Indice dei contenuti
L’otite, quel fastidioso dolore all’orecchio che oggi trattiamo con una semplice dose di antibiotici, era tutt’altro che banale nel Medioevo. Gli studiosi dell’Università Autonoma di Barcellona hanno recentemente portato alla luce una pratica medica sorprendente, che mescola innovazione e una buona dose di brutalità. Una ricerca pubblicata nel 2021 sull’International Journal of Paleopathology racconta di come i medici medievali affrontassero le complicazioni della malattia, rivelando dettagli affascinanti e inquietanti.
Il caso studiato riguarda il cranio di un bambino di circa 12 anni, sepolto secondo il rituale islamico nella Vall d'Uixó, in Spagna. Il cranio mostrava segni inequivocabili di una mastoidite, una complicazione grave dell’otite media, con una perforazione di ben 12 millimetri dietro l’orecchio destro. Gli esperti, attraverso analisi radiografiche e microscopiche, hanno scoperto che la lesione era circondata da una colorazione verdastra, un dettaglio che apre una finestra sulle conoscenze mediche del tempo.
Acetato di rame e chirurgia: un mix sorprendente
La colorazione verdastra attorno alla ferita ha fatto pensare all’uso di cataplasmi a base di acetato di rame, noto anche come verdigris. Questa sostanza, menzionata nei trattati di medicina islamica medievale, era ritenuta efficace per prevenire infezioni e facilitare la cicatrizzazione. I medici del tempo la applicavano direttamente sulle ferite, sfruttando le sue proprietà antibatteriche, anche se non avevano le conoscenze chimiche moderne per spiegarne il funzionamento.

Ma non finisce qui. La perforazione del cranio del bambino suggerisce che i medici medievali avessero praticato una mastoidectomia, una procedura chirurgica ancora in uso oggi per trattare la mastoidite. Questa operazione consiste nel rimuovere il tessuto infetto nella zona mastoidea per evitare che l’infezione si diffonda. Tuttavia, nel Medioevo, la chirurgia era tutto fuorché raffinata, spesso condotta senza anestesia e con strumenti rudimentali.
Un approccio medico tra pragmatismo e sofferenza
Il trattamento della mastoidite nel Medioevo era una questione di vita o di morte. Senza antibiotici, un’infezione all’orecchio medio poteva rapidamente peggiorare, causando gravi danni al cranio e al cervello. I medici dell’epoca, pur con tutti i loro limiti, dimostravano un’impressionante capacità di adattamento. La combinazione di interventi chirurgici invasivi e rimedi farmacologici come il verdigris mostra un approccio medico sorprendentemente pragmatico.
Gli esperti che hanno studiato il caso, tra cui Júlia Olivé-Busom e Helena Kirchner, sottolineano come questa scoperta apra nuovi scenari nella paleopatologia e nella comprensione della medicina medievale. La capacità di riconoscere e trattare un’infezione così complessa dimostra che, anche in un’epoca di conoscenze limitate, i medici potevano contare su un bagaglio tecnico e farmacologico degno di nota.
Medicina e cultura nel mondo medievale
Questo caso rivela anche interessanti connessioni tra medicina e cultura. Il fatto che il bambino fosse sepolto secondo il rituale islamico e che fosse stato curato con tecniche avanzate suggerisce un contesto sociale in cui la conoscenza medica era diffusa e accessibile. La presenza di verdigris, un rimedio dettagliatamente descritto nei testi medici islamici, testimonia l'influenza di questa tradizione nella Penisola Iberica medievale.
Oggi, quando soffriamo di un’otite, ci basta un rapido controllo medico e una prescrizione per sentirci subito meglio. Ma questo studio ci ricorda quanto la medicina abbia fatto passi da gigante, trasformando cure brutali e dolorose in procedure rapide e indolori. Eppure, è impossibile non ammirare la resilienza di chi, secoli fa, lottava per sopravvivere con i mezzi a disposizione.
