Esperta mostra come funziona il riciclo della plastica: "Ti conviene differenziarla bene", ecco perché

Silvia Moroni, ambientalista e fondatrice del profilo Instagram @parlasostenibile, ha lanciato un messaggio chiaro e limpido come una bottiglia PET: differenziare la plastica nel modo giusto conviene a tutti. E no, non si tratta solo di salvare l’ambiente: c’entra anche il portafoglio, la bolletta della spazzatura e perfino il decoro urbano. L’Italia è tra i Paesi europei più avanti nella raccolta differenziata, ma il divario tra le regioni del Nord e quelle del Sud resta ancora marcato. Il video pubblicato da Moroni ha fatto luce – letteralmente – su ciò che succede alla nostra plastica una volta gettata nel bidone apposito. Spesso è giallo, ma questa regola non vale per tutte le città italiane. La 'cattiva' notizia per i più virtuosi è che ogni errore costa caro.

Il viaggio della plastica: dal cassonetto all’impianto

Tutto inizia nel momento in cui gettiamo via un contenitore di plastica. Che sia un flacone di shampoo o la vaschetta della frutta, finisce nel cassonetto per la plastica (condominiale o pubblico). I camion della nettezza urbana passano regolarmente e, con gli autocompattatori, riducono al minimo il volume dei rifiuti raccolti.

Ma è solo all’impianto che inizia il bello: i rifiuti vengono stesi su nastri trasportatori dove ogni oggetto è controllato. Qui entra in gioco il primo livello di selezione: gli operatori (o nei centri più tecnologici, bracci robotici) eliminano gli elementi estranei. Nel video di Moroni si intravede una scarpa, un tubo con parti in metallo. Errori clamorosi? Certo. Ma anche frequenti. “Periodicamente, gli errori vengono controllati e pesati”, spiega Moroni. E chi paga per questi errori? Il Comune. Tradotto: pagano i cittadini. Più sbagli ci sono nella raccolta, più aumenta la TARI.

Ecco i "quadratoni" di plastica riciclata.
Ecco i "quadratoni" di plastica riciclata.

Una volta rimossi i rifiuti di materiali diversi, la plastica residua viene separata per tipologia. Non tutta la plastica è uguale: c’è il PET, il PE, il PP, ognuno con caratteristiche e usi differenti. Separarli correttamente significa facilitare le fasi successive del riciclo industriale. I materiali selezionati vengono compattati in enormi balle quadrate, simili a cubi di plastica pressata. Da qui, inizia il trattamento vero e proprio: lavaggio, asciugatura, triturazione. Alla fine di questo processo nascono i granuli di plastica riciclata: piccole palline nere o traslucide, pronte a essere trasformate in nuovi prodotti in plastica.

 

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Non solo bottiglie. Dai granuli si ottengono anche oggetti durevoli come palette per pulire, sediolini da stadio, contenitori rigidi e tanto altro. Il ciclo si chiude, ma parte tutto da una semplice scelta fatta in cucina, davanti al cestino giusto.

Occhio alla TARI: chi sbaglia paga (anche per gli altri)

La TARI, la tassa sui rifiuti, è influenzata anche dalla qualità della raccolta. Ogni sacchetto sbagliato pesa sul Comune che deve sostenere i costi extra di smaltimento. E quel costo viene redistribuito su tutti i contribuenti. La corretta differenziazione dei rifiuti, quindi, non è solo una questione etica. È una questione economica. Una scelta individuale che ha impatto collettivo. In alcune città italiane, la TARI è più alta proprio a causa degli alti tassi di errore nella raccolta differenziata. E indovinate? Molti di quegli errori riguardano proprio la plastica.

Nord avanti tutta, Sud in rimonta: i dati regione per regione

Secondo il Rapporto ISPRA 2024, queste sono le tre regioni più virtuose nella raccolta differenziata nel 2023:

  • Veneto: 77,7%
  • Emilia-Romagna: 77,1%
  • Sardegna: 76,3%

Numeri che parlano chiaro: ben oltre il 65% richiesto dall’Unione Europea. Queste regioni hanno investito in educazione ambientale, logistica efficiente e coinvolgimento dei cittadini.

Ecco invece le tre regioni meno virtuose:

  • Calabria: 54,8%
  • Sicilia: 55,2%
  • Lazio: 55,4%

Un divario netto, anche se alcune di queste realtà stanno mostrando segnali di miglioramento. Il Sud cresce più in fretta, ma parte da una base più bassa. Il risultato? Una spaccatura geografica che va riducendosi, ma è ancora evidente.

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