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Quando si pensa alla pizza, è inevitabile collegarla all’Italia e, in particolare, a Napoli, dove nasce il piatto simbolo della tradizione culinaria del Bel Paese. Ma cosa succede quando gli italiani provano la pizza all’estero, magari in una cultura così diversa come quella giapponese? È ciò che hanno raccontato Nicola Torrisi, conosciuto su Instagram come befric, e la sua fidanzata territiracconta, dopo aver assaggiato la pizza in una delle migliori pizzerie di Tokyo.
La pizza in Giappone: popolarità e prenotazioni obbligatorie
Nicola e la sua fidanzata hanno trascorso alcune settimane in Giappone, esplorando la cucina locale e immergendosi nelle tradizioni nipponiche. Tuttavia, prima di concludere il viaggio, hanno deciso di provare la pizza in un locale di Tokyo. Il primo consiglio che danno a chi vuole vivere questa esperienza? Prenotare in anticipo. La pizza è estremamente popolare a Tokyo, tanto che le pizzerie più famose fanno registrare quasi ogni sera sold out, specialmente negli orari di punta.
Il motivo di questa popolarità non sorprende: negli ultimi anni, sempre più pizzaioli giapponesi hanno deciso di viaggiare in Italia per apprendere l’arte della pizza direttamente dai maestri napoletani. Il risultato è un prodotto che si avvicina molto allo standard italiano, con un’attenzione maniacale alla qualità degli ingredienti e alla cottura. La coppia ha scelto di provare la pizza di PST Higashiazabu, una delle pizzerie più rinomate di Tokyo. Qui, l’esperienza culinaria è stata indimenticabile, ma con alcune sorprese.
Due pizze, un’aggiunta insolita e tanto olio
Nicola e la sua fidanzata hanno ordinato due pizze: una al filetto – con provola, pomodorini e pecorino – e l’iconica Margherita. Visivamente, le pizze somigliano molto a quelle servite in Italia: una base ben lievitata, ingredienti freschi e cottura perfetta. Tuttavia, c’è una differenza che salta subito all’occhio: le dimensioni. Le pizze sono più piccole rispetto allo standard italiano, quasi come se fossero delle versioni “mini”.

Al primo morso, Nicola commenta: “È molto buona e cotta alla perfezione”. Anche la sua fidanzata conferma che la qualità degli ingredienti è alta, ma nota subito un difetto: l’olio è abbondante. Questo vale anche per la Margherita, descritta come saporita e ben preparata, ma con una particolarità che la coppia definisce “strana”. I pizzaioli giapponesi, infatti, aggiungono del sale sulla parte inferiore della pizza, rendendola più sapida del normale.
Il prezzo: tra qualità e porzioni ridotte
E il costo? Le due pizze, accompagnate da due lattine di Coca-Cola, sono costate 40 euro. Un prezzo che Nicola giudica eccessivo, considerando le dimensioni ridotte delle pizze. “Secondo me è troppo, anche perché le pizze sono piccole”, commenta nel video postato sui social. Nonostante ciò, la coppia riconosce che la qualità degli ingredienti e la cottura sono di alto livello, anche se il sapore risulta appesantito dall’abbondanza di sale e olio. E, in caption, Nicola assicura: "È stata pizza più buona mangiata al di fuori dell'Italia".
L’esperienza raccontata da Nicola e la sua fidanzata evidenzia come la pizza italiana sia stata reinterpretata con successo in Giappone, mantenendo alta la qualità e rispettando molte tradizioni. Tuttavia, non mancano gli elementi che possono far storcere il naso agli italiani più affezionati alla ricetta originale, come l’uso eccessivo di sale e olio e le dimensioni ridotte delle porzioni. Insomma, si può dire che la pizza in Giappone è buona, ma con qualche peculiarità che la distingue da quella italiana. Il prezzo, per alcuni, potrebbe essere un deterrente, ma per chi ama sperimentare e scoprire come la nostra cucina viene reinterpretata all’estero, è un’esperienza che vale la pena provare.
