Perché ci viene da sbadigliare quando vediamo qualcuno che lo fa? La risposta, secondo la psicologia

È pressoché certo che anche tu hai vissuto questa scena: sei al ristorante con amici o familiari, qualcuno sbadiglia vistosamente e, senza volerlo, lo fai anche tu. Magari pure più di una volta. Coincidenza? Non proprio. Lo sbadiglio contagioso è una delle stranezze più intriganti del comportamento umano, ed è molto più di una semplice “imitazione”. Dietro quel gesto così comune si nasconde un mondo di neuroscienza, empatia e perfino evoluzione. Sì, proprio così.

Sbadiglio contagioso: cos’è e perché interessa così tanto la psicologia

Il fenomeno dello sbadiglio contagioso è ben noto: basta vedere (o anche solo sentire quei suoni onomatopeici che lo accompagnano) una persona sbadigliare per avvertire il bisogno irresistibile di farlo a nostra volta. E non è solo una questione di suggestione. Questo comportamento automatico coinvolge meccanismi neurologici precisi, come ha spiegato Thomas Scammell, neurologo della Harvard Medical School specializzato nello studio del sonno e, nello specifico, degli sbadigli. Dal punto di vista scientifico, si parla di ecofenomeno: un comportamento involontario che si scatena in risposta a stimoli visivi o uditivi. Nello specifico, lo sbadiglio contagioso rientra nella categoria delle ecoprassie, ovvero l’imitazione automatica dei movimenti altrui. Ma attenzione: non tutti rispondono allo stesso modo, e il motivo lo scopriamo tra poco.

Il cervello reagisce allo sbadiglio altrui: ecco cosa succede

Gli scienziati hanno utilizzato tecniche avanzate di neuroimaging e stimolazione magnetica transcranica (TMS) per studiare cosa succede nel cervello di chi sbadiglia per “contagio”. E i risultati parlano chiaro: le aree coinvolte sono le stesse che regolano l’empatia, la cognizione sociale e la comprensione delle emozioni degli altri. Andrew Gallup, biologo evoluzionista della State University of New York Polytechnic Institute, ha scoperto che l’attivazione della corteccia motoria primaria e il suo livello di eccitabilità sono ottimi parametri per prevederela tendenza a sbadigliare per imitazione. Questi dati spiegano circa il 50% della variabilità individuale nel comportamento. In parole semplici: chi è più reattivo a livello neurologico ed empatico, tende a sbadigliare di più quando lo fanno gli altri.

Non sbadigliamo per imitare tutti allo stesso modo. E no, non è questione di educazione o di stanchezza. Diversi studi hanno dimostrato che il fenomeno è più frequente tra persone che hanno un legame stretto, come familiari, partner o amici. Al contrario, lo sbadiglio di uno sconosciuto ha meno probabilità di scatenare una reazione a catena. Questa differenza suggerisce un legame diretto tra sbadiglio contagioso ed empatia. E non solo: le persone con tratti della personalità più freddi o psicopatici – misurati tramite test clinici – tendono a non reagire agli sbadigli altrui. Ancora una volta, il cervello conferma ciò che la psicologia sociale osserva da tempo.

Sbadigliare in compagnia... ma non davanti a tutti

Curiosamente, il contesto sociale influisce tantissimo. Le persone sbadigliano meno quando si trovano in ambienti affollati o sotto osservazione. Questo probabilmente avviene per una forma di inibizione sociale, anche inconscia. Non vogliamo sembrare annoiati, disinteressati o scortesi, quindi inconsciamente “blocchiamo” lo stimolo. Una curiosità: le donne sono in genere più reattive agli sbadigli altrui rispetto agli uomini. Al contrario, gli sbadigli degli uomini risultano più contagiosi in media. Le ragioni non sono del tutto chiare, ma potrebbero essere legate a differenze nella comunicazione non verbale e nei livelli di empatia espressa.

L'essere umano sbadiglia per "empatia" nei confronti dei prossimo, volendo sintetizzare estremamente quanto scoperto negli studi scientifici.
L'essere umano sbadiglia per "empatia" nei confronti dei prossimo, volendo sintetizzare estremamente quanto scoperto negli studi scientifici.

Perché mai l’evoluzione avrebbe “programmato” una risposta simile nel nostro cervello? La domanda ha stuzzicato la curiosità degli scienziati per anni. Una delle teorie più accreditate è quella della sincronizzazione del comportamento di gruppo: sbadigliare tutti insieme potrebbe aver aiutato le comunità preistoriche a regolare i ritmi sonno-veglia.

Un’altra ipotesi affascinante viene ancora da Gallup: lo sbadiglio avrebbe la funzione di raffreddare il cervello. Quando la temperatura interna aumenta troppo, un bel respiro profondo (accompagnato da stiracchiamento) aiuterebbe a regolarla. Se lo fa uno del gruppo, potrebbe voler dire che è il momento di farlo anche per gli altri. Infine, c’è l’idea che lo sbadiglio serva ad aumentare la vigilanza collettiva. Se uno sbadiglia, può essere un segnale di stanchezza: meglio che gli altri si tengano più svegli e attenti.

Non solo umani: anche i cani sbadigliano per “empatia”

Chiunque abbia un cane sa che a volte sbadiglia quando lo fai tu. E no, non è solo una tua impressione. Lo sbadiglio contagioso è stato documentato in diverse specie animali, soprattutto quelle più sociali: scimpanzé, oranghi, lupi, elefanti, babbuini e naturalmente... cani. Questi ultimi, in particolare, rispondono più spesso allo sbadiglio del proprio padrone che a quello di uno sconosciuto, rafforzando il legame tra comportamento empatico e relazione affettiva. Anche loro, quindi, sembrano condividere con noi un pezzo importante dell’evoluzione sociale.

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