Professore universitario svela i 7 lavori che causano maggiore infelicità

Il lavoro è una componente fondamentale della vita, ma spesso la routine lavorativa, lo stress e le pressioni quotidiane possono avere un impatto negativo sul benessere personale. Questa realtà, se ignorata, può portare a problemi come ansia, depressione e una generale sensazione di infelicità. Recentemente, uno studio condotto da Robert Waldinger, professore universitario di psichiatria presso la Harvard Medical School, ha gettato luce su quali tipi di lavoro sono più associati all'infelicità.

Uno studio di lungo termine sulle relazioni umane e il benessere

Waldinger è famoso per essere il direttore di uno dei più longevi studi sul benessere umano, iniziato nel 1938. Questo studio include dati provenienti da registri sanitari e interviste condotte su oltre 700 persone di tutto il mondo. Una delle principali conclusioni di questa ricerca è che i lavori caratterizzati da poca interazione umana sono spesso quelli che portano a livelli più alti di infelicità.

Secondo Waldinger, la mancanza di connessione personale è un fattore critico: "Le relazioni umane stimolano la mente e migliorano il benessere emotivo. Al contrario, l'isolamento contribuisce a peggiorare il nostro stato d'animo e la qualità della vita lavorativa".

I 7 lavori più infelici

Dallo studio emergono sette categorie di lavori particolarmente legate a livelli elevati di stress e insoddisfazione:

  1. Addetti alla consegna di cibo a domicilio: Il ritmo frenetico, la pressione delle consegne e il contatto limitato con altre persone rendono questa professione tra le più stressanti.
  2. Autisti di camion a lunga distanza: La solitudine dei lunghi viaggi, unita a orari imprevedibili, contribuisce a un senso di isolamento.
  3. Lavori notturni di qualsiasi tipo: Alterazioni del ritmo circadiano e una scarsa vita sociale incidono negativamente sulla salute mentale.
  4. Guardie di sicurezza privata: Spesso sottoposte a turni lunghi e monotoni, queste persone soffrono la mancanza di stimoli e interazioni significative.
  5. Operatori del servizio clienti: Stare al telefono tutto il giorno con persone frustrate e impazienti crea un ambiente lavorativo stressante e alienante.
  6. Venditori online: La scarsa interazione tra colleghi, spesso sostituita da comunicazioni digitali, può generare un senso di isolamento.
  7. Lavoratori da remoto: Sebbene il lavoro da casa offra flessibilità, la mancanza di contatto fisico con colleghi e l'assenza di confini chiari tra vita personale e professionale possono aumentare il senso di solitudine.
Le persone che lavorano esclusivamente da remoto tendono ad accumulare infelicità, vista l'assenza totale di itnerazioni sociali.
Le persone che lavorano esclusivamente da remoto tendono ad accumulare infelicità, vista l'assenza totale di itnerazioni sociali.

Le cause principali dell'infelicità lavorativa

Waldinger sottolinea che l'infelicità lavorativa deriva da vari fattori, tra cui:

  • Mancanza di equilibrio tra vita privata e lavoro: Quando il lavoro invade gli spazi personali, è difficile rigenerarsi.
  • Stipendi insufficienti: La percezione di non essere adeguatamente retribuiti per il proprio impegno mina la motivazione.
  • Assenza di supporto dai superiori: La mancanza di un ambiente di lavoro inclusivo e solidale peggiora la situazione.
  • Senso di inutilità: Quando il lavoro non ha un chiaro scopo o significato, la soddisfazione diminuisce.

Segnali di disagio

La psicologa Analía Tasiewicz ha identificato alcuni sintomi di disagio lavorativo, come mancanza di motivazione, ansia, senso di colpa, indecisione e una generale sensazione di inutilità. Questi sintomi, se trascurati, possono portare a un ulteriore isolamento e difficoltà nel raggiungere gli obiettivi lavorativi. Che, sintetizzato in una sola parola, vuol dire infelicità.

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