Italiano prova la pizza napoletana in Cina: il verdetto è chiarissimo

Quando pensi alla pizza napoletana, ti viene subito in mente Napoli, il profumo di forno a legna, la mozzarella filante e il pomodoro che abbraccia l'impasto. Ma cosa succede quando un italiano doc si ritrova a provarla... in Cina? Ecco cosa è successo in una catena di pizzerie che sta avendo un buon successo in Asia.

Pizza napoletana: da Napoli al cuore dell'Asia

La pizza non è un'invenzione recente. Già prima che nascesse l'Italia come nazione, forme primitive di pizza popolavano le tavole del Mediterraneo. Ma è stata Napoli a trasformare quell'idea semplice in arte, con il genio di unire sugo di pomodoro e mozzarella su un impasto povero ma geniale. Se in Europa e nelle Americhe la pizza ha preso piede (grazie ai flussi migratori), in Asia la storia è stata diversa. Il Giappone ha abbracciato la pizza con entusiasmo, dando vita a pizzerie di altissimo livello. Tutto merito dell'ossessione dei giapponesi per la perfezione, che li ha portati a studiare (letteralmente) in Italia. Ma in Cina? Lì la faccenda è un'altra storia: trovare una pizza napoletana degna del nome resta ancora oggi una piccola impresa.

Jaime Framba, viaggiatore instancabile e cacciatore di sapori autentici, ha documentato la sua esperienza in un ristorante italiano a Suzhou, città ultramoderna vicino a Shanghai. Il locale si chiama Mammamia e promette un'immersione totale nella tradizione italiana, fin dal primo passo dentro. "Abbiamo provato quasi tutto della cucina cinese, era il momento di mangiare una buona pizza", racconta Jaime nel video, con la voce di chi non vedeva l'ora di un morso di casa. L'atmosfera? Pareti decorate con richiami a Eduardo De Filippo e la sua popolare poesia sul ragù napoletano ("O' Rraù"), arredi italiani autentici e, soprattutto, il forno a legna. Roba seria, non la solita pizza surgelata da centro commerciale.

Antipasto, pizza e dolce: la pizzeria in Cina rispetta i canoni

Il viaggio gastronomico comincia con un tagliere di salumi. Sotto i riflettori ci sono mortadella, salame, prosciutto crudo e bresaola. Qualche "licenza poetica" asiatica spunta qua e là: cetriolini sott'olio, olive nere e pezzetti di pomodorini. Nulla che rovini l'appetito, anzi, arricchisce l'esperienza per chi viaggia senza paraocchi. Il pane? Una delizia! Esce direttamente dal forno a legna, impastato come una pizza, profumato e croccante. Piccoli dettagli che fanno capire a Jaime di trovarsi in un vero locale italiano e non in uno che usa la parola 'Italia' ma non rispetta le tradizioni.

A sinistra l'antipasto di affettati misti, a destra la pizza Margherita: un angolo di Italia in Cina.
A sinistra l'antipasto di affettati misti, a destra la pizza Margherita: un angolo di Italia in Cina.

Dopo l'antipasto arriva sua maestà: la Pizza Margherita. Occhio attento, cornicione leggermente alto, mozzarella filante senza esagerazioni, pomodoro profumato. Jaime osserva, annusa, morde. E il verdetto arriva senza troppi giri di parole: "Buona, molto buona!". Una sola differenza rispetto alla pizza napoletana tradizionale: la dimensione, un po' più piccola, come accade spesso anche nelle pizzerie giapponesi. Il sapore? Equilibrato, autentico, senza stranezze fusion che a volte stravolgono le ricette all'estero.

La cena si chiude con un classico tiramisù condiviso e una torta al cioccolato "standard", come racconta il viaggiatore. Nonostante qualche curiosità nel menu, il livello resta alto anche nei dessert. Il conto? Il prezzo della Margherita non è né alto ne basso: costa circa 10 euro. Jaime spiega che il prezzo della cena è stato incluso nel pacchetto dell'agenzia viaggi, ma si è accorto del prezzo scrutando il menù. D'altronde, nel 2025, in Italia una Margherita al tavolo viene a costare tranquillamente 10€ (o poco, molto poco, meno).

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