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Smart working, dolce casa? Pare proprio di sì. Un nuovo studio psicologico della University of South Australia, durato ben quattro anni, ha confermato quello che milioni di persone hanno iniziato a sospettare fin dal lockdown: il lavoro da casa può renderci più felici, più sani e persino più produttivi. Non è solo una sensazione passeggera da pigiama e caffè fatto in cucina: c’è scienza dietro al benessere del lavoro agile - o smart working che dir si voglia. E a quanto pare, non si torna più indietro.
La pandemia ci ha “tele-trasportati” in una nuova normalità
Quando il Covid ha bloccato il mondo, milioni di persone sono state costrette a reinventare il modo di lavorare. Cucine trasformate in uffici, salotti invasi da call di gruppo. All'inizio ci è sembrato qualcosa di ingestibile, di difficoltoso perché mai provato prima (o almeno, prima non era la normalità). Eppure qualcosa è cambiato in meglio. Secondo lo studio australiano, iniziato poco prima della pandemia, le persone che hanno lavorato da casa hanno mostrato miglioramenti tangibili nel loro benessere psicofisico.
Il motivo? Non solo uno, ma molti: meno stress, più tempo libero, ritmi più umani. Insomma, il caos ha creato ordine. O meglio, una nuova routine più sostenibile.
Stop al traffico, inizio alla felicità: il tempo è (davvero) denaro
Una delle rivelazioni più forti dello studio riguarda il tempo risparmiato negli spostamenti. Prima della pandemia, in media, un lavoratore australiano passava oltre 4 ore e mezza a settimana in viaggio per andare e tornare dall’ufficio. Tempo bruciato tra traffico e stress. Lavorando da casa, quel tempo è diventato oro: più sonno, più tempo con la famiglia, più attività fisica. Il 33% dei partecipanti ha dichiarato di usare il tempo in più per sport, passeggiate o hobby. Aggiungiamoci anche la libertà di potersi prendere una pausa quando serve: il risultato è un benessere generale in salita.
Un altro dato interessante riguarda l’alimentazione. Quando si lavora da casa, si cucina di più e meglio. Frutta, verdura, alimenti freschi e piatti fatti in casa hanno rimpiazzato il panino preso al volo al bar, la lasagna da microonde o del cibo preparato con ingredienti di qualità non altissima. Certo, qualche snack in più non manca – il frigo è a portata di mano – ma la qualità complessiva dell’alimentazione migliora. E cucinare non è solo nutrizione: è anche un’attività che riduce lo stress, migliora l’umore e dà ritmo alla giornata.
Più produttività, meno burnout: il telelavoro vince anche in ufficio
Lo scetticismo non è mancato: “Ma lavorare da casa non significa fare meno?”. A quanto pare, no. Il report della University of South Australia mostra che la produttività è aumentata per molti lavoratori, grazie alla possibilità di organizzare la giornata secondo i propri ritmi naturali. Meno distrazioni, meno interruzioni continue e una maggiore capacità di concentrarsi hanno fatto il resto. Inoltre, i dipendenti che si sono sentiti supportati dai propri datori di lavoro hanno mostrato performance migliori e livelli più alti di soddisfazione professionale. Meno stress, meno ansia, meno “sindrome da lunedì mattina”.

Un mix vincente che ha portato anche a una maggiore fedeltà aziendale. Quando stai bene, non cambi aria.
Il futuro è ibrido (e più umano)
Non tutto è perfetto: non tutti i lavori possono essere svolti da remoto, e non tutti amano farlo. Ma lo studio conclude che la chiave del benessere lavorativo è la flessibilità. Il modello vincente? Quello ibrido, dove ognuno può bilanciare giorni in ufficio e giorni a casa, a seconda delle proprie esigenze. Un mix che favorisce l’inclusione, riduce le disuguaglianze e migliora la qualità della vita lavorativa.
Le aziende che abbracciano questa visione hanno una marcia in più: attraggono talenti, riducono i costi e migliorano il clima interno. Il lavoro non è più solo un posto dove andare, ma un’attività che si adatta alla vita, non il contrario.
