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La felicità è un concetto tanto complesso quanto personale. Per alcuni consiste nel passare del tempo con i propri cari, per altri nel viaggiare o nel raggiungere obiettivi ambiziosi. Eppure, una domanda persiste: i soldi possono davvero portare felicità? In una società sempre più orientata al consumismo, tendiamo ad associare il denaro al successo, e il successo alla felicità. Ma questa equazione è davvero valida?
Un noto professore universitario di psicologia, esperto in felicità e benessere che lavora da anni ad Harvard, Arthur C. Brooks, offre una prospettiva illuminante su questo tema. Secondo il docente, il denaro può contribuire alla felicità, ma con delle condizioni ben precise.
Il denaro come base per la tranquillità
Gli studi condotti negli ultimi decenni hanno dimostrato che il denaro, fino a un certo punto, è essenziale per soddisfare i bisogni primari e garantire un livello di vita dignitoso. Secondo una ricerca famosa di Daniel Kahneman e Angus Deaton, vincitori del Premio Nobel per l’economia, la soddisfazione personale cresce proporzionalmente con il reddito fino a raggiungere una soglia di circa 75.000 dollari annui (una cifra aggiornata successivamente a 95.000 dollari). Superato quel limite, l'incremento del reddito non porta necessariamente a un aumento proporzionale della felicità.
La felicità finanziaria si raggiunge quando il denaro smette di essere una fonte di stress. Per molti italiani, questa soglia può variare a seconda del costo della vita, delle responsabilità familiari e della propria situazione economica. L'Università di Purdue fissa questa cifra intorno ai 71.000 euro annui per garantire maggiore sicurezza e serenità.
Il denaro non compra la felicità, ma può facilitarla
Un punto chiave che emerge dagli studi e dalle interviste agli esperti è che il denaro di per sé non è il fine ultimo. È piuttosto uno strumento per vivere esperienze significative e alleviare le preoccupazioni quotidiane. “Le persone che affermano che il denaro non compra la felicità tendono a possederlo”, ha osservato il professor Brooks. Ciò che conta non è tanto la quantità di denaro accumulata, quanto il modo in cui viene spesa.

Investire in esperienze condivise, ad esempio, può generare una felicità duratura. Trascorrere del tempo con le persone care, donare a cause che ci stanno a cuore o risparmiare per obiettivi futuri sono tutte strategie che il professore consiglia per trasformare il denaro in uno strumento di benessere emotivo.
Non quanto guadagni, ma come gestisci ciò che hai
Un altro aspetto fondamentale riguarda la gestione delle finanze personali. Accumulare denaro non è sufficiente: ciò che davvero conta è evitare spese inutili e mantenere uno stile di vita sostenibile. Ad esempio, acquistare oggetti costosi o alla moda spesso offre solo una soddisfazione temporanea. Come affermava il professore, “non è più ricco chi possiede di più, ma chi ha bisogno di meno”. Questa mentalità può essere coltivata riducendo i cosiddetti “spese formica”, quelle piccole spese giornaliere che si sommano nel tempo senza portare reali benefici.
Alcune tecniche pratiche includono evitare il debito per spese non essenziali, ridurre l’uso delle carte di credito e pianificare attentamente gli investimenti personali. Queste abitudini non solo migliorano la stabilità finanziaria, ma contribuiscono anche a costruire un senso di controllo e sicurezza che è fondamentale per il benessere emotivo.
