Indice dei contenuti
È pressoché certo che sei entrato/a almeno una volta nella tua vita in un Autogrill. Cos'è che noti immediatamente? Sì, non sei l'unico/a: quelle barrette di cioccolata grandi quanto un braccio. Snack formato famiglia che nemmeno una comitiva riesce a finire. E poi ancora cioccolatini impacchettati come regali di Natale, anche in piena estate. Ma cosa spinge gli Autogrill italiani a riempire gli scaffali con dolci in formato XXL, introvabili nei normali supermercati?
La risposta non è (solo) nella gola degli automobilisti, ma in una raffinata strategia di marketing che mescola psicologia, abitudini di consumo e una buona dose di nostalgia da viaggio. E c'è un motivo preciso se certe confezioni “giganti” sembrano esistere solo lì, in quella parte d'Italia sempre (e inevitabilmente) in movimento.
Un po’ di storia: come nasce l’Autogrill e perché è diverso da tutto il resto
Prima di rispondere alla domanda, però, qualche cenno storico. Tutto comincia nel 1947, quando Mario Pavesi – imprenditore e creatore proprio dei celebri Pavesini – apre il primo punto ristoro sull’autostrada Milano-Torino. Un bar con tavoli e un pergolato a Novara. Da lì, la svolta: nel 1959 il termine “Auto-grill” viene registrato e il concetto evolve in ristorazione veloce per viaggiatori. Nel pieno del boom economico, il fenomeno esplode. Arrivano anche Motta e Alemagna, e nascono i primi Autogrill a ponte: ristoranti panoramici sospesi sull’autostrada. Luoghi iconici, diventati meta della domenica per famiglie curiose di guardare le auto sfrecciare sotto i vetri.
Nel 1977 nasce Autogrill S.p.A., e da lì la crescita non si ferma: nel 1995 entra in scena la famiglia Benetton, e oggi il gruppo è leader mondiale della ristorazione on-the-go, con oltre 3.500 punti vendita in più di 40 Paesi.
I prezzi? Più alti, ma il cliente resta
Chi ha fatto almeno una volta colazione in Autogrill lo sa: i prezzi sono nettamente più alti rispetto ai bar in città. Non è solo una sensazione: un'indagine di Altroconsumo conferma che un caffè può costare anche il 14% in più, una brioche il 26% e un panino - che, diciamolo, non è il più buono d'Italia - addirittura il 70% in più. Motivo? Mancanza di concorrenza, costi di gestione elevati, affitti importanti. Ma soprattutto: chi si ferma in Autogrill è disposto a spendere. Il viaggio mette fame, spezza i freni inibitori, trasforma anche uno snack in un piacere meritato.
Dolci XXL in Autogrill, marketing di livello superiore: parla l’esperta
Barrette giganti, confezioni family-size, edizioni limitate introvabili altrove. Tutti prodotti che sembrano nati apposta per i distributori Autogrill. Perché solo lì? Il profilo Instagram @wow.packaging, gestito da esperti di marketing, offre la spiegazione più centrata e concreta.
- Prezzo percepito come giustificato: il formato grande fa apparire il costo più sensato. “Costa di più, ma è enorme”: lo pensano in tanti, e scatta l'acquisto.
- Meno controllo durante il viaggio: quando si è in macchina, le barriere razionali si abbassano. “Perché no?” diventa una frase ricorrente.
- Effetto souvenir: una barretta gigante diventa un gadget, una cosa simpatica da raccontare. Un ricordo del viaggio, come la calamita per il frigo.
- Condivisione in auto: molti viaggiano con amici o famiglia. Lo snack maxi si condivide, si conserva, si ride insieme. Più utile di quanto sembri.
- Assenza di confronto: in Autogrill non hai mille alternative. Il formato è quello, il prezzo pure. E l’acquisto diventa automatico.
- Esclusività: certi prodotti si trovano solo lì. E per qualcuno vale la deviazione, anche se il viaggio è già finito.
Dietro la barretta formato Bibbia c’è un mondo intero di psicologia comportamentale e packaging intelligente. Non è un errore, è progettazione. Negli Autogrill funziona il principio della comodità d’impulso. Non è solo fame o golosità. È una somma di fattori: stanchezza, pausa, abitudine, voglia di gratificazione. Il dolce maxi diventa simbolo del momento in cui si stacca, si scherza, si esce dalla routine. È una coccola giustificata dalla strada.

Ed è qui che il marketing gioca la sua carta vincente. Il cliente è distratto e disposto a spendere: ha le 'difese' abbassate. Ogni dettaglio del layout dei prodotti è studiato: posizione in scaffale, colori accesi, formati vistosi. Nulla è casuale. Quello snack fuori scala non è solo un dolce, è un’esperienza. Un piccolo rito da viaggio, un momento che molti associano all’infanzia, ai viaggi estivi, alle soste infinite sotto il sole cocente o ai viaggi di ritorno dalla montagna.
Qualcuno compra lo snack maxi per portarlo a casa. Altri lo divorano in auto, tra una chiacchiera e una risata. Altri ancora, lo fotografano. Perché sì, quella barretta da un chilo diventa contenuto da postare, da raccontare, da mostrare agli amici. È il capitalismo, bellezza. Parlando di 'Autogrill', ecco come (e cosa) si mangia nell'unico a 3 stelle Michelin.
