Mangia al ristorante di Claudio Amendola a Roma e rivela: "Cosa non funziona nella carbonara"

Ma si mangia davvero bene al ristorante di Claudio Amendola? L'esperienza e la recensione di una content creator offre curiosità e dettagli sulla sua cucina e soprattutto, sulla carbonara.

Nel cuore pulsante di Roma, a pochi minuti a piedi da Piazza del Popolo, l'attore Claudio Amendola ha deciso di cimentarsi in una nuova avventura: la ristorazione. Il suo locale, Frezza, porta il nome della via su cui affaccia, ed è diventato presto una meta curiosa per fan, gourmet e amanti del gossip. Ma non sempre il nome celebre alle spalle basta a garantire il successo gastronomico. A rivelarlo è una recente visita della content creator romana Giulia Balestra, seguita da molti utenti sui social, che ha condiviso senza filtri la sua esperienza all’interno del ristorante dell’attore.

L’intento di Balestra non era quello di demolire, ma di raccontare con onestà un pranzo per due persone dal conto finale di 82 euro, senza vino, solo una Coca-Cola e due caffè e l'acqua. Un prezzo che, in centro a Roma, potrebbe sembrare perfino accettabile, ma che secondo la blogger non sempre trova giustificazione nella qualità dei piatti proposti. L’analisi dettagliata della sua ordinazione ha messo in evidenza alcune luci, ma anche molte ombre, soprattutto nella tanto attesa protagonista della cucina romana: la carbonara.

Dal profilo social di Giulia Balestra, Carbonara ristorante Amendola
Dal profilo social di Giulia Balestra, Carbonara ristorante Amendola

Quando la carbonara perde la sua anima: una ricetta da rivedere

Si comincia con un antipasto curioso: la bomba alla coda, proposta a 6 euro. Una promessa golosa che, però, arriva al tavolo senza il suo ingrediente chiave: la coda alla vaccinara. Un dettaglio non trascurabile per chi si aspettava un morso robusto e saporito. I due primi ordinati sono stati invece, le fettine di carciofi, il piatto del giorno e la carbonara. Quest'ultimo è un piatto sacro per i romani, quasi intoccabile, il cui equilibrio tra ingredienti è spesso il banco di prova per giudicare la bravura di uno chef. E qui qualcosa non funziona davvero. “Troppa carbocrema, è superflua”, una parola che in gergo gastronomico indica quella salsa giallognola, troppo densa e spesso appesantita da panna o tuorli mal amalgamati, che snatura la semplicità e l’intensità del piatto originale. "La carbonara di Frezza non è la peggiore mai assaggiata", ammette la creator ma nemmeno la migliore mai mangiata secondo il suo gusto.

 

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L’utilizzo eccessivo di questa crema, spiega la blogger, tende a soffocare il sapore del guanciale e ad allontanare il piatto dalla sua identità autentica. La carbonara romana dovrebbe essere un trionfo di equilibrio tra la sapidità del pecorino, la grassezza croccante del guanciale e la setosità delle uova, senza mai ricorrere a scorciatoie. Eppure, nella versione servita da Frezza, il condimento non appare dei migliori, perdendo quella spontaneità che rende unico questo classico della tradizione. Il secondo piatto scelto, i saltimbocca alla romana, costa 16 euro. “Prezzo decisamente troppo alto”, secondo la creator. Le puntarelle (8 euro), pur fresche e croccanti, non riescono da sole a risollevare l’esperienza complessiva, così come il tiramisù (8 euro) che chiude il pasto senza colpi di scena. Giulia Balestra conclude il video chiedendosi: "Ci ritornerei a mangiare? Direi di no".

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