Italiano che lavora in Australia indica i tre tipi di farm da evitare (e i motivi)

Luca Laidelli è un giovane italiano che ha scelto l’Australia come terra di lavoro e avventura. Come tanti connazionali, ha ottenuto il Working Holiday Visa e ha vissuto in prima persona la dura realtà del lavoro agricolo nelle farm australiane, aziende agricole sparse nelle zone più remote del Paese. Il suo obiettivo? Rinnovare il visto per restare un altro anno. Ma per farlo, servono almeno 88 giorni di lavoro specifico, nelle condizioni previste dal governo australiano.

In un video diventato virale tra i ragazzi italiani che sognano l’Australia e i semplici curiosi, Luca ha raccontato quali sono, secondo lui, le tre farm da evitare assolutamente. Non si tratta solo di fatica: dietro ci sono rischi per la salute, problemi con la paga e situazioni al limite del sopportabile. Ecco tutto quello che ha raccontato.

1. Le “piece rate farm”: paga a cottimo e troppe trappole

In Australia, le farm che pagano a cottimo vengono chiamate “piece rate farm”. Funzionano in modo semplice: vieni pagato per ogni cassetta o per ogni quantità di frutta o verdura che raccogli. All’apparenza sembra un modo giusto per premiare chi lavora di più. Ma nella pratica, per chi non ha esperienza o non è particolarmente veloce, significa guadagnare pochissimo. A suo dire, si rischia di lavorare tutto il giorno per pochi dollari. Avendo chiamate irregolari, si rischia anche di non accumulare gli 88 giorni richiesti per il visto.

Le 88 giornate di lavoro nelle farm sono obbligatorie per chi vuole il secondo anno di Working Holiday Visa, e devono essere certificate con buste paga o documenti ufficiali. Se la farm non ti assume regolarmente, perdi tempo prezioso e rischi di non poter rinnovare il permesso.

2. Le farm di mango: irritazioni cutanee e rischi per la salute

A prima vista, raccogliere mango in Australia può sembrare un’attività esotica e anche profumata. Ma la realtà è ben diversa. Come spiega Luca citando fonti scientifiche, la raccolta del mango comporta il contatto con una linfa vegetale altamente irritante. A confermarlo non è solo l’esperienza dei backpacker, ma anche numerosi studi dermatologici: il liquido rilasciato dalla pianta può causare dermatiti da contatto, simili a quelle causate dall’edera velenosa. Luca sottolinea che farlo per due o tre mesi consecutivi non è il massimo, per cui lo sconsiglia, a meno che non sia l'unica offerta sul tavolo.

Le piante di mango possono causare irritazioni e per questo, secondo Luca, le farm dove si raccolgono questi frutti sono da evitare.
Le piante di mango possono causare irritazioni e per questo, secondo Luca, le farm dove si raccolgono questi frutti sono da evitare.

3. Le farm di banane, ananas e angurie: fatica estrema e serpenti

La raccolta di banane, ananas e angurie è fisicamente devastante. Non c’è modo elegante di dirlo. Dai video, emerge che serve una falce per tagliare i rami di banano, che poi vanno trasportati a spalla sotto il sole cocente.  Le condizioni sono estreme: temperature alte, umidità e orari massacranti. Inoltre, in queste coltivazioni tropicali è facile imbattersi in serpenti, specialmente tra le foglie e i cespugli.  Laidelli consiglia di evitare questi lavori nella fase di raccolta. “Se trovi un’offerta per il packing, cioè l’impacchettamento, è tutta un’altra storia".

Lavorare con gli animali? Solo per chi è davvero motivato

Un follower ha chiesto a Luca se lavorare nelle farm con gli animali fosse “divertente”. La risposta è stata chiara: “No, non lo è”. “Lavorare nelle dairy farm, le fattorie da latte, è uno dei modi più rapidi per completare gli 88 giorni – spiega – ma è anche tra i più duri”. L'offerta non manca, la richiesta è bassa.

Mungere bufale o mucche significa iniziare all’alba, con qualsiasi meteo. “L’ho fatto con 4 gradi sotto la pioggia e con 40 gradi sotto il sole – racconta – e non è piacevole. Ti sporchi, sei circondato da fango ed escrementi. Le bufale poi non sono collaborative. Io ci ho lavorato. Mi hanno detto che le mucche che si fanno mungere senza problemi”.

Il consiglio finale: informati bene prima di partire

Molti italiani sognano l’Australia e si buttano in questa avventura senza sapere cosa li aspetta davvero. Il consiglio di Luca è semplice: informati, confrontati, e scegli con attenzione la farm dove lavorare. Evita quelle che pagano a cottimo se non hai esperienza, stai alla larga dalla raccolta del mango per lunghi periodi, e valuta bene se il tuo fisico può reggere la fatica delle piantagioni tropicali.

Australia significa anche libertà, spazi enormi e incontri straordinari. Ma prima di arrivarci, meglio sapere esattamente cosa ti aspetta. E magari, grazie ai consigli di chi ci è già passato, evitare le trappole più comuni. Parlando di lavoro in Australia in un ambito molto diverso, ecco un mestiere da 30 dollari australiani l'ora. Qui il suo video:

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