Astice vs aragosta: una battaglia tutta a colpi di chele e antenne che divide le tavole degli italiani. E no, l’astice non è il maschio dell’aragosta. Chi ancora lo pensa, è bene che prenda nota. A chiarire questo dilemma ed a fornire alcuni spunti di riflessione agli amanti del pesce, ci pensa un pescivendolo social, volto noto della Pescheria "Lo Scoglio", che sui suoi canali comincia sempre allo stesso modo: "Fishlover!" "Ao', guardate che l’astice non è il maschio dell’aragosta!", tuona mentre mostra due crostacei dalle fattezze simili ma con differenze fondamentali. Ecco tutto quello che serve sapere per distinguere aragosta e astice al volo, anche tra i banchi del mercato.
Astice o aragosta? Le differenze si vedono in faccia
La prima cosa da guardare per distinguere aragosta e astice sono le antenne. Le aragoste hanno antenne lunghissime, filiformi e mobili, vere fruste naturali. L’astice, invece, ha antenne più corte, spesse e dritte. Ma la differenza che mette KO ogni dubbio è un’altra: le chele. L’astice ha due enormi chele frontali, degne di un supereroe dei fondali. L’aragosta ne è completamente sprovvista. Al posto delle chele ha due piccole zampe più lunghe, ma nulla che faccia pensare a un’arma da combattimento. Già da qui, la partita è vinta.

“L’astice americano ha un colore scuro e un busto liscio”, spiega il pescivendolo, mentre mostra un esemplare pescato nella zona FAO 21, ossia nei freddi mari del Nord America e del Canada. È il più comune sul mercato italiano, disponibile tutto l’anno. E se vi capita un astice blu? È sempre astice, ma viene dalla zona FAO 27, ossia il Nord Europa. Ha il ventre bianco e puntinato e può trovarsi, raramente, anche nell’Adriatico. Se supera i due chili, i pescatori lo chiamano “garbo”.
Per l’aragosta il discorso è più variegato. Il suo guscio è frastagliato e il colore cambia a seconda dell’origine. L’esemplare marrone che il pescivendolo mostra arriva dalla zona FAO 37, quindi dal Mediterraneo. Ma le più frequenti sui mercati italiani provengono dal Sud Africa e dal Portogallo. Le prime sono più piccole, con guscio chiaro; le seconde tendono al rosa e - dettaglio non trascurabile - costano meno.
Dal mare alla padella: come cucinarle
L’astice ha una carne dal sapore più deciso, consistente e perfetta per paste importanti. Il re della pescheria consiglia: “Paccheri con astice, pomodorini ciliegini, non serve altro", magari giusto una spolverata di prezzemolo per esaltarne il profumo. L’aragosta, invece, ha una carne più delicata e meno invadente, quasi dolciastra. Ecco perché la preparazione perfetta è “aragosta alla catalana”: polpa fredda, pomodorini, cipolla rossa, sedano, olio EVO e un tocco di limone. Più leggera, più elegante, ideale per una cena d’estate.
Molti utenti nei commenti lo hanno fatto notare, e lo ribadiamo anche noi: l’aragosta costa molto di più a parità di peso. Perché? Perché è più rara, più delicata nella pesca e richiede conservazioni più attente. Un astice da un chilo può costare 35-40 euro, un’aragosta da un chilo parte da 70 e può salire anche oltre i 100 euro se di provenienza esclusiva. Per chi cerca un buon compromesso tra gusto, prezzo e versatilità, l’astice resta la scelta più popolare. Ma se volete fare colpo, puntate sull’aragosta e servitela con stile. Occhio solo a non farla passare per il suo “compagno” con le chele!
Conoscere le differenze tra astice e aragosta non serve solo a fare bella figura al ristorante. È una questione di gusto, portafoglio e rispetto per il mare. E la prossima volta che vedete delle chele enormi, saprete già chi avete di fronte.
