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Tommaso Masi, conosciuto online come Tommy Verse, ha acceso i riflettori su un tema che riguarda milioni di italiani adulti: la tenuta del sistema pensionistico nazionale. In un video virale, lo youtuber ha spiegato con chiarezza cosa sta succedendo e perché l'INPS ha ufficialmente chiesto al governo Meloni di posticipare l’età pensionabile. La motivazione? Gli italiani, semplicemente, vivono troppo a lungo per le casse dello Stato. Sì, hai capito bene. Forse l'abbiamo sintetizzata eccessivamente, ma di base è così. Dopo un breve periodo in cui la speranza di vita è calata per via dell'epidemia da Covid, la speranza di vita è tornata a salire e l’INPS ha bussato a Palazzo Chigi con una richiesta precisa: “Aggiungiamo almeno tre mesi in più prima di andare in pensione”.
Gli italiani vivono troppo (per l’INPS)
Secondo i dati ufficiali riportati da Tommaso Masi, oggi un italiano di 65 anni ha davanti a sé in media altri 21,2 anni di vita. Un dato in netto rialzo rispetto al biennio precedente: +7 mesi. Rispetto al 2020, si parla addirittura di +4 mesi. Numeri che, sul piano umano, rappresentano una bella notizia. Ma per l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, sono un campanello d’allarme. Tradotto: più a lungo viviamo, più pensioni bisogna pagare. E i soldi non bastano più. Nel 2025, secondo le proiezioni del Documento di Economia e Finanza (DEF), l’Italia spenderà 289 miliardi di euro per le pensioni, pari al 15% del PIL. Una percentuale già alta che - lo diciamo chiaramente - tra pochi anni lieviterà ulteriormente.

Il vero tsunami arriverà nel 2040
Nella seconda parte del video, Masi alza il velo sul futuro prossimo. “Il peggio deve ancora arrivare”, dichiara. Il punto critico sarà il 2040, quando l’attuale fascia di lavoratori tra i 45 e i 59 anni raggiungerà l’età pensionabile. E allora, le previsioni parlano chiaro: la spesa salirà al 17% del PIL. Gli scenari possibili? Masi ne elenca quattro. E nessuno è indolore:
- Contributi più alti in busta paga per tutti;
- Pensione posticipata a 68, 69 o anche 70 anni qualora la speranza di vita dovesse ulteriormente crescere;
- Età pensionabile invariata (o variata di pochi mesi nei prossimi 15 anni) ma con assegni più bassi;
- Più debito pubblico per coprire i costi.
Uno di questi, o più probabilmente una combinazione, sarà inevitabile. E chi pensa che l’INPS sia troppo grande per fallire, dovrà ricredersi: “Il collasso non è impossibile”. Non lo dicono youtuber complottisti o politici in vena di polemica, ma economisti qualificati.
Un sistema sotto stress: numeri da brividi
I conti dell’INPS sono già in rosso. Il bilancio di previsione per il 2024 presenta un buco da 9,25 miliardi di euro. E il Consiglio di Indirizzo e Vigilanza (CIV) prevede un saldo negativo di -45 miliardi entro il 2032. Le ragioni sono chiare e note agli addetti ai lavori:
- Rapporto lavoratori-pensionati in continuo calo: appena 20 milioni di attivi per 16 milioni di pensionati
- Spesa pensionistica altissima: l’Italia è seconda solo alla Grecia con un’incidenza sul PIL del 16,3% (dati 2021)
- Squilibrio demografico crescente: meno giovani, più anziani, natalità in calo
L’ex presidente dell’INPS Pasquale Tridico ha parlato di “modello insostenibile”. E anche Renato Brunetta, oggi presidente del CNEL, ha lanciato più volte l’allarme sulla sostenibilità del sistema. Non si tratta di lanciare allarmi, solo di raccontare la verità e previsioni affidabili.
