Italiano va in Giappone e mangia il sushi: "Ci sono differenze enormi, in tutto"

Francesco Alioto, content creator italiano, ha realizzato il sogno di ogni amante del sushi: atterrare in Giappone e assaggiare il vero sapore della tradizione. Nessun "all you can eat", nessun uramaki stracolmo di Philadelphia o maionese. Solo sushi autentico, quello che mangiano anche i giapponesi in pausa pranzo.

Il sushi italiano? In Giappone non esiste

"Il sushi che abbiamo in Italia qui non esiste", dichiara Alioto mentre mostra il suo piatto. Basta un'occhiata per capire: niente roll spettacolari, niente salse esotiche: solo nigiri, sashimi e qualche maki arrotolato nell'alga. "Ho scoperto che gli uramaki sono una trovata americana", spiega. In Giappone il sushi è puro, semplice e diretto. Niente fronzoli, solo materia prima di altissima qualità.

Nel suo piatto troneggiano nigiri di seppia, gamberi crudi, uova di salmone in mezzo all'alga, pelle di tofu e diverse varianti di tonno, dal rosso magro al rosaceo grasso e saporito. "Qui scegli il tonno in base alle tue preferenze: c'è quello più grasso e quello più rosso fuoco, ricco di proteine", commenta. Nessuna traccia di Philadelphia, maionese o avocado fritto: in Giappone il sushi è una questione di rispetto per il pesce.

A sinistra il sushi tipico del Giappone, a destra uno con salmone (pesce entrato nella cucina giapponese solo da pochi decenni)
A sinistra il sushi tipico del Giappone, a destra uno con salmone (pesce entrato nella cucina giapponese solo da pochi decenni)

Per rendere l'idea, Alioto azzarda un paragone che colpisce nel segno: "Mangiare sushi in Italia è come per un americano mangiare pizza surgelata e poi scoprire a Napoli la vera Margherita". Un colpo al cuore per gli appassionati degli "all you can eat", ma anche una spinta a voler provare almeno una volta il sushi vero, quello che racconta secoli di tradizione e rigore gastronomico.

Prezzi onesti e qualche difficoltà linguistica

Altro dato sorprendente: il conto. Francesco ha speso 21 euro per un pasto che in Italia gli sarebbe costato almeno il doppio. E avverte: "Qui pochi parlano inglese. Devi arrangiarti con il traduttore del cellulare, ma non è semplicissimo". Anche le indicazioni nei locali spesso sono solo in giapponese, rendendo l'impresa ancora più autentica. Nonostante le barriere linguistiche, l'accoglienza dei giapponesi resta imbattibile: "Sono gentilissimi, ti aiutano sempre, anche se ti parlano in giapponese aspettandosi che tu lo conosca".

 

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Altri shock culturali: il Giappone a tavola è tutto un altro mondo

Il viaggio gastronomico di Alioto è solo uno dei tanti racconti che confermano quanto l'esperienza culinaria in Giappone possa spiazzare un italiano. Ecco altre differenze che sorprendono chi si avventura nel Paese del Sol Levante.

  • La varietà della cucina: In Giappone ogni ristorante è specializzato: ramen, soba, tonkatsu, yakitori. Altro che menù multipiatto come da noi.
  • Colazione salata: Riso, miso, pesce grigliato e natto. Altro che cornetto e cappuccino.
  • Ordine dei piatti: Carne e pesce possono convivere nello stesso pasto, senza regole rigide.
  • Menù in vetrina: Riproduzioni perfette dei piatti in cera: quello che vedi è quello che mangi. È vietato, anche per i cibi confezionati, pubblicizzare con immagini perfette e discostanti dalla realtà.
  • Ordinare alle macchinette: Paga prima e poi siediti: un sistema che in Italia farebbe strabuzzare gli occhi.

In Giappone, la freschezza è legge. Pesce, alghe, verdure: tutto è selezionato con una cura maniacale. Gli italiani spesso rimangono spiazzati di fronte a sapori forti e consistenze "difficili" come il natto o l'umeboshi, la prugna salata. Ma è proprio questa autenticità a rendere unica ogni esperienza gastronomica. Inoltre, per chiudere, il sushi è uno dei tanti cibi tipici giapponesi, non di certo l'unico. Anzi, per un giapponese è normale mangiare ramen tutti i giorni, piuttosto che il sushi, ordinato più raramente al ristorante.

Infine, scordatevi i pranzi infiniti: in Giappone si mangia velocemente, spesso da soli al bancone, in locali che hanno decine di posti singoli, fatti dichiaratamente per evitare interazioni sociali. La pizza napoletana ha avuto un enorme successo ed è possibile mangiarne di deliziose (si dice che dopo l'Italia il Giappone sia il posto dove mangiare la pizza più buona al mondo). Lo stesso non si può dire per la pasta, così come il caffè Espresso.

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