Italiano va in Giappone e prova la carne di Wagyu proprio a Kobe: lo scontrino finale è soprendente

Gli appassionati di pizza volano a Napoli. Gli amanti del sushi scelgono il Giappone. E chi sogna la carne più pregiata al mondo? Finisce sempre in Giappone, a Kobe, nella prefettura di Hyōgo, per provare la carne Wagyu originale. Non una qualsiasi, ma quella con il marchio "di Kobe", che segue regole rigidissime e una tradizione centenaria.

Lorenzo Tripi, content creator italiano con la passione per il Giappone autentico, ha documentato la sua esperienza culinaria in uno dei ristoranti più esclusivi di Kobe. Lo ha fatto dopo dieci ore di volo e con una prenotazione fissata tre mesi prima. La domanda è lecita: vale davvero la pena?

Cos’è davvero la carne di Kobe e perché è così famosa

Molti sentono parlare di Wagyu Kobe senza conoscerne i dettagli. Ma solo pochi bovini possono vantare quel nome. Per ottenere la denominazione ufficiale, ogni animale deve:

  • essere della razza Tajima e nato nella prefettura di Hyōgo;
  • essere allevato da un membro della federazione locale di Hyōgo;
  • essere una mucca vergine (scottona), un manzo o un bue;
  • essere macellato in uno dei mattatoi autorizzati: Kobe, Nishinomiya, Sanda, Kakogawa o Himeji;
  • avere una marezzatura minima di 6º livello;
  • rispettare un peso specifico: tra 230 e 470 kg per le femmine, tra 260 e 470 kg per i maschi.

Il risultato? Una carne che sembra marmorizzata, con venature bianche di grasso che si sciolgono in bocca come burro.

L’esperienza giapponese di Lorenzo: dalla griglia privata al nigiri di Wagyu

Il ristorante scelto da Lorenzo – di cui non ha svelato il nome – sorprende già dall’ingresso. Ogni tavolo è una saletta privata, pensata per uno o due ospiti. Al centro, una piccola griglia dove il cliente cuoce da sé la carne, pochi secondi per lato. “Al massimo cinque”, precisa Lorenzo in uno dei suoi video.

L’antipasto è già una sorpresa: tartare di Wagyu e riccio di mare. “Non mi aspettavo questa combinazione. Il riccio è freschissimo, incredibile”, racconta. Poi si passa al cuore della degustazione: fettine sottili di Kobe Wagyu adagiate sulla griglia rovente. Lo spettacolo è visivo oltre che gustativo. Le venature bianche del grasso si sciolgono in pochi istanti. Lorenzo mostra da vicino le fettine: sembrano carne con trama di seta. Altra chicca? Una ciotolina con tuorlo d’uovo per intingere la carne appena scottata. Una scelta tipica della cucina giapponese più raffinata.

Due piatti particolari dell'esperienza del content creator italiano: nigiri di Wagyu e tartare con riccio di mare.
Due piatti particolari dell'esperienza del content creator italiano: nigiri di Wagyu e tartare con riccio di mare.

La degustazione continua con un taglio più spesso: il filetto di Wagyu. Anche qui, la reazione è chiara: “Non serve masticare, si scioglie”. La tenerezza di questa carne ha pochi rivali nel mondo. Non a caso, i ristoranti di Kobe sono meta di pellegrinaggio per chef e foodies di tutto il pianeta. Il colpo di scena arriva a fine pasto. Lorenzo e il suo accompagnatore ordinano dei nigiri di Wagyu. Sì, avete capito bene: sushi con carne cruda o appena scottata al posto del pesce. Un’esperienza nuova anche per chi ha già provato il sushi giapponese tradizionale. Il boccone si presenta elegante, delicato, con una nota umami che esplode al palato.

Quanto costa davvero mangiare il Wagyu a Kobe?

Chi pensa che servano cifre da capogiro per mangiare la carne Wagyu originale a Kobe resterà sorpreso. “Ora arriva la parte meno piacevole”, dice Lorenzo prima di guardare il conto. E invece la sorpresa è positiva: 120 euro in due, ovvero 60 euro a testa (comprese due bibite). Considerando il tipo di carne e l’esperienza gastronomica, è un prezzo più che onesto.

C’è anche un fattore economico importante: lo Yen si è molto svalutato da inizio 2025. Questo ha reso il Giappone più conveniente per i turisti italiani e occidentali in generale. Cene che prima costavano l’equivalente di 100 euro, oggi si pagano 30-40% in meno. Un’occasione irripetibile per chi sogna un viaggio in terra nipponica.

Oltre al cibo, Lorenzo ha notato alcuni rituali tipici giapponesi che rendono l’esperienza unica. All’inizio del pasto, ogni cliente riceve un panno caldo per pulirsi le mani. E ogni volta che i camerieri escono dalla stanza, lo fanno senza dare le spalle e inchinandosi. Piccoli gesti, grande rispetto. Un recente sondaggio ha svelato cosa non piace del Giappone ai turisti stranieri.

 

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