La frutta secca non è tutta uguale: biologa svela come mangiarla "correttamente"

Diciamolo subito: la frutta secca è una star delle dispense. Tutti la adorano, tutti sanno che fa bene, e una manciata al giorno sembra il trucco magico per ottenere la salute eterna. Ma attenzione, perché non funziona proprio così. Scegliere a caso noci, mandorle o pistacchi pensando che tanto siano tutti uguali? Errore grosso. Elisa Morelli, biologa e nutrizionista italiana, ha deciso di fare chiarezza. In un video sul suo profilo Instagram, ha spiegato che ogni tipo di frutta secca ha i suoi "superpoteri" specifici. Non basta buttarsi sul primo pacchetto che capita: serve sapere quale scegliere, quando mangiarla e soprattutto perché. E già che ci siamo, vi raccontiamo anche quanto costa in Italia e quali varietà crescono nei nostri campi o arrivano da lontano. Preparatevi a cambiare il vostro approccio allo snack più amato di sempre.

Noci, pistacchi, mandorle: i superpoteri della frutta secca

Elisa Morelli fa sapere che ogni frutto secco porta qualcosa di unico sul tavolo, e lei lo ha spiegato con una precisione che conquista. Partiamo dalle noci: ricche di Omega-3, queste bombe di sapore aiutano a tenere a bada il colesterolo LDL, quello "cattivo". Se il tuo cuore ha bisogno di un alleato, eccolo qui. Poi ci sono i pistacchi, verdi e irresistibili. Grazie agli antiossidanti, proteggono gli occhi e danno una mano alla circolazione. Perfetti per chi passa troppe ore davanti allo schermo.

La biologa Elisa Morelli ha parlato dei benefici della frutta secca, specificando che ognuna tipologia ha i suoi vantaggi.
La biologa Elisa Morelli ha parlato dei benefici della frutta secca, specificando che ognuna tipologia ha i suoi vantaggi.

Le nocciole? Un sogno per chi combatte con la stitichezza. Con le loro fibre e le proprietà antinfiammatorie, sono un toccasana che non ti aspetti. I pinoli, invece, sembrano piccoli ma non scherzano: la vitamina E li rende amici del sistema nervoso e immunitario. Le mandorle conquistano chi tiene d’occhio la glicemia. Ricche di magnesio e con un basso indice glicemico, sono una scelta top anche per chi ha il diabete di tipo 2. Infine, le arachidi: non sottovalutatele. Con il loro carico di proteine, sono lo spuntino perfetto dopo un allenamento per far crescere i muscoli. Morelli lo dice forte e chiaro: la frutta secca non è un monolite. Ogni tipo ha un compito preciso. Vuoi energia? Protezione? Un aiuto per il colesterolo? La risposta sta nel sacchetto giusto.

Quanto costa la frutta secca in Italia? La verità sul prezzo

Ok, la frutta secca è fantastica, ma il portafoglio che dice? In Italia i prezzi ballano parecchio. Prendiamo i pinoli: raccoglierli è un lavoraccio, e infatti un chilo può costarti tra i 50 e i 60 euro. Roba da far girare la testa. Le arachidi, invece, sono le regine del risparmio: te la cavi con 10-15 euro al chilo. Le nocciole stanno nel mezzo, tra i 15 e i 20 euro, mentre mandorle e noci si aggirano sui 20-30 euro, a seconda di dove vengono e come le lavorano.

I pistacchi sono un caso a parte. Quelli italiani, come i famosi di Bronte, costano un occhio della testa, ma spesso trovi versioni importate più economiche intorno ai 25-35 euro al chilo. La morale? Mangiare sano ha un prezzo, ma non serve svenarsi. Una manciata da 30 grammi al giorno basta per fare la differenza, e con un po’ di attenzione puoi goderti i benefici senza svuotare il conto in banca.

Coltivata in Italia o importata? Ecco da dove arriva

L’Italia sa il fatto suo con la frutta secca, ma non tutto quello che mangiamo nasce qui. Le nocciole sono un vanto nazionale: il Piemonte, con le sue nocciole IGP, è una potenza. Eppure, la Turchia spesso ci mette lo zampino, essendo il colosso mondiale del settore. Le noci crescono bene al Nord, ma gli Stati Uniti—California in testa—invadono i nostri supermercati con le loro versioni.

Le mandorle siciliane sono una poesia, ma la produzione non regge la domanda. Risultato? Spagna e USA riempiono il vuoto. I pistacchi di Bronte sono leggenda, però rari e costosissimi: Turchia e Iran dominano il mercato di massa. I pinoli italiani, come quelli toscani o liguri, hanno un sapore da urlo, ma la Cina spesso vince per quantità e prezzo basso. E le arachidi? Niente da fare, non sono cosa nostra. Argentina e Stati Uniti le spediscono a palate. Parlando di consigli utili da parte dei nutrizionisti, una di loro ha spiegato quali verdure mangiare nel mese di aprile.

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