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Un sorso da VIP… con un retrogusto esotico. L’imprenditore e content creator napoletano Gian Andrea Squadrilli, conosciuto in rete come Jana, ha fatto quello che pochi hanno il coraggio (o il portafoglio) di fare: provare il caffè più costoso del mondo, il celebre Kopi Luwak, proveniente dall’Indonesia.
E no, non stiamo parlando di un espresso qualsiasi. Qui si tratta di un caffè “elaborato” da un animale. Letteralmente. Ma andiamo con ordine, perché la storia di questa bevanda è tanto affascinante quanto... indigesta.
Cos’è il Kopi Luwak: il caffè “digestivo” (o digerito?) per eccellenza
Kopi Luwak, meglio noto come caffè di zibetto, nasce da un processo tanto curioso quanto controverso. Tutto inizia nelle foreste tropicali dell’Indonesia, dove il luwak, uno zibetto delle palme, sceglie con cura le bacche di caffè più mature e dolci. Dopo averle mangiate, i chicchi passano attraverso il suo apparato digerente, subendo una fermentazione enzimatica naturale.

Una volta espulsi – sì, hai capito bene – i chicchi vengono raccolti, lavati, essiccati al sole e tostati delicatamente per preservarne l’aroma unico. Il risultato? Un caffè con note di cioccolato, caramello e frutta secca, e un gusto più dolce e meno amaro rispetto ai tradizionali espresso.
Perché costa così tanto: il prezzo del lusso (e del lavoro certosino)
Una singola tazzina di Kopi Luwak può arrivare a costare fino a 50€. Ma cosa giustifica un simile prezzo? Prima di tutto, la produzione è limitatissima: gli animali scelgono i frutti spontaneamente e i coltivatori devono raccogliere manualmente i chicchi dalle feci. Un lavoro di precisione da veri orafi del caffè.
Il processo laborioso, la manodopera specializzata e il profilo aromatico inconfondibile hanno trasformato questo caffè in un oggetto di culto tra i coffee lovers. Inoltre, la domanda di mercato spinge i prezzi verso l’alto: parliamo di 500-900 euro al chilo.
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Ma non è solo una questione di gusto. C’è anche l’aura di lusso e unicità che rende il Kopi Luwak irresistibile per chi ama le esperienze fuori dal comune.
Il test di Jana: moka napoletana per un sorso da re
Nel suo video diventato virale, Jana racconta di aver ricevuto il Kopi Luwak in regalo da un amico tornato da Bali. E come ogni buon napoletano che si rispetti, decide di prepararlo con la Moka. Una scelta casalinga ma autentica, che rende l’esperienza ancora più interessante.
“A profumare, profuma”, dice annusando la tazzina appena riempita. Il colore? Leggermente più scuro del solito. Dopo il primo sorso, parte la battuta: “Ah, non sa di mer…”, per poi rassicurare: “A parte gli scherzi, è molto tostato, è dolce. Non dolcissimo, ma perde gran parte dell’amaro tipico degli altri caffè”. Il verdetto? Promosso. Jana lo consiglia a chi vuole provare qualcosa di unico. Una chicca da intenditori… e da curiosi.
Tra etica e degustazione: cosa sapere prima di comprarlo
Il Kopi Luwak ha un problema grande quanto la sua fama: la sostenibilità. La crescente richiesta ha portato, purtroppo, ad allevamenti intensivi di zibetti, spesso rinchiusi in gabbia e nutriti forzatamente, con gravi conseguenze per la loro salute e per la qualità del prodotto.
Le organizzazioni etiche consigliano di acquistare solo caffè etichettati con “raccolto in natura”, provenienti da zibetti liberi. E infatti, sempre più aziende stanno mettendo ben in evidenza la provenienza sostenibile sulle confezioni.
Nei commenti al video di Jana, molti utenti criticano le modalità di produzione intensive e invitano al boicottaggio. Altri, più pragmatici, fanno notare che la famosa tazzina da 50€ è un’eccezione: in Italia, nelle caffetterie specializzate, il prezzo medio oscilla tra 8 e 9 euro. Un'esperienza molto simile l'aveva fatta un altro content creator, a Londra.
