Perché il ghiaccio 'fatto in casa' è bianco e quello del bar trasparente? La spiegazione del chimico

È tornato il caldo (moderato) e con lui la voglia di bevande fresche Ma c’è un dettaglio che ogni anno lascia molti perplessi: perché i cubetti di ghiaccio fatti in casa sono bianchi come il latte, mentre quelli dei bar o del supermercato sono trasparenti come cristallo? Una domanda semplice, che però ha una risposta scientifica precisa. E ce la dà Matteo Alviani, content creator italiano, chimico e divulgatore con la passione per le spiegazioni che non ti aspetti.

In questi giorni di maggio, in cui l’aria inizia a farsi rovente nelle ore centrali, la sete si combatte a suon di bevande fredde. Ma se la bottiglia d’acqua non è in frigo e l’aperitivo va servito “on the rocks”, i cubetti diventano i nostri migliori amici. Solo che quelli casalinghi sembrano pieni di latte, mentre al bar sembrano rubini di ghiaccio, al punto che è un peccato vederli sciogliere. Perché?

Il ghiaccio casalingo è bianco: tutta colpa delle bolle

“La differenza – spiega Alviani in uno dei suoi video virali – non sta nella qualità dell’acqua, ma nel modo in cui si congela”. Quando prepariamo i cubetti in casa, l’acqua si congela dall’esterno verso l’interno. Durante questo processo, l’aria e le impurità contenute nell’acqua vengono spinte verso il centro del cubetto. Il risultato? Quella parte bianca e opaca non è altro che una concentrazione di bolle d’aria rimaste intrappolate nel ghiaccio.

C'è una spiegazione scientifica dietro la differenza tra il ghiaccio 'bianco' che facciamo in casa e quello trasparente dei bar.
C'è una spiegazione scientifica dietro la differenza tra il ghiaccio 'bianco' che facciamo in casa e quello trasparente dei bar.

Non c’è niente di tossico, per carità, ma l’effetto finale è tutt’altro che elegante. E se volete stupire gli amici con un cocktail da bar, quei cubetti bianchi sembrano più adatti a raffreddare la minestra di nonna che a guarnire un gin tonic.

Ghiaccio trasparente come vetro: ecco il segreto dei bar

Al bar, invece, si gioca un’altra partita. Lì il ghiaccio viene prodotto con macchinari specifici, che congelano l’acqua dal basso verso l’alto. Questo processo, chiamato directional freezing, permette all’aria di fuoriuscire man mano che il ghiaccio si forma. Risultato? Blocchi di ghiaccio cristallino, senza bolle e con una trasparenza quasi magica.

Lo stesso principio vale per i cubetti confezionati che trovi nei supermercati, venduti in bustoni trasparenti (molto comuni all'estero ma non ancora diffusissimi in Italia). È tutta questione di tecnica, non di pozioni segrete. Anche a casa puoi ottenere lo stesso effetto, ma ci vuole pazienza, una buona dose di ingegno e... un po’ di scienza.

Vuoi il ghiaccio trasparente anche a casa? Serve metodo (e pazienza)

Esistono tecniche casalinghe per ottenere cubetti trasparenti. Una delle più efficaci consiste nel bollire l’acqua due volte (per eliminare più aria possibile), poi versarla in uno stampo isolato (tipo un piccolo contenitore termico) e lasciarla congelare lentamente, solo da una direzione. È lo stesso principio usato nei bar, ma in versione fai-da-te. Non comodo e sicuramente dispendioso (che sia gas o elettricità, poco cambia), ma per chi è fissato con la perfezione, è un metodo facile.

 

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Online esistono anche stampi appositi per ghiaccio trasparente, venduti su Amazon e altri e-commerce. Ma non aspettarti miracoli con lo stampino da pochi euro preso al discount. La trasparenza richiede cura. E magari un po’ di passione per la chimica.

Dal Medioevo al “Re del ghiaccio”: breve storia del cubetto

Il ghiaccio non è certo una scoperta moderna. Quattro millenni fa, in Mesopotamia, si raccoglieva il ghiaccio naturale dalle montagne per rinfrescare le bevande estive. In Persia, già 2.500 anni fa, esistevano strutture chiamate yakhchāl per conservarlo. I Greci e i Romani lo usavano per raffreddare vini e preparare dolci freddi. Nel Medioevo italiano, il ghiaccio divenne un bene prezioso, tanto da generare un commercio regolamentato. A partire dal XVI secolo, si usavano le ghiacciaie, vere e proprie camere sotterranee, per conservarlo anche in estate.

Il salto moderno arriva nel XIX secolo. Un certo Frederic Tudor, imprenditore americano, intuì che il ghiaccio poteva essere un affare. Nel 1806 cominciò a esportarlo dal New England verso i Caraibi e l’India. Un’idea apparentemente folle che lo rese ricchissimo. Lo chiamavano il “Re del ghiaccio”. Qualche decennio dopo, John Gorrie brevettò la prima macchina per produrlo artificialmente. Era il 1851 e il mondo non sarebbe stato più lo stesso. La refrigerazione moderna era appena nata, e con lei la possibilità di avere cubetti perfetti tutto l’anno, ovunque nel mondo.

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