Indice dei contenuti
Una nostra connazionale ha mangiato la famigerata carne di squalo fermentata in Islanda. Cosa mai potrà andare storto?
Sara, la travel blogger italiana dietro l’account Instagram @partianchetu, ha deciso di affrontare una delle sfide culinarie più celebri (e temute) dell’Islanda: mangiare lo squalo fermentato, noto localmente come Hákarl.
Cos'è l’Hákarl e come viene preparato?
L’Hákarl è un piatto tradizionale islandese, preparato con la carne di squalo della Groenlandia (Somniosus microcephalus). Questo tipo di squalo non può essere consumato fresco, poiché contiene alti livelli di urea e trimetilammina, sostanze tossiche per l’uomo. Per renderlo commestibile, la carne viene sottoposta a un lungo processo di fermentazione e asciugatura.
Il procedimento tradizionale prevede che la carne venga seppellita sotto terra per diverse settimane o mesi, durante i quali si verifica la fermentazione. Successivamente, viene appesa in capanni ventilati per essere essiccata. Questo processo elimina le tossine, ma lascia alla carne un aroma pungente e un sapore che molti descrivono come estremamente forte e ammoniacale.
Nonostante la sua reputazione controversa, l’Hákarl è considerato un simbolo della resilienza e delle tradizioni culinarie islandesi. Spesso è accompagnato da una bevanda locale chiamata Brennivín, una vodka di patate aromatizzata con semi di cumino, per mitigare il sapore intenso del piatto.
La recensione di Sara
Dopo aver atteso mesi per provare l’Hákarl, Sara si è dichiarata profondamente delusa. La sua recensione non lascia dubbi: “Me ne pento e se tornassi indietro non lo mangerei”. Nel video pubblicato su Instagram, le sue espressioni facciali parlano più delle parole: è chiaro che il gusto non è stato di suo gradimento. “Per me è stato orribile avere in bocca qualcosa che sapeva da ammoniaca”, ha scritto rispondendo a un follower.
Nonostante si professi astemia, Sara ha deciso di provare la vodka locale nella speranza di attenuare il sapore, ma l’esperimento non è andato a buon fine: “Non è servito a molto,” ha ammesso.

Nei commenti, molti italiani hanno condiviso esperienze simili, concordando sul fatto che l’Hákarl è un gusto che difficilmente si adatta al palato italiano. Alcuni hanno descritto il piatto come un’esperienza da fare una volta nella vita, mentre altri consigliano semplicemente di evitarlo, per limitare sprechi alimentari e di denaro.
Perché l’Hákarl divide così tanto?
Il sapore dell’Hákarl non è solo una questione di abitudine culturale, ma anche di sensibilità gustativa. L’aroma intenso e la consistenza particolare della carne possono risultare sgradevoli per chi non è abituato a cibi fermentati. Inoltre, la presenza di composti chimici residui derivati dalla fermentazione, come l’ammoniaca, contribuisce a rendere l’esperienza più estrema.
In Islanda, però, l’Hákarl non è solo un alimento, ma un simbolo culturale. Provare questo piatto è spesso visto come un gesto di rispetto per le tradizioni locali e una dimostrazione di spirito avventuroso. Nonostante ciò, è chiaro che non è adatto a tutti.
La recensione di Sara, seppur negativa, ha suscitato curiosità tra i suoi follower, con molti che ora vogliono provare (o evitare) l’Hákarl durante un futuro viaggio in Islanda. In definitiva, il caso dell’Hákarl dimostra quanto il cibo possa essere un ponte tra culture, ma anche una barriera sensoriale difficile da superare. Se stai pensando di provarlo, preparati a un sapore unico nel suo genere – e magari tieni a portata di mano un bicchiere di Brennivín!
Visualizza questo post su Instagram
