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La celebrazione del Natale è uno dei momenti più attesi dell’anno in molte parti del mondo. Le luci colorate, gli alberi addobbati e il calore delle riunioni familiari creano un’atmosfera unica. Tuttavia, non tutti i paesi condividono questa tradizione. In alcune nazioni, festeggiare il Natale è proibito o severamente regolamentato per motivi religiosi, culturali o politici. Ecco cinque paesi in cui questa festività non è consentita, insieme alle ragioni che si celano dietro tali restrizioni.
1. Corea del Nord: un divieto assoluto
In Corea del Nord, la celebrazione del Natale è completamente proibita. Questo divieto deriva dal rigido controllo ideologico del regime, che vede qualsiasi pratica religiosa come una minaccia alla lealtà verso il leader supremo. La religione ufficiale è infatti una sorta di culto della personalità, con il dittatore Kim Jong-un venerato quasi come una divinità.

Ogni manifestazione di fede cristiana è punita con severità, e chiunque tenti di celebrare il Natale rischia la prigione o, nei casi peggiori, pene ancora più severe. Per aggirare il divieto, alcuni cristiani praticano la loro fede in segreto, ma sempre a rischio della vita.
2. Somalia: una questione di religione e sicurezza
In Somalia, paese a maggioranza musulmana, il Natale è proibito per motivi religiosi e di sicurezza. Le autorità hanno dichiarato che le celebrazioni natalizie sono contrarie alla fede islamica e alle tradizioni locali. Inoltre, il governo teme che eventi legati al Natale possano attirare l’attenzione di gruppi estremisti come al-Shabaab, aumentando il rischio di attentati.
La proibizione è così rigida che anche gli stranieri presenti nel paese devono rispettare il divieto, evitando ogni simbolo natalizio, compresi alberi, decorazioni e canti.
3. Brunei: il Natale come violazione della Shari’a
Dal 2015, il piccolo sultanato del Brunei ha implementato leggi basate sulla Shari’a, includendo il divieto di celebrare il Natale in pubblico. I non musulmani possono festeggiare in privato, ma con grande discrezione. Qualsiasi simbolo natalizio, come cappelli di Babbo Natale, luci decorative o addobbi, è considerato un atto che potrebbe influenzare negativamente i musulmani e violare le leggi religiose. Le autorità hanno anche vietato il canto di inni natalizi e altre manifestazioni pubbliche, imponendo pene severe per chi viola queste norme.
4. Tajikistan: limitazioni alle tradizioni natalizie
Il Tajikistan, pur non vietando completamente il Natale, ha imposto restrizioni significative alle celebrazioni pubbliche. Dal 2017, il governo ha proibito alberi di Natale, regali scolastici, costumi di Babbo Natale e fuochi d’artificio durante le festività. Queste misure sono state introdotte per promuovere le tradizioni culturali nazionali e ridurre l’influenza di festività straniere.
Nonostante queste restrizioni, alcune comunità cristiane locali trovano modi per celebrare il Natale in privato, mantenendo viva la tradizione.
5. Arabia Saudita: una posizione conservatrice in via di cambiamento
Per lungo tempo, l’Arabia Saudita ha scoraggiato ogni celebrazione del Natale, considerandola una festività contraria ai principi islamici. I cristiani residenti nel paese hanno spesso celebrato in segreto, limitandosi alla sfera privata. Negli ultimi anni, però, si è osservata una certa apertura grazie alle riforme introdotte dal principe ereditario Mohammed bin Salman. Nonostante ciò, le manifestazioni pubbliche di Natale rimangono rare, e la società saudita conserva ancora una visione conservatrice della festività.
Paesi dove il Natale non è ufficialmente proibito, ma poco celebrato
Oltre ai paesi in cui il Natale è vietato, ce ne sono altri in cui questa festività è poco sentita o reinterpretata. In Cina, per esempio, il Natale sta diventando popolare come evento commerciale, ma le autorità scoraggiano le celebrazioni in alcune aree per promuovere le tradizioni locali. In Giappone, invece, il Natale è considerato una festività laica e romantica, spesso associata a cene di coppia e alla famosa tradizione del pollo fritto di KFC.
