L'Islanda nel 2019 ha introdotto la settimana lavorativa corta: i risultati, 5 anni dopo

Nel 2019 l'Islanda ha fatto un passo audace che ha attirato l'attenzione del mondo intero: l'introduzione su larga scala della settimana lavorativa di quattro giorni. Dopo anni di dibattiti e una serie di progetti pilota avviati già nel 2015, il piccolo Paese nordico ha deciso di mettere alla prova una delle idee più dibattute nel panorama lavorativo globale. Cinque anni dopo, i risultati parlano chiaro e confermano che questa scelta è stata tutt'altro che un azzardo.

Tutto è iniziato con un esperimento limitato ad appena l'1% della popolazione islandese, coinvolgendo 2.500 lavoratori di vari settori. L'obiettivo? Ridurre la settimana lavorativa da 40 a 36 ore, mantenendo inalterati stipendi e produttività. Quello che sembrava un salto nel vuoto si è invece rivelato un modello vincente che ha rivoluzionato il concetto di lavoro in Islanda.

L'Islanda è tra le nazioni che hanno introdotto la settimana lavorativa corta e, come in altri paesi, i risultati sono stati positivi.
L'Islanda è tra le nazioni che hanno introdotto la settimana lavorativa corta e, come in altri paesi, i risultati sono stati positivi.

Uno dei principali timori iniziali era legato all'impatto sulla produttività. Ridurre le ore di lavoro avrebbe potuto significare un calo delle prestazioni e un aumento dei costi per le aziende. Tuttavia, i dati raccolti hanno raccontato una storia ben diversa. Non solo la produttività non è diminuita, ma in molti casi è addirittura migliorata. I lavoratori hanno mostrato maggiore efficienza, utilizzando il tempo in ufficio in modo più mirato e strategico.

Secondo i rapporti ufficiali, gran parte di questo successo si deve alla riduzione dello stress. I dipendenti hanno avuto più tempo per dedicarsi alla famiglia, agli hobby e alla cura della propria salute mentale. Questo miglioramento nel benessere personale si è riflettuto direttamente nelle performance lavorative, dimostrando che meno ore non significano necessariamente meno risultati.

La salute mentale come motore del cambiamento

La salute mentale è stata uno degli elementi centrali di questa trasformazione. I lavoratori hanno riportato livelli di stress inferiori e una maggiore soddisfazione generale. Inoltre, la maggiore flessibilità ha contribuito a promuovere un'equità di genere più marcata, permettendo agli uomini di partecipare maggiormente alla vita familiare e alleggerendo il carico tradizionalmente sostenuto dalle donne. La Generazione Z (i nati dal 1997 al 2002), spesso protagonista di queste battaglie per il cambiamento, ha abbracciato la settimana lavorativa corta come simbolo di una nuova mentalità: lavorare meno, ma lavorare meglio. La loro visione ha messo in discussione i modelli lavorativi tradizionali, dimostrando che una maggiore attenzione al benessere personale può avere benefici tangibili anche per le aziende.

Il ruolo della tecnologia nel successo islandese

Un altro fattore chiave è stato l'investimento del governo islandese nella digitalizzazione. Negli ultimi anni, il Paese ha puntato a rafforzare le infrastrutture tecnologiche, fornendo connessioni internet tra le più avanzate e stabili del mondo. Questo ha permesso a molte aziende di integrare il lavoro da remoto (prima del Covid non era così diffuso) senza sacrificare la produttività. In Islanda, la tecnologia non è solo un supporto, ma un elemento fondamentale per garantire che le ore lavorative ridotte siano comunque efficienti. Incentivi per l’adozione di nuove tecnologie e processi digitalizzati hanno accelerato questa transizione, rendendo il modello replicabile anche per altre nazioni.

Un modello per il futuro del lavoro

La decisione dell'Islanda di abbracciare la settimana lavorativa corta non è stata accompagnata da una legge generale, ma piuttosto da accordi che permettono ai lavoratori di negoziare riduzioni di orario. Questa flessibilità ha permesso un'implementazione più graduale e ha dato il tempo necessario per dimostrare i benefici del modello. Cinque anni dopo, l'Islanda è diventata un esempio di come il futuro del lavoro possa essere più sostenibile ed equo. Mentre altri Paesi, come Belgio e Germania, stanno sperimentando approcci simili, il modello islandese si distingue per la sua attenzione alla salute mentale, all'uguaglianza di genere e all'utilizzo intelligente delle tecnologie.

Lascia un commento