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Un’esperienza che lascia il segno e cambia per sempre il modo in cui guardi una tavoletta di cioccolato. La nutrizionista italiana Alessia Antonucci, in viaggio nella Repubblica Dominicana, ha raccontato in un video diventato virale la sua prima volta con il cacao appena raccolto. Un incontro ravvicinato con la natura, che ha poco a che vedere con il dolce al latte che trovi sugli scaffali del supermercato.
La verità sul cacao appena raccolto: altro che cioccolato
"Il frutto del cacao è biancastro, un po’ gelatinoso e molto amaro", racconta Alessia con una faccia a metà tra lo stupito e il perplesso. "Sì, ce l’hanno fatto assaggiare e, no, non è per i deboli di cuore". In effetti, in molti tour organizzati nelle piantagioni della Repubblica Dominicana, i turisti si trovano davanti a una scena insolita: operai locali che aprono le grandi cabosse —i frutti del cacao— e ne mostrano il contenuto. Una polpa chiara, dal sapore acidulo e quasi sgradevole al primo impatto. Niente a che vedere con la cremosità avvolgente a cui siamo abituati.

Ma è proprio da quel primo morso pungente che nasce uno degli alimenti più amati al mondo.
Dalla pianta alla tavoletta: come nasce il cioccolato artigianale dominicano
Dopo la raccolta, i semi di cacao vengono fatti fermentare e essiccare. È solo dopo questo passaggio che il gusto cambia, si affina e si prepara a diventare qualcosa di molto simile al cacao amaro che troviamo in cucina. "Rispetto a quello che usiamo normalmente, questo ha un sapore più intenso, quasi selvaggio - aggiunge Alessia - ma è quando lo mescolano con lo zucchero di canna locale che avviene la magia".
Nelle piccole botteghe e laboratori dominicani, il cioccolato artigianale prende forma sotto gli occhi dei turisti. Tavolette grezze, cioccolata calda densa e profumata, dolci a base di arachidi ricoperte di cacao o impasti a base di cioccolato e cocco. Ogni prodotto racconta una storia diversa, lontana anni luce dalle fabbriche europee. "Viaggiare è anche questo: scoprire l’autenticità dei sapori che consumiamo ogni giorno senza farci domande", conclude la nutrizionista. Parlando di esperienze legate al cioccolato, un italiano ha assaggiato la torta al cioccolato più buona al mondo.
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Ma mangeremo ancora cioccolato nei prossimi decenni?
Dietro la bellezza di questa esperienza si nasconde però un rischio concreto. Il cacao, oggi, è sotto minaccia. E non è un’esagerazione. Secondo i dati della World Cocoa Foundation, il 70% del cacao mondiale arriva da appena quattro Paesi africani: Ghana, Costa d’Avorio, Camerun e Nigeria. Ed è proprio lì che il cambiamento climatico sta colpendo più duramente.
Nel 2024, alcune aree della Costa d’Avorio hanno ricevuto il 40% di pioggia in più rispetto alla media stagionale. Campi allagati, raccolti distrutti, piante compromesse. A dicembre, la situazione si è ribaltata: quasi nessuna pioggia per settimane intere. E non è finita. Le temperature sono salite, in media, di sei settimane oltre i limiti tollerabili per la crescita degli alberi di cacao. Il risultato? Fiori raggrinziti, frutti più piccoli e un raccolto sempre più incerto. Secondo Peter van Grinsven, agronomo esperto in filiere agricole sostenibili, "il cacao è una delle colture più vulnerabili al riscaldamento globale. Se non interveniamo adesso, potremmo trovarci senza cioccolato entro il 2050".
La crisi climatica ha già fatto impennare i prezzi. Nel 2024, il valore del cacao ha superato i 10.000 dollari per tonnellata, triplicando rispetto all’anno precedente. Il motivo? Offerta in calo, ma domanda sempre più alta. Non solo in Europa e America. Anche in Asia cresce la voglia di cioccolato, con mercati come India e Cina in forte espansione. Il rischio? Che il cioccolato diventi un bene di lusso. O peggio, un prodotto industriale sempre più distante dalle sue origini naturali.
C'è speranza? La risposta è sì. Le buone notizie arrivano dalla ricerca. In Colombia, Brasile e Ghana, team scientifici stanno lavorando su nuove varietà di cacao resistenti al caldo e alla siccità. Al tempo stesso, si stanno sviluppando tecniche agricole innovative: ombreggiamento selettivo, irrigazione intelligente, rotazione delle colture. Siamo nella fase iniziale, ma i primi risultati sono promettenti.
