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Succede solo nei film? Questa volta no. Argentina, provincia di San Luis: una donna va al bancomat per prelevare poche banconote, torna a casa con l'equivalente di quasi 400.000 euro e si ritrova nei guai fino al collo. La storia sembra uscita da una sceneggiatura di Hollywood, ma ha scosso la cronaca internazionale e acceso i riflettori sulle falle dei sistemi bancari.
Bancomat impazzito: pioggia di soldi e sogni infranti
La protagonista di questa vicenda aveva un obiettivo semplice: ritirare la pensione alimentare, circa 8.000 pesos argentini, che corrispondono poco più di 6€. Un’operazione di routine, una di quelle che si fanno con la testa altrove. Ma al posto di pochi biglietti, il bancomat inizia a sputare banconote senza sosta: oltre 510 milioni di pesos, equivalenti a circa 389.000 euro. Non era uno scherzo: non sono comparsi i cameraman di "Scherzi a parte" versione argentina. La spiegazione è quella 'banale': si trattava di errore informatico che le ha messo tra le mani una fortuna degna di un jackpot da sogno.
La donna, incredula, racconta agli amici che si tratta di “un regalo di Dio”. Ma la fortuna dura poco: il governo provinciale di San Luis si accorge dell’anomalia, blocca tutto e in poche ore la situazione da 'favola' diventa un incubo ad occhi aperti. Anche perché la protagonista non si è limitata a nascondere il denaro sotto il materasso: in meno di 24 ore, effettua oltre 60 bonifici a parenti, acquista un’auto nuova, elettrodomestici e altro ancora. Ma la festa finisce presto.
Quando il sogno diventa incubo: denuncia e caccia al tesoro
Le autorità non perdono tempo. Scatta la denuncia e parte la caccia non solo alla donna, ma anche ai familiari che hanno ricevuto il denaro. La polizia li individua in fretta: vengono fermati in sei e accusati di truffa ai danni della pubblica amministrazione. La tesoreria della provincia di San Luis riesce a recuperare più del 90% della somma, grazie anche ai parenti che restituiscono volontariamente i soldi e ai conti bloccati d’urgenza.
Tutti vengono rilasciati su cauzione, ma la vicenda resta un caso aperto: la magistratura argentina indaga ancora e la questione rischia di trascinarsi per mesi. Resta la morale, amara e inevitabile: “chi trova un tesoro… rischia la galera”, soprattutto se il malloppo arriva per errore del bancomat!
Prelievi folli e bug bancari: non è un caso isolato
Storie simili spuntano spesso tra le pagine della cronaca internazionale. Prendiamo il caso di Gand, in Belgio: un giovane di 24 anni, trovandosi davanti a uno sportello “generoso” della BNP Paribas Fortis, si accorge di un bug e inizia a prelevare a raffica. Il risultato? 90.000 euro portati a casa in 46 operazioni, senza che il suo conto ne risentisse. Anche qui, però, l’adrenalina e la gioia lasciano presto spazio ai guai: la polizia lo rintraccia e il ragazzo finisce in tribunale. Per lui si parla di una possibile condanna a 18 mesi di carcere, una multa di 4.000 euro e l’obbligo di restituire la somma alla banca. Un finale amarissimo per una “cuccagna” durata troppo poco.

Gli errori dei bancomat, spesso dovuti a bug informatici, scatenano sogni di ricchezza ma quasi sempre si concludono tra aule di tribunale, sequestri lampo e rimorsi a non finire.
Italia, tra clonazioni e bonifici sospetti: responsabilità e rischi
Nel Bel Paese i problemi con i bancomat e le carte di credito non mancano. Anzi, tra clonazioni, accessi non autorizzati e prelievi fraudolenti, i casi finiscono spesso sotto la lente della giustizia. La Corte di Cassazione ha stabilito che, quando la banca non dimostra la grave negligenza del cliente, è responsabile dei prelievi anomali. Esempio: una donna subisce sottrazioni per oltre 5.700 euro tramite carte clonate, la banca non aveva adottato sistemi di sicurezza adeguati e viene condannata a rimborsare la vittima.
Quando la fortuna “bussa” in modo così inaspettato, resistere può sembrare difficile. Ma la legge parla chiaro: trattenere o spendere denaro ricevuto per errore, sia da un bancomat che tramite bonifico, può costare caro. Nel caso argentino, come in quello belga, chi approfitta consapevolmente del bug rischia l’accusa di appropriazione indebita o, nei casi più gravi, di truffa.
In Italia e nel resto del mondo, banche e autorità hanno poteri rapidi: possono bloccare i fondi, avviare indagini e sequestrare i beni acquistati. E se si prova a nascondere le tracce, la situazione si complica ulteriormente. La morale, stavolta, arriva come uno “scontrino amaro”: se la fortuna arriva dal bancomat, meglio restituirla subito. Perché da un errore può nascere una tempesta giudiziaria da cui, spesso, non si esce vincitori.
