"Sono nate le favelas anche a Tenerife, vi spiego perché", la testimonianza di un italiano

Quando si pensa a Tenerife, l'immagine che viene in mente è quella di spiagge paradisiache, clima mite tutto l’anno e un'atmosfera di vacanza continua. Tuttavia, dietro questa facciata da cartolina, si nasconde una realtà sorprendente e inaspettata: l’esistenza di vere e proprie favelas. Alessandro Montesi, uno youtuber italiano molto seguito, ha esplorato questa realtà nascosta, documentandola in un video che ha acceso il dibattito sulla situazione abitativa dell’isola.

Nel suo video, Montesi porta i suoi spettatori all’interno di una baraccopoli di Tenerife, guidato da Abdul, uno degli abitanti del luogo. La casa di Abdul è estremamente semplice: un salotto ridotto all’essenziale, una camera da letto con un unico materasso e qualche cuscino, un bagno funzionale ma privo di comfort moderni. Nonostante la povertà delle risorse, c'è una terrazza che offre una vista aperta e che attira decine di gatti randagi. Questi ultimi sono accolti con generosità dagli abitanti, che condividono con loro quel poco che hanno.

Montesi sottolinea come questa realtà, per quanto possa sembrare paradossale in un luogo così turistico, sia frutto di cause ben precise, legate al cambiamento economico e sociale dell’isola.

L'origine delle baraccopoli a Tenerife

Tenerife, come molte altre destinazioni turistiche di successo, ha visto un'enorme crescita del settore degli affitti brevi. Secondo i dati citati da Montesi, circa l’80% delle case sull’isola è stato convertito in b&b o case vacanza, lasciando pochissime abitazioni disponibili per i residenti. Questa situazione ha creato una pressione insostenibile sul mercato immobiliare, con conseguenze dirette sui lavoratori del turismo, che rappresentano una fetta importante della popolazione locale.

L'interno di una delle favelas di Tenerife
L'interno di una delle favelas di Tenerife

I salari di questi lavoratori, spesso impiegati come camerieri, addetti alle pulizie o receptionist, non sono sufficienti per permettersi gli alti affitti richiesti per le poche abitazioni ancora disponibili. La domanda di case supera di gran lunga l’offerta, spingendo le persone meno abbienti a cercare soluzioni alternative. Ed è così che, in un’isola frequentata da turisti facoltosi, sono sorte le baraccopoli: insediamenti fatti di case di fortuna, dove si cerca di vivere con dignità nonostante la precarietà.

Una scelta obbligata per alcuni, uno stile di vita per altri

Le favelas di Tenerife ospitano persone provenienti da contesti molto diversi. Da un lato ci sono i più poveri, che non hanno altra scelta se non quella di adattarsi a questa situazione per poter continuare a vivere sull'isola e lavorare. Dall’altro lato, sono presenti anche individui che hanno scelto volontariamente questo stile di vita minimalista, in contrasto con il consumismo dilagante.

Queste persone, pur non vivendo in condizioni di estrema necessità, hanno optato per una vita più semplice, lontana dalle pressioni economiche e sociali del mondo moderno. In un certo senso, le baraccopoli rappresentano per loro una forma di resistenza e di ricerca di libertà.

Un problema che richiede soluzioni

Il caso delle favelas di Tenerife solleva una questione importante: il turismo, per quanto rappresenti una risorsa economica fondamentale, può avere conseguenze devastanti per le comunità locali se non viene gestito in modo sostenibile. La conversione massiva delle abitazioni in case vacanza, senza una regolamentazione adeguata, ha spinto molti lavoratori sull’orlo della povertà.

Montesi conclude il suo video invitando a riflettere su queste problematiche, sottolineando come sia necessario trovare un equilibrio tra lo sviluppo turistico e il benessere dei residenti. Una soluzione potrebbe essere l’introduzione di leggi che limitino il numero di b&b in favore di affitti a lungo termine accessibili per i locali.

 

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