Capo dice al dipendente di posare il cellulare, poi è costretto a pagargli un risarcimento

Un capo che si era infuriato per l'uso costante del cellulare da parte di un dipendente è stato condannato a pagargli un risarcimento. Tutta colpa di un periodo di prova non regolamentato da un contratto di lavoro.

I fatti sono avvenuti in Nuova Zelanda. Michael Andrews, titolare della Southern Fencing nella città di Queenstown, aveva assunto Reihana Macgregor nell'ottobre 2023 dopo aver pubblicato un annuncio per cercare un operaio. Nonostante Macgregor non avesse esperienza nel settore delle recinzioni, Andrews decise di dargli comunque un'opportunità, offrendo un impiego "di prova" di alcuni giorni che, se positivo, sarebbe sfociato in un contratto a tempo pieno. Tuttavia, questo periodo di prova non era formalizzato attraverso un contratto, come invece previsto dalla legislazione sul lavoro. Sì, anche in Nuova Zelanda si fanno contratti 'a nero'.

Macgregor ha iniziato a lavorare il 24 ottobre 2023 e, inizialmente, Andrews era stato soddisfatto delle sue prestazioni. Le cose, però, sono cambiate nel giro di pochi giorni. Il titolare dell'azienda ha iniziato a preoccuparsi per il tempo che il dipendente trascorreva a fumare sigarette elettroniche e a utilizzare il cellulare. Sebbene lo avesse invitato a non svapare sul posto di lavoro, inizialmente aveva deciso di non sollevare eccessive questioni sull’uso del telefono.

Lo scontro decisivo

La settimana seguente, durante un lavoro a Arrowtown per la costruzione di muri di contenimento, un collega segnalò che Macgregor era spesso al telefono quando il capo non era presente. La situazione degenerò il 3 novembre, dodici giorni dopo l'inizio della prova. Secondo Macgregor, quel giorno ricevette una telefonata importante e decise di rispondere. Raccontò che Andrews, vedendolo al cellulare, gli gridò di "posare subito lo smartphone" e che, dopo aver spiegato che la chiamata era urgente, si sentì rispondere con insulti e l'accusa di non voler imparare nulla. Sentendosi offeso, Macgregor abbandonò immediatamente il cantiere.

Un dipendente (a nero) ha ricevuto un risarcimento dal suo capo che, in maniera colorita, gli ha intimato di posare il cellulare mentre lavorava.
Un dipendente (a nero) ha ricevuto un risarcimento dal suo capo che, in maniera colorita, gli ha intimato di posare il cellulare mentre lavorava. FOTO STOCK.

Andrews, invece, fornì una versione diversa durante l’udienza presso la Employment Relations Authority: dichiarò di aver rimproverato Macgregor con toni decisi ma senza insulti, aggiungendo che il dipendente si era limitato a ridere e ad allontanarsi. Poco dopo, inviò un messaggio a Macgregor scrivendo: "Non stai al telefono mentre ti pago. Non accetto questo comportamento". Macgregor rispose che si trattava di una telefonata urgente e criticò il tono aggressivo usato dal datore di lavoro.

La decisione dell’Employment Relations Authority

Il membro dell'Authority, Peter van Keulen, ha esaminato entrambe le versioni, ritenendo quella di Andrews più credibile. Ha sottolineato che, dalle prove raccolte, Macgregor mostrava un atteggiamento tendenzialmente provocatorio e incline a fare di testa propria. Tuttavia, l’Authority ha riconosciuto che Southern Fencing non aveva fornito un contratto scritto prima dell'inizio del lavoro, violando così l'Employment Relations Act. "Nonostante la buona intenzione di Andrews di dare un'opportunità a Macgregor, l’azienda aveva l’obbligo di formalizzare la relazione lavorativa," ha spiegato van Keulen. Per questa irregolarità, è stata inflitta a Southern Fencing una multa di 1.500 dollari a favore di Macgregor. Al cambio attuale, un dollaro neozelandese equivale a 55 centesimi di euro, dunque il risarcimento è stato di 'soli' 824€.

Macgregor ha rifiutato l'offerta di tornare a lavorare per l'azienda, nonostante le scuse inviate da Andrews il giorno successivo all'accaduto. "Non voglio lavorare per qualcuno che mi tratta così. Mi hai licenziato e ora vuoi ripensarci solo perché ti sei complicato la vita", ha risposto il dipendente. Sebbene l'Authority non abbia considerato dimostrato un licenziamento ingiusto, la mancanza di un accordo formale ha rappresentato una violazione sufficiente per giustificare il risarcimento.

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