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C'è chi lo mangia crudo nel sushi, chi lo preferisce al forno con le patate, chi lo mette nella bowl insieme a riso, avocado e sesamo. Il salmone è ovunque, ma pochi sanno davvero distinguere un trancio di qualità da uno mediocre. A fare chiarezza ci ha pensato un pescivendolo con la passione della divulgazione che su TikTok, tramite il profilo @iloveostrica, ha conquistato migliaia di utenti grazie a una spiegazione chiara e visiva. Quest'ultimo ha spiegato come riconoscere quello buono a colpo d'occhio. E no, non basta che “abbia un bel colore”: c’è molto di più da osservare.
Il salmone è sano? Solo se sai quale scegliere
Il salmone viene spesso inserito nelle diete equilibrate perché è ricco di Omega-3, proteine nobili e grassi buoni che aiutano cuore, cervello e articolazioni. Lo consigliano tanti nutrizionisti, anche in Italia, a patto però che sia di buona qualità. Qui arriva il punto: quale salmone compriamo davvero nei supermercati o nei ristoranti?
Il pescivendolo parte dal prodotto più comune: il salmone norvegese d’allevamento, quello che troviamo ovunque. “Lo riconoscete dal colore rosino pallido e dalle vene di grasso ben evidenti", spiega nel video. In effetti, la prima impressione è proprio quella di un pesce un po’ troppo ‘perfetto’, ma dalla consistenza morbida e grassa. Questo è il salmone che finisce spesso nei sushi economici o nelle vaschette confezionate. Non è veleno, ma è un pesce cresciuto in ambienti controllati, spesso alimentato con mangimi industriali. E qui arriva la prima lezione visiva: più il grasso è evidente, più il pesce è stato ‘ingrassato’ con alimentazione poco naturale. Non è questione di terrorismo alimentare, ma di trasparenza.
Scozia batte Norvegia? Il “Laberruge” è tutta un’altra storia
Secondo salmone, secondo mondo. Il pescivendolo tira fuori un filetto che sembra quasi un’altra specie: più compatto, di un colore arancione deciso. Non è un effetto filtro: si chiama Laberruge, arriva dalla Scozia e cresce in condizioni ben diverse. “A differenza del norvegese, questo pesce nuota in acque più pulite e fredde, segue una dieta rigida e viene trattato con maggiore attenzione”, racconta nel video. Il risultato? Carne più soda, grasso distribuito meglio, sapore più intenso. Anche il colore dice tutto: più scuro, tendente al rosso. “Non è solo estetica: il colore del salmone è lo specchio della sua alimentazione. Meno mangimi, più crostacei e plancton”.
Il top di gamma? Il salmone selvaggio dell’Alaska
Terzo e ultimo pezzo: il salmone selvaggio. Qui siamo su un altro pianeta. “Guardate il colore, quasi rosso sangue. E cercate le vene di grasso. Non ci sono”, spiega l’esperto. In effetti, a occhio nudo sembra un trancio magro, ma denso. Zero strisce bianche, zero effetto marmorizzato. Questo salmone viene pescato nei mesi freddi, nelle acque dell’Alaska, e non è allevato: mangia ciò che trova in natura, ovvero krill, piccoli crostacei, plancton e pesciolini. Niente mangimi, niente antibiotici, niente stress da vasca. Il risultato è un pesce più raro (la pesca è stagionale), più costoso, ma anche più puro. Il contenuto di Omega-3 è altissimo, e il gusto è più deciso, perfetto per chi vuole un sapore autentico.

Come riconoscere un buon salmone: il trucco visivo
Il consiglio è semplice: usa gli occhi, non solo il portafogli. Ecco i segnali visivi che indicano un salmone di buona qualità:
- Colore: arancione intenso tendente al rosso, mai pallido.
- Grasso: il salmone buono non ha strisce bianche troppo evidenti.
- Consistenza: la carne deve essere soda, non molle o viscida.
- Origine: meglio Scozia o Alaska rispetto al classico allevamento norvegese.
Se poi trovi scritto “selvaggio” sull’etichetta, assicurati che sia Wild Caught e non un semplice marketing. E occhio anche al prezzo: un salmone buono non può costare come una lattina di tonno.
