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Una nota psicologa e scrittrice ha spiegato che se non ti arrabbi mai, vuol dire che c'è qualcosa che non va. La stessa ha scritto un libro interamente dedicato all'arrabbiatura, dunque parla con cognizione di causa.
Arrabbiarsi non è sempre sinonimo di urla, ostilità o pugni sbattuti sul tavolo. A volte l’arrabbiatura si manifesta con il silenzio, le lacrime o con un respiro profondo per trattenere l’emozione. È questo uno dei punti centrali dell’intervista rilasciata dalla psicologa spagnola Sonia Díaz Rois al portale abc.es, in occasione dell’uscita del suo libro Y si me enfado, ¿qué? ("Cosa succede se mi arrabbio?"). Nell’intervista, l’esperta smonta i falsi miti legati all’ira e spiega perché non arrabbiarsi mai non è indice di equilibrio emotivo, ma potrebbe essere il segnale che qualcosa non va.
Arrabbiarsi non è 'sbagliato': "È una sveglia interiore"
L’arrabbiatura, come racconta Díaz Rois, è spesso demonizzata. Fin da piccoli ci insegnano a considerarla una brutta emozione, associata a persone "esagerate" o "difficili". Ma la realtà è ben diversa: "L’enfado è come un campanello d’allarme interno che ci dice: 'Ehi, c’è qualcosa che non va'. La sua funzione principale è spingerci ad agire". Arrabbiarsi, dunque, non è di per sé negativo. Serve a difendere i nostri limiti, a esprimere i nostri bisogni e a proteggerci da situazioni ingiuste. Il problema non è sentirsi arrabbiati, ma ignorare o reprimere questa emozione, oppure lasciarla esplodere senza controllo.
Reprimere l’arrabbiatura fa male: "Ci sono persone che non si arrabbiano mai... ma a quale prezzo?"
Molti credono che non arrabbiarsi mai sia segno di calma e maturità. Eppure, come sottolinea la psicologa, "non manifestare mai la propria rabbia o frustrazione non significa essere in pace con sé stessi. Spesso è il segnale di una repressione emotiva che, a lungo andare, si trasforma in ansia, stanchezza cronica o disturbi fisici". C’è chi ha imparato fin dall’infanzia a evitare i conflitti per non essere punito o escluso. Crescendo, queste persone tendono a "disconnettersi" dallla propria rabbia, non riconoscendolo nemmeno fino a quando non si manifesta in altre forme: mal di testa, insonnia o esplosioni emotive apparentemente ingiustificate.

Arrabbiarsi sì, ma con consapevolezza: come gestire l’emozione senza farsi travolgere
Gestire l’arrabbiatura non significa ignorarla o reprimerla, ma comprendere il messaggio che porta. Díaz Rois suggerisce un approccio pratico:
- Riconoscere l’arrabbiatura: Sembra banale, ma spesso la neghiamo pensando "non dovrei arrabbiarmi per questa sciocchezza". Eppure, se ci sentiamo irritati, c’è sempre una ragione.
- Respirare e prendersi una pausa: Prima di reagire impulsivamente, può essere utile fare un respiro profondo, contare fino a dieci o fare una breve passeggiata. "Il nostro obiettivo è evitare di trasformarci in un vulcano in eruzione," afferma la psicologa.
- Capire cosa c’è sotto: Chiedersi "Perché mi sento così?" oppure "Quale mio limite è stato oltrepassato?" può aiutare a identificare se l’arrabbiatura deriva da un’ingiustizia reale o da un’aspettativa delusa.
- Scegliere come esprimersi: Se decidiamo di condividere il nostro malessere, farlo in modo chiaro e rispettoso è fondamentale. Invece di attaccare con frasi come "Non mi ascolti mai!", meglio optare per un approccio assertivo: "Quando succede questo, mi sento ignorato e vorrei che..."
Quando è utile e quando no? L’importanza di selezionare le battaglie
Non tutte le arrabbiature meritano la nostra energia. "Chiediti: questa rabbia mi aiuta a risolvere qualcosa o la sta solo peggiorando?" consiglia Díaz Rois. Se la risposta è no, forse vale la pena lasciar correre. Ma se la rabbia riguarda un limite personale violato o un’ingiustizia evidente, esprimerla può essere necessario. Arrabbiarsi in modo sano, spiega l’esperta, significa proteggere i propri bisogni senza distruggere le relazioni. Si tratta di trovare un equilibrio tra repressione e sfogo incontrollato.
Nel corso dell’intervista, la psicologa sottolinea un punto chiave: "Chi non si arrabbia mai accumula tensioni che, prima o poi, esplodono. Peggio ancora, si rischia di prendersela con chi non c’entra nulla". Ignorare l’arrabbiatura è come spingere polvere sotto il tappeto: sembra sparita, ma col tempo crea un disagio ancora più grande.
