"Ho visitato 85 nazioni, vi dico la peggiore finora e perché non mi piace"

Eli Snyder è un content creator la cui missione dichiarata è "Exploring Every Country", in italiano visitare tutte le nazioni del mondo. Fino ad oggi ne ha viste ben 85 su 195, considerando (come fa l'ONU) anche Santa Sede e Palestina come entità statali. Dalla sua biografia Instagram scopriamo che attualmente si trova in Medio Oriente, ma tra tutte le sue tappe finora, una lo ha deluso più delle altre. E no, non è una destinazione scontata.

Mauritania, l’angolo d’Africa che lo ha stremato

Non è facile dichiarare pubblicamente che un paese non ti è piaciuto. Lo sa bene Eli, che ci ha pensato varie volte prima di pubblicare il video in cui parla apertamente della sua esperienza in Mauritania, nel cuore dell’Africa occidentale. Una scelta coraggiosa, considerando quanto può essere delicato il giudizio su una cultura o un popolo. Ma lui l’ha detto chiaramente: “Questa è la mia opinione personale. Non voglio offendere nessuno. È solo il modo in cui ho vissuto quel luogo”.

Il creatore di contenuti ha voluto sottolineare quanto sia importante raccontare anche le esperienze negative, specie nel mondo iper-filtrato dei social: “È facile mostrare solo il bello, ma per chi viaggia sempre, anche i momenti difficili fanno parte del pacchetto. E raccontarli è utile, soprattutto per chi vuole viaggiare con consapevolezza”.

“È illegale essere atei e la schiavitù esiste ancora”

Eli Snyder non è tipo da frasi fatte o mezze misure. Quando parla della Mauritania, parte dritto con il carico pesante: “La tratta degli schiavi esiste ancora. Ed essere atei è illegale”. Non è un modo di dire. Nel paese, secondo organizzazioni come Anti-Slavery International, esistono ancora casi documentati di schiavitù moderna, spesso legati a caste e appartenenze tribali. E sì, il codice penale mauritano vieta leggermente di rinnegare l’Islam. Una realtà dura da digerire, soprattutto per chi gira il mondo con mente aperta. Ma il peggio, per Eli, arriva quando prende in mano la fotocamera.

Avete presente quei video rilassanti con cieli dorati, spiagge vuote e palme che si muovono nel vento? Dimenticateli. Eli racconta un'esperienza a dir poco surreale: “Mi hanno minacciato per aver filmato il cielo una spiaggia. Capisco perfettamente che è sbagliato filmare le persone, ma puntavo l'obiettivo altrove”.

Eli ha sottolineato i tanti difetti della Mauritania, la nazione che tra le 85 visitate gli è piaciuta meno.
Eli ha sottolineato i tanti difetti della Mauritania, la nazione che tra le 85 visitate gli è piaciuta meno.

Riprendere edifici, spiagge o anche solo il paesaggio ha generato reazioni rabbiose da parte di molti abitanti locali. Alcuni lo hanno addirittura accusato di essere una spia, altri hanno chiesto soldi per non denunciarlo. Un clima di sospetto continuo, che ha trasformato ogni passeggiata in un campo minato. E non è finita. Ogni volta che lui e il suo team prendevano un taxi condiviso, venivano relegati sul sedile posteriore, trattati con diffidenza per via delle fotocamere professionali che portavano con sé. “Cinque taxi, cinque sedili dietro. Sempre lo stesso film”, dice.

Strutture fatiscenti e... 80€ a notte per scarafaggi

Un altro tasto dolente: l’ospitalità. Non tanto per la gentilezza delle persone che lavorano con i turisti, ma per le condizioni delle stanze. Eli non le manda a dire: “Abbiamo dormito in camere orrende. Materassi buttati a terra, niente aria condizionata, niente Wi-Fi, scarafaggi ovunque”. La parte più sconvolgente? Il prezzo. 80 euro a notte. Non stiamo parlando delle opzioni più economiche su Booking, ma delle “migliori” strutture disponibili nel raggio di chilometri. “Abbiamo scelto quelle più costose proprio per evitare le situazioni peggiori, ma abbiamo comunque trovato il peggio”, racconta. L'immondizia ovunque e la presenza massiccia di mosche hanno fatto il resto, dipingendo un quadro che per Eli è stato tutto tranne che idilliaco.

Ma sì, ci tornerei: è stato così brutto da diventare epico

Nonostante tutto, Eli Snyder riesce a trovare la luce nel disastro. In un misto di ironia e spirito d’avventura, chiude il suo racconto con una riflessione che spiazza: “È stata l’esperienza più scomoda della mia vita. Ed è proprio per questo che mi è piaciuta. Ho riso con i miei amici in mezzo a tanta scomodità. Ed è per questo che, sì, ci tornerei comunque”. Una dichiarazione che riassume al meglio l’anima di chi viaggia per davvero. Non per accumulare timbri sul passaporto, ma per scoprire cosa c’è oltre la cartolina. E qualche volta, dietro alla cartolina, trovi solo polvere, scarafaggi e qualche minaccia di arresto. Ma anche quelle, in fondo, sono storie da raccontare.

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