paese ha nuovamente chiuso le frontiere, mantenendo un accesso riservato soltanto a cittadini di nazioni considerate “amiche”, tra le altre Cina, Bielorussia, Iran e Russia.

Proprio grazie al suo passaporto russo, la content creator @listopadshina ha potuto visitare la capitale nordcoreana, Pyongyang, condividendo sui social un’esperienza che ha lasciato il mondo a bocca aperta. Durante il suo secondo giorno di permanenza, ha deciso di prendere la metropolitana di Pyongyang, una delle infrastrutture più segrete del paese. Quello che ha raccontato in seguito è un concentrato di rigide regole, rituali e propaganda di Stato.

Un vagone “speciale” per i turisti

Appena arrivata nella stazione, Diana e il suo gruppo di turisti hanno notato la prima particolarità: non potevano viaggiare insieme ai cittadini locali. Le autorità nordcoreane li hanno fatti salire su un vagone separato, riservato esclusivamente ai visitatori stranieri. «Hanno appena lavato per terra, si sente ancora l’odore del sapone», racconta la ragazza nel suo video. Un dettaglio apparentemente banale, ma che mostra l’attenzione maniacale del regime nel preparare ogni scena che i turisti vedono.

Il clima, però, non è stato teso: i turisti e i cittadini nordcoreani si guardavano e si salutavano dai vagoni separati, sorridendo come se si trovassero in due mondi paralleli. Tutto, però, era rigorosamente controllato. Un emissario del governo ha filmato i visitatori per l’intera durata del tragitto, senza mai smettere di osservarli. Ogni loro passo, ogni sguardo e ogni parola erano registrati. Così, in caso di violazioni, sarebbero scattati immediatamente sanzioni e, nei casi più gravi, arresti.

Un percorso deciso in anticipo

Il viaggio in metropolitana a Pyongyang non è una semplice corsa tra una stazione e l’altra. Il percorso viene stabilito in anticipo dalle autorità. I turisti sanno già dove saliranno e dove scenderanno, e non possono decidere di fermarsi altrove. Le porte del loro vagone restano chiuse nelle stazioni intermedie, un modo per evitare qualsiasi contatto non previsto con i residenti. Questa limitazione conferma una delle regole più rigide del paese: anche i visitatori “graditi” non possono in alcun modo spostarsi liberamente nella capitale.

Il vagone della metropolitana in Corea del Nord pensato solo per i turisti
Il vagone della metropolitana in Corea del Nord pensato solo per i turisti

Lungo le banchine, un altro dettaglio incuriosisce la giovane viaggiatrice, oltre alla presenza di un 'controllore' del traffico, dotato di mascherina e paletta. Ogni fermata espone grandi strutture metalliche che contengono pagine di giornali cartacei, gli unici consultabili dalla popolazione. In Corea del Nord, infatti, la stampa indipendente non esiste: tutto ciò che viene pubblicato è approvato dal governo e firmato da testate di Stato controllate dal Partito dei Lavoratori.

Atmosfera retrò e propaganda ovunque

Diana racconta che i vagoni della metropolitana sono vecchi, con un design che ricorda gli anni ’70. «Mi sembrava di essere tornata nell’ascensore del palazzo a nove piani di Mosca dove sono cresciuta», spiega. Legno scuro, sedili in pelle verde, luci soffuse: un’atmosfera d’altri tempi che in Europa non esiste più, dove viene preferita la plastica, più durevole e semplice da pulire. Non c’è pubblicità, non ci sono cartelloni con volti sorridenti o promozioni di marchi famosi. Sui muri, invece, campeggiano manifesti con disegni patriottici, slogan sul lavoro e illustrazioni che esaltano le presunte vittorie del regime e del suo leader supremo.

Questa assenza di messaggi commerciali racconta molto del modo in cui il regime plasma la realtà. Ogni elemento visivo serve a rinforzare l’idea di una nazione forte, felice e indipendente, anche se la verità, fuori da Pyongyang, potrebbe essere molto diversa.

Attori o cittadini? Le teorie sul “teatro” di Pyongyang

Da anni circolano teorie del complotto secondo cui la capitale nordcoreana sarebbe una sorta di “palcoscenico” costruito per i turisti. Secondo queste ipotesi, molti dei cittadini che si incontrano nelle zone accessibili sarebbero in realtà a metà tra funzionari e attori pagati dal regime per interpretare la parte di cittadini benestanti e soddisfatti. Il governo, in cambio, li ricompenserebbe con denaro, vestiti e accesso a negozi meglio forniti.

Fuori da Pyongyang, dove ai turisti è praticamente impossibile arrivare, la situazione sarebbe completamente diversa: povertà diffusa, infrastrutture fatiscenti e nessuna libertà di movimento. Anche se non esistono prove dirette di queste accuse, molti ex diplomatici e osservatori internazionali confermano che l’immagine della capitale non rappresenta la realtà del paese.

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