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Un video pubblicato da Samantha Sage è diventato virale, scatenando preoccupazioni tra gli amanti dei gamberi. Un sedicente esperto di sicurezza alimentare ha dichiarato che "i gamberi sono uno dei cibi più tossici che tu possa mangiare". Il motivo? Secondo lui, questi crostacei si nutrono di scarti e sporcizia dei fondali marini. Inoltre, sostiene che vengano artificialmente colorati di rosso per sembrare più appetibili. Infine, dal momento che i nostri mari sono sempre più inquinati, a suo dire, i gamberi mangiano anche le microplastiche. Ma quanto c'è di vero in queste affermazioni?

Abbiamo chiesto all'Intelligenza Artificiale di analizzare diverse fonti affidabili. Il risultato? Alcune dichiarazioni contengono elementi di verità, altre sono esagerazioni o falsi miti.
I gamberi sono davvero tossici?
L’affermazione che i gamberi siano "uno dei cibi più tossici" è un’esagerazione. È vero che questi crostacei possono accumulare contaminanti, come metalli pesanti e residui di antibiotici, soprattutto se allevati in ambienti inquinati o con pratiche non sostenibili. Tuttavia, la loro tossicità dipende dalla provenienza e dalle condizioni di allevamento o pesca. I gamberi selvatici, provenienti da acque pulite, tendono a essere meno contaminati rispetto a quelli allevati in ambienti industrialmente inquinati. Per questo, scegliere fonti affidabili e consumarli con moderazione riduce notevolmente i rischi per la salute.
I gamberi si nutrono di “spazzatura”?
Questa affermazione contiene un fondo di verità. I gamberi sono detritivori, cioè si nutrono di materia organica in decomposizione, tra cui resti di piante e animali. Questo comportamento, però, non significa che ingeriscano esclusivamente rifiuti tossici. Al contrario, il loro ruolo è fondamentale per l’equilibrio dell’ecosistema marino, poiché contribuiscono al riciclo dei nutrienti.
I gamberi negli acquari mangiano gli scarti?
È vero che alcune specie di gamberi ornamentali, come i red cherry shrimp, vengono introdotte negli acquari per eliminare detriti organici, alghe e residui di cibo. Tuttavia, questo non ha nulla a che fare con i gamberi destinati al consumo umano, che provengono da allevamenti o pesca commerciale.
Le aziende colorano i gamberi di rosso?
No, questo è un falso mito. I gamberi crudi hanno un colore grigio-bluastro naturale, dovuto alla presenza di proteine legate a un pigmento chiamato astaxantina. Quando vengono cotti, il calore rompe queste proteine, liberando l’astaxantina e conferendo loro il caratteristico colore rosso-arancione. Quindi, i gamberi che vediamo nei piatti non sono stati colorati artificialmente: il cambiamento di colore è una reazione naturale alla cottura. I gamberi sono naturalmente grigi? Sì, almeno quando sono crudi. I gamberi appena pescati appaiono di un colore grigio o blu-grigio. Tuttavia, come spiegato sopra, il loro aspetto cambia con la cottura.
I gamberi fanno male alla salute?
Consumare gamberi in modo equilibrato e scegliendo fonti di qualità non comporta rischi particolari per la salute. Contengono proteine di alta qualità, sono poveri di grassi e apportano importanti nutrienti, come selenio, vitamina B12 e omega-3. Il problema può sorgere nel caso di gamberi allevati in condizioni discutibili, trattati con antibiotici o provenienti da acque contaminate. Per questo motivo, è sempre consigliabile acquistare prodotti certificati e verificare la provenienza.
I gamberi mangiano le microplastiche?
I gamberi ingeriscono microplastiche perché le scambiano per cibo, accumulandole nel tratto digestivo. Studi hanno rilevato fibre e frammenti di plastica in diverse specie commerciali. Le microplastiche possono danneggiare gli organi digestivi, ridurre la crescita e la fertilità dei gamberi e aumentarne la vulnerabilità a infezioni. Tuttavia, alcuni riescono a espellerne una parte. Per gli esseri umani, il consumo di gamberi interi rappresenta una possibile via di esposizione alle microplastiche, con potenziali rischi per la salute, poiché le particelle più piccole potrebbero migrare nei muscoli, aumentando l’assorbimento durante l’ingestione.
