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Ha solo 24 anni, un futuro tutto da scrivere e un curriculum di tutto rispetto. Ma da quattro anni non può lavorare. Perché molto lontano da casa sua c’è un criminale che vive al posto suo, dopo avergli rubato i documenti. La storia è stata raccontata prima di tutti dal 'Guardian'.
Rami Battikh è un cittadino tedesco di origine tunisina. Ha studiato, ha fatto la sua gavetta in Vodafone, si è guadagnato due proposte di lavoro: una proprio da Vodafone, l’altra dall’ufficio delle imposte di Bonn. Ma tutto è crollato nel 2021, quando un semplice controllo di routine ha fatto saltare fuori qualcosa di assurdo: un casellario giudiziario con il suo nome, ma con reati commessi... a Londra. Il problema? Rami a Londra ci era stato solo in vacanza.
Una vacanza, un furto e poi il vuoto
Tutto inizia nel 2019. Rami vola a Londra per una breve vacanza. Porta con sé il passaporto e la carta d’identità tedesca. Al ritorno, scopre che il documento documento è sparito. Rubata? Persa? Poco importa. Ne richiede subito una nuova. All’epoca non si preoccupa troppo. Non può sapere che quella svista gli costerà anni di inferno burocratico. Due anni dopo, nel 2021, inizia un vero e proprio dramma. Durante i controlli per l’assunzione, i potenziali datori di lavoro trovano una fedina penale con diverse condanne a suo nome. I reati sono avvenuti nel Regno Unito e comprendono truffa, guida senza patente né assicurazione, possesso di documenti falsi. E più avanti, anche porto d’arma in luogo pubblico.
Il problema? Rami in quelle date era in Tunisia. Ha i timbri sul passaporto a dimostrarlo. Ma nessuno gli crede. “Non riuscivo a crederci. Ho spiegato subito che non ero io, che avevo le prove, ma loro si limitavano a dire: ‘Non possiamo ignorare un certificato penale ufficiale’. E così, tutto si è bloccato”, racconta Rami, con un tono tra lo sconforto e la rabbia.

Sua sorella Rebecca aggiunge: “Da noi si dice che quando hai paura, il cuore ti cade nei pantaloni. È esattamente quello che ha provato”. Il caso diventa ufficiale nel marzo 2021, quando un giudice britannico nota la discrepanza: il criminale arrestato a Londra stava usando un documento d’identità che apparteneva a un’altra persona, cioè Rami. Il giudice definisce la situazione un “casino”, parola sua. Ma nessuno si prende la responsabilità di sistemarla.
Quattro anni senza lavoro e con il nome macchiato
Nel frattempo, i reati si accumulano. Ogni nuova condanna del sosia-criminale va a colpire la scheda di Rami. La sua identità viene sporcata, inchiodata a errori commessi da altri. In Germania, diventa automaticamente non idoneo al lavoro, nonostante l’assoluta assenza di colpe.
Nel 2022 e nel 2023, Rami prova ogni strada possibile: scrive alla Metropolitan Police di Londra, scrive al tribunale di Wood Green, dove era stato emesso il primo provvedimento giudiziario contro il ladro di identità. Offre DNA, impronte digitali, capelli, qualsiasi prova della sua innocenza. Ma tutto resta fermo. Nessuno cancella il suo nome dai registri criminali del Regno Unito. “Non riesco nemmeno a vendere un’auto a mio nome”, dice. “Sono dovuto tornare a vivere con i miei genitori. Non ho entrate, non ho prospettive, mi sento come se fossi in prigione pur essendo innocente”.
Il messaggio disperato: “Sono innocente, aiutatemi”
L’ultimo appello lo ha fatto pochi mesi fa, nell'ottobre del 2024, con una lettera inviata nuovamente al tribunale britannico. Un testo toccante, in cui chiede comprensione e aiuto: “Questo errore mi sta distruggendo la vita. Non posso più andare avanti così. Se vi serve, vi mando tutto: impronte, DNA, capelli. Basta che mi liberiate da quest’incubo. Io non sono un criminale. Sono innocente. Vi prego”. La risposta della Met Police è arrivata, ma suona come una formula di circostanza: “Siamo a conoscenza del caso e stiamo collaborando con le altre autorità competenti per risolvere la questione. Comprendiamo la frustrazione per i tempi lunghi, ma daremo aggiornamenti appena possibile”. Insomma, potrebbero risolvere la questione domani o tra dieci anni. O forse mai.
