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“Hola hola hon la hannuccia horta!”. Se hai un amico toscano, l’hai sicuramente sentito parlare così almeno una volta o hai detto tu questa frase per prenderlo in giro. E no, non è un effetto collaterale di una serata a base di Chianti. È la gorgia toscana, ovvero quella caratteristica tutta locale di trasformare la “c” in una specie di “h” aspirata, come in “casa” che diventa “hasa”. Ma perché i toscani parlano così?
L’Italia è un Paese unito da poco, e questo si sente nelle lingue. Ogni regione è un universo a parte: il dialetto lombardo non c'entra nulla con quello calabrese, il sardo sembra un codice segreto, e tra pugliese e ligure c'è un abisso. Ma la Toscana? Ha un marchio di fabbrica ben preciso: la famigerata “c” aspirata.
Una questione di Etruschi… o forse no
Una teoria affascinante la propone Jack, content creator su Instagram con il profilo @xploro.jack. “C’entra il nostro passato etrusco,” dice. Secondo lui, la lingua etrusca – non indoeuropea – quando si scontrò con il latino, creò una sorta di “interferenza linguistica”. Risultato? Quelle belle occlusive latine (come la “c”) vennero aspirate, dando vita a quella che oggi chiamiamo gorgia. Una contaminazione linguistica che sarebbe sopravvissuta nei secoli, attraversando prima il latino, poi l’italiano, senza mai perdersi nei corridoi della storia. La colpa – o il merito – sarebbe quindi degli Etruschi e della loro pronuncia. Ma le cose non sono così semplici.
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Il dubbio che non aspira
Non tutti sono d'accordo con Jack e con questa tesi linguistica. Diversi linguisti italiani, tra cui il professor Giuliano Bernini e lo studioso Luciano Giannelli, smentiscono l’ipotesi etrusca. E hanno le prove: la gorgia, spiegano, non è documentata prima del Cinquecento. Prima? Nessuna traccia, neanche nella Corsica, pur toscanizzata per secoli dai pisani. Come se i toscani dell’epoca parlassero ancora “normalmente”.

Inoltre, nessun altro fenomeno simile è stato tramandato dalle lingue di sostrato della zona, nemmeno dal presunto influsso longobardo-germanico. Insomma, la teoria etrusca comincia a perdere colpi… o a soffiare nel vento, per restare in tema.
A oggi, la comunità accademica tende a dare più peso alla teoria sociolinguistica: la gorgia sarebbe un’invenzione tutta romanza, figlia del volgare toscano che si evolve nel Basso Medioevo. Gli studi di Giannelli (1983) e Cravens (1983) lo dicono chiaro: bisogna partire dai suoni attuali per ricostruire il passato. Secondo questa linea, la pronuncia aspirata della "c" nasce dal bilinguismo tra latino e volgare, da cui emerge una progressiva “ammorbiditura” delle occlusive. Niente antiche civiltà misteriose. Solo l’evoluzione fonetica di una lingua viva, parlata nei mercati, nelle piazze e nelle case toscane del tardo medioevo.
Non tutta la Toscana aspira allo stesso modo
Curiosità: non tutti i toscani parlano con la gorgia. Nonostante il nome, il fenomeno non è distribuito uniformemente. Il suo epicentro è nel cuore della regione: Firenze, Pistoia e Siena. In queste province si parla addirittura di “spirantizzazione fiorentina”. Fuori da questa zona (sulle coste), la “c” resta più fedele alla sua natura originaria. Chi va a Grosseto o a Livorno, ad esempio, potrebbe non sentirla nemmeno. È come se la Toscana fosse tagliata in due: da una parte i “hasaioli”, dall’altra quelli che ancora chiamano le cose con il loro nome. Insomma, non mancano i dubbi.
La verità è che non c'è una sola risposta. L’ipotesi etrusca ha fascino e forse può spiegare una parte della teoria, ma regge poco alla prova dei documenti. L’origine medievale sembra più concreta, più scientificamente fondata. Ma anche qui non c’è un verdetto assoluto. Quello che è certo è che la gorgia è diventata un simbolo, un tratto identitario, quasi un marchio di fabbrica. I toscani la portano con orgoglio, come un segno distintivo. È la loro firma sonora, come il caffè affogato o il pane sciapo. E in un’Italia così varia e frammentata, avere un suono che ti identifica non è poco.
