Per quale motivo ti capita di fare la stessa strada, anche quando non è conveniente? C'è una motivazione che devi conoscere.
Quante volte ti sei trovato a percorrere la solita strada per andare al lavoro, al supermercato o da un amico, anche sapendo che c’erano deviazioni più rapide, meno trafficate o semplicemente più piacevoli? E quante volte, magari dopo esserti lamentato per l’ennesimo ingorgo, ti sei chiesto: “Ma perché non ho cambiato percorso?”
La risposta potrebbe sorprenderti. Non si tratta solo di pigrizia o di una questione di praticità. Dietro a questa abitudine apparentemente insignificante si nasconde un meccanismo psicologico profondo e affascinante che coinvolge la nostra memoria, le emozioni, il bisogno di controllo e, soprattutto, il potere delle abitudini.
Le strade dell’abitudine: quando il cervello sceglie al posto nostro
Quando ripetiamo una stessa azione per un periodo prolungato, come prendere sempre la stessa via per tornare a casa, il nostro cervello inizia a considerare quel gesto come familiare, prevedibile e sicuro. In termini neurologici, sta ottimizzando le risorse cognitive. Non dobbiamo più pensare consapevolmente a ogni svolta o decisione lungo il percorso: il “pilota automatico” prende il controllo. Uno dei riferimenti più importanti in psicologia delle abitudini è uno studio condotto da Phillippa Lally e dai suoi colleghi nel 2010. In questa ricerca, ai partecipanti è stato chiesto di monitorare quotidianamente se avessero compiuto una determinata azione e di valutare quanto tale gesto fosse diventato automatico, utilizzando un indice chiamato Self-Report Habit Index.

I risultati hanno rivelato che in media occorrono circa 66 giorni per trasformare un comportamento in un’abitudine. Tuttavia, questo lasso di tempo può variare notevolmente, da un minimo di 18 giorni fino a un massimo di 254, in base alla persona e al tipo di azione. Ciò che emerge da questo studio è che più un comportamento viene ripetuto nel tempo, più diventa inconsapevole. In altre parole, scegliamo la solita strada non perché sia la migliore, ma perché è quella che conosciamo meglio. E in un mondo pieno di stimoli e scelte da affrontare ogni giorno, l’automatismo diventa un’ancora rassicurante.
Comfort mentale, stress evitato e la trappola dell’efficienza
Oltre all’aspetto neurologico, la scelta ripetitiva della stessa strada è anche una strategia di gestione dello stress. Cambiare percorso richiede attenzione, valutazione di variabili come il traffico, la segnaletica, i tempi di percorrenza. Tutte attività che inevitabilmente, danno vita ad un momento di forte tensione con cui dover fare i conti. C'è però da riconoscere un aspetto importante e riguarda la capacità di sapersi mettere in discussione sempre. Affrontare il cambiamento e la novità, è per molti un modo per conoscersi sotto nuovi aspetti e punti di vista. Cambiare percorso può sembrare una scelta banale, ma in realtà è un gesto di grande potere. È una forma di ribellione gentile contro l’automatismo, un modo per recuperare la consapevolezza dei propri movimenti e della propria quotidianità. È anche una metafora: cambiare strada ci ricorda che possiamo sempre scegliere, anche quando tutto sembra già scritto.
