C'è un motivo che spinge molti a rimandare sempre le cose che ami? Esiste e aiuta a scoprire molti aspetti su un'abitudine curiosa e appassionante. Scopriamo insieme tutti i dettagli.
Hai mai aspettato mesi per iniziare quella serie TV che sognavi di vedere? Oppure hai rimandato la visita a una mostra imperdibile, lasciando scadere i biglietti che avevi comprato con entusiasmo? E quel viaggio pianificato con tanta cura, sempre rimandato a un “momento migliore?” Se ti riconosci in queste situazioni, non sei solo. E soprattutto: non è colpa tua. C’è una ragione più profonda, e sorprendente, dietro questo comportamento apparentemente inspiegabile.
Un’interessante ricerca accende una luce nuova su questo strano paradosso della procrastinazione affettiva, ovvero la tendenza a rimandare proprio le attività che desideriamo di più. Uno studio condotto nel 2010 da Suzanne B. Shu e Ayelet Gneezy, pubblicato sul Journal of Marketing Research e citato da Elle, ha indagato proprio questo fenomeno curioso: perché continuiamo a posticipare esperienze positive e appaganti?
Per quale motivo rimandiamo le cose che amiamo fare? Lo studio
La risposta, per certi versi, risiede nel modo in cui il nostro cervello percepisce lo sforzo. Sia che si tratti di un compito faticoso che di un’attività piacevole, quando l’azione è lontana nel tempo, lo sforzo ci appare minimo. È come se fosse “facile” immaginare di realizzarla in futuro. Pianificare una vacanza per l’anno prossimo, ad esempio, sembra semplice e privo di complicazioni. Ma quando quella data si avvicina, improvvisamente tutto appare più difficile: gli impegni si accavallano, le energie calano, e il piacere che ci aspettavamo di provare si dissolve sotto il peso dell'organizzazione necessaria.

Un altro aspetto chiave emerso dalla ricerca riguarda le aspettative che nutriamo verso il nostro futuro. Tendiamo a coltivare una visione idealizzata di chi saremo: immaginiamo un “noi futuri” più sereni, liberi, capaci di goderci ogni momento con pienezza. Così mettiamo in stand-by le cose belle, convinti che potremo apprezzarle davvero solo in quella versione più evoluta e perfetta di noi stessi. Ma la realtà è diversa: siamo esseri umani ordinari, con le nostre fragilità, oggi come domani. E quel “momento perfetto” che stiamo aspettando? Spesso non arriva mai.
Anche la convinzione di avere “più tempo in futuro” è un’illusione molto diffusa. Ci raccontiamo che tra qualche settimana o mese saremo meno stressati, più disponibili, più pronti. E così il presente, con tutte le sue possibilità, scivola via senza che ce ne accorgiamo. Alla fine, perdiamo occasioni preziose, proprio quelle che avrebbero potuto nutrirci, ispirarci, regalarci felicità.
Il piacere differito e l'illusione della versione migliore di noi
Questa dinamica ha radici profonde nella psicologia umana. Non è solo una questione di gestione del tempo, ma anche di identità. Idealizziamo una versione di noi stessi che finalmente leggerà quel libro, parteciperà a quel corso, si concederà un weekend di relax. Ma più costruiamo questa immagine perfetta, più ci allontaniamo dalla realtà concreta delle nostre giornate. Proviamo a guardarci con onestà: non ci sarà mai un momento ideale, completamente privo di caos, di stanchezza, di imprevisti. Anzi, spesso le esperienze più belle nascono proprio in mezzo alla confusione. Forse è questo l’aspetto più interessante da riscoprire: la felicità non ha bisogno di scenari perfetti. Ha bisogno solo di attenzione, presenza, e di una decisione semplice, quella di non rimandare.
Pensiamoci: quanto ci costa davvero fare oggi quella cosa che ci ispira? Magari meno di quanto immaginiamo. È probabile che dietro il rinvio si nascondano non solo aspettative irrealistiche, ma anche una sottile paura: quella di rovinare l’esperienza, di non provarci abbastanza piacere, o di non essere “abbastanza” per quel momento. È un meccanismo simile a quello che ci fa tenere una bottiglia di vino buono per un’occasione speciale, che poi non arriva mai. Ma se la beviamo oggi, con chi amiamo, quella bottiglia può diventare proprio l’occasione speciale.
Allora perché non iniziare a ribaltare la logica? Invece di rimandare ciò che ci fa bene, possiamo imparare ad avvicinarlo. Non serve molto: un piccolo passo, una scelta consapevole, un gesto quotidiano. Guardare il primo episodio di quella serie, prenotare una visita al museo, comprare un biglietto per un concerto, anche se non abbiamo ancora “tempo perfetto”. Perché la verità è che il tempo perfetto non esiste, c'è solo il tempo che scegliamo di onorare.
