RaiPlay, film premiato a David di Donatello con Pierfrancesco Favino: un vero capolavoro

Pierfrancesco Favino offre un’interpretazione straordinaria, capace di restituire ogni sfumatura del complesso personaggio di Buscetta.

Se sei alla ricerca di un film che intreccia storia, emozioni e denuncia sociale, "Il Traditore", diretto da Marco Bellocchio, è disponibile su RaiPlay e rappresenta una tappa obbligata. Premiato con ben sei David di Donatello, questo capolavoro cinematografico ripercorre una delle pagine più drammatiche e decisive della lotta alla mafia in Italia, grazie all'interpretazione magistrale di Pierfrancesco Favino, nei panni del controverso pentito Tommaso Buscetta.

La trama: una storia di scelte e tradimenti

Ambientato negli anni Ottanta, periodo in cui la mafia siciliana raggiungeva il massimo del suo potere, il film si concentra sulla figura di Tommaso Buscetta, noto come il "boss dei due mondi". Buscetta è affiliato a Cosa Nostra, ma percepisce un cambiamento radicale nelle dinamiche dell’organizzazione: gli ideali di lealtà e protezione delle famiglie siciliane vengono ormai sopraffatti da una sete di potere e di denaro, alimentata dal traffico di droga.

Con la crescente tensione tra i clan di Cosa Nostra e il gruppo dei corleonesi guidato da Totò Riina, Buscetta comprende che una guerra interna è inevitabile. Per salvare la sua vita e quella dei suoi cari, decide di trasferirsi in Brasile. Tuttavia, anche lontano dalla Sicilia, le sue decisioni lo mettono al centro della faida. La vendetta non tarda ad arrivare: due dei suoi figli e suo fratello vengono assassinati. La tranquillità che cercava si trasforma presto in un incubo quando viene arrestato e torturato dalla polizia brasiliana.

Pierfrancesco Favino
Pierfrancesco Favino nel film Il Traditore.

La svolta: l’incontro con Giovanni Falcone

Il punto di svolta della narrazione è l’incontro tra Buscetta e il giudice Giovanni Falcone, interpretato da Fausto Russo Alesi. Estradato in Italia, il "boss dei due mondi" comprende che la sua unica possibilità di salvezza è rompere la regola dell’omertà, un pilastro fondamentale di Cosa Nostra. Deciso a vendicarsi per i torti subiti e ormai lontano dagli ideali mafiosi che un tempo condivideva, Buscetta sceglie di collaborare con lo Stato.

Questa decisione segna un cambiamento epocale nella storia italiana: Buscetta diventa il primo collaboratore di giustizia, aprendo la strada al maxi-processo del 1986. Le sue dichiarazioni, insieme a quelle di Totuccio Contorno, portano alla condanna di centinaia di affiliati mafiosi e infrangono il mito dell’invulnerabilità di Cosa Nostra. È il momento in cui lo Stato italiano, grazie al lavoro di Falcone e della magistratura, infligge un duro colpo alla criminalità organizzata.

Le conseguenze: il prezzo del tradimento

La mafia non rimane a guardare. La risposta violenta culmina nella tragica strage di Capaci del 1992, in cui Giovanni Falcone, sua moglie e tre agenti della scorta vengono assassinati. Questo evento scuote profondamente l’Italia, ma Buscetta, sotto protezione negli Stati Uniti, decide di tornare per mantenere fede al suo impegno con Falcone. Testimonia nel cosiddetto "processo del secolo", svelando i legami tra la mafia e figure politiche di spicco, tra cui Giulio Andreotti, uno dei protagonisti della politica italiana del Novecento.

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