Mangiare da soli in un ristorante è un’azione che può suscitare reazioni contrastanti. Per alcune persone, si tratta di un momento di relax e indipendenza, mentre per altre è fonte di disagio e imbarazzo. Ma cosa dice la psicologia a riguardo?
Secondo diversi studi di psicologia sociale, la capacità di mangiare da soli senza provare vergogna e/o disagio è spesso associata a un buon livello di indipendenza emotiva. Il professor Richard Walker dell’Università del Missouri ha evidenziato come le persone che si sentono a proprio agio in situazioni solitarie tendano ad avere una maggiore consapevolezza di sé e una più forte autostima (Journal of Behavioral Decision Making, 2016). Essere a proprio agio con la solitudine, anche in contesti pubblici, denota una forte sicurezza personale e la capacità di godere della propria compagnia senza la necessità di validazione esterna.
Il ruolo della pressione sociale
Mangiare da soli in un luogo pubblico può anche riflettere il modo in cui una persona gestisce la pressione sociale. In molte culture, i pasti sono considerati momenti di socializzazione, e il fatto di essere soli a tavola può generare insicurezza in chi teme il giudizio degli altri. La dottoressa Bella DePaulo, psicologa dell’Università della California, ha studiato l’esperienza della solitudine volontaria e ha sottolineato come molte persone evitino di compiere attività da sole in pubblico per paura di essere percepite come socialmente isolate (Personality and Social Psychology Review, 2019). Tuttavia, coloro che superano questo timore dimostrano una maggiore autonomia e una minore dipendenza dal giudizio altrui.

I benefici psicologici del mangiare da soli
Uno studio condotto dal professor Paul Dolan della London School of Economics ha mostrato che trascorrere del tempo da soli può avere effetti benefici sulla salute mentale (Happiness by Design, 2014). Mangiare da soli offre un’opportunità di riflessione, riduce i livelli di stress e migliora la capacità di prendere decisioni autonome. In particolare, dedicarsi a un pasto senza interazioni sociali permette di concentrarsi maggiormente sui propri pensieri, favorendo una maggiore consapevolezza di sé e delle proprie emozioni. Inoltre chi mangia da solo non deve dare conto a nessuno e si gode il pasto in totale serenità, dettaglio fondamentale per raggiungere il buon umore.
La differenza tra solitudine scelta e solitudine imposta
È importante distinguere tra chi sceglie di mangiare da solo e chi si sente obbligato a farlo. Il dottor John Cacioppo, uno dei maggiori esperti nel campo della solitudine e professore presso l’Università di Chicago, ha spiegato che la solitudine non è necessariamente negativa: può essere un’esperienza piacevole e rigenerante se vissuta in modo consapevole (Social Neuroscience: The Social Brain, 2008). Tuttavia, quando la solitudine è imposta e non desiderata, può portare a sentimenti di isolamento e tristezza. La differenza principale sta nell’atteggiamento con cui si affronta l’esperienza.
