Perché i tasti F e J sulla tastiera del computer hanno dei piccoli rilievi? In pochi sanno la risposta

Se usi una tastiera QWERTY ogni giorno, per lavoro o perché sei un gamer, probabilmente li hai sentiti sotto le dita senza nemmeno pensarci. Forse ti sarai chiesto perché 'esistono' ma, in fin dei conti, non hai dato grosso peso alla faccenda. Come puoi immaginare, quei piccoli rilievi sui tasti F e J non sono lì per caso: sono come i segnalatori di corsia per le tue dita, fondamentali per chi scrive velocemente, anche “alla cieca”.

I tasti F e J con rilievo sono la bussola tattile della tastiera: indicano dove devono andare gli indici, punto di partenza per trovare la “posizione base” della digitazione a dieci dita. Una volta che gli indici sono lì, le altre dita si sistemano da sole. Più preciso, più veloce, meno errori. E soprattutto, niente bisogno di guardare giù.

Un trucco ergonomico che viene da lontano

La presenza dei rilievi sui tasti F e J non è un capriccio dei produttori moderni. L’idea nasce da esigenze di ergonomia e velocità nella digitazione. È una soluzione tanto semplice quanto geniale, adottata fin dagli albori dell’informatica per aiutare dattilografi e utenti professionali a orientarsi alla cieca. E oggi è ancora più utile, visto che passiamo ore e ore a scrivere al computer. Non è finita: lo stesso principio viene applicato anche al tasto 5 del tastierino numerico. Anche lì troviamo un piccolo rilievo che guida il dito medio per una digitazione precisa e rapida dei numeri, che segnala la parte 'centrale' del tastierino. Se ti capita di inserire dati o usare Excel come se non ci fosse un domani, adesso sai chi ringraziare.

Ma perché la tastiera è così strana? Niente ordine alfabetico?

Una domanda che molti si fanno almeno una volta nella vita: perché le lettere sulla tastiera non sono in ordine alfabetico? Semplice: colpa delle macchine da scrivere.

Come si può vedere, F e J sulla tastiera hanno dei piccoli rilievi. Ed è così da decenni.
Come si può vedere, F e J sulla tastiera hanno dei piccoli rilievi. Ed è così da decenni.

Nel 1868, Christopher Latham Sholes, l’inventore della macchina da scrivere moderna, progettò il layout QWERTY per risolvere un problema tecnico. Nelle prime macchine, le lettere erano disposte in ordine alfabetico, ma i martelletti si inceppavano troppo spesso quando due lettere vicine venivano premute rapidamente. Così Sholes mescolò le lettere, separando quelle più usate per evitare blocchi meccanici (non è un caso che la A e la O siano lontane). Un sistema creato per macchine a martelletto, ma che è rimasto anche nell’era digitale. Perché? Perché l’abitudine, come il layout QWERTY, è dura a morire.

QWERTY, AZERTY, QWERTZ: le tastiere nel mondo

Non tutte le tastiere sono uguali. Se scrivi in italiano, usi il layout QWERTY IT, che prevede tasti dedicati alle vocali accentate (à, è, ì, ò, ù), il simbolo dell’euro (€) e una diversa disposizione di alcuni simboli fondamentali.

Ma nel resto del mondo? Ecco alcune delle varianti più diffuse:

LayoutLingua principaleCaratteristiche distintive
QWERTY ITItalianoVocali accentate, simbolo €, simboli riorganizzati
QWERTY INTInglesePiù simboli, niente vocali accentate dedicate
QWERTZTedescoZ e Y invertite, ä, ö, ü, ß
AZERTYFranceseA e Q invertite, vocali accentate francesi

Ogni tastiera riflette le esigenze linguistiche e culturali di chi la usa. E la tastiera italiana, rispetto a quella americana o inglese, è un piccolo capolavoro di adattamento.

Curiosità da tastiera: tra QZERTY e sintetizzatori

Non tutti sanno che in Italia, prima dell’era del PC, esisteva un layout chiamato QZERTY: la Z prendeva il posto della W. Era diffuso soprattutto nelle macchine da scrivere Olivetti. Poi, con l’arrivo dei computer, abbiamo adottato definitivamente lo schema QWERTY, più standard e compatibile con i sistemi internazionali.

Altro pezzo di storia: le prime tastiere dei computer erano eredi dirette delle macchine da scrivere. Una delle più celebri è la IBM Model F, con tasti meccanici e un feedback tattile che i fan delle tastiere vintage ancora oggi venerano come fosse una Ferrari da scrivania.

E parlando di tastiere... non dimentichiamo quelle musicali. Le tastiere analogiche per strumenti musicali, a partire dagli anni ’70, hanno introdotto innovazioni come il velocity (cioè la sensibilità alla velocità con cui si preme il tasto) e l’aftertouch (sensibilità alla pressione prolungata). Due invenzioni che hanno rivoluzionato il modo di suonare sintetizzatori e pianoforti digitali.

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