Prova a fare la spesa all'italiana in Corea, poi lo scontrino: "Non ci credo"

Ecco quanto costa fare una spesa all'italiana in Corea: la testimonianza di un'italiana con tanto di scontrino finale. 

Chi vive all’estero lo sa bene: riprodurre i sapori di casa è una delle sfide più ardue, un esercizio di memoria e di ingegno culinario che mette alla prova la nostalgia. Ma cosa succede quando si tenta di fare una spesa all’italiana nel cuore della Corea del Sud? Lo ha scoperto, e documentato passo dopo passo, l’influencer Laura Santoro, che da qualche tempo ha scelto di raccontare la sua quotidianità immersa tra i grattacieli e le tradizioni di Seul.

Questa volta l'obiettivo non è una visita turistica o un'esperienza culturale: è la dispensa a chiamare. Dopo giorni in cui ha confessato di non essere riuscita a mangiare abbastanza frutta e verdura, Laura ha deciso di affrontare uno dei compiti più semplici, almeno in Italia, ma che si complica notevolmente a migliaia di chilometri da casa: fare la spesa come se fosse a Milano o a Roma, ma in un supermercato coreano.

 

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La spesa completa all'italiana in Corea: ecco il risultato finale

Armata di determinazione e con lo smartphone sempre pronto a documentare ogni passaggio, Laura si è avventurata tra gli scaffali alla ricerca degli ingredienti che, almeno vagamente, potessero restituirle il sapore familiare della cucina italiana. La lista non è lunghissima, ma punta alla sostanza: zucchine, broccoli, banane, mandarini, aglio, zenzero, funghi. Tutto quello che può evocare un minestrone improvvisato, una pasta con le verdure, una colazione con la frutta. Si aggiungono anche uova, caffè e acqua. 

Ma in Corea, si sa, la spesa è un’altra storia. Se in Italia aglio e cipolla sono alimenti quotidiani e quasi banali, a Seul diventano prodotti quasi “esotici” nel contesto di una dieta profondamente diversa. Lo stesso vale per l’olio d’oliva, che Laura non riesce a trovare se non a prezzi proibitivi, e perciò sostituisce con un più accessibile olio di semi di sesamo. Quanto alla pasta, addio alle trafile di Gragnano: si opta per gli spaghetti coreani, una concessione obbligata ma che, con un po’ di fantasia, può ancora salvare un pranzo nostalgico. Ecco qui invece un'esperienza di spesa all'estero molto diversa in Australia. 

Corea
Alcuni dei prodotti comprati al supermercato in Corea. Fonte: Instagram

La sorpresa più grande, però, arriva a fine spesa. Con una sporta non troppo piena ma ben assortita, Laura arriva alla cassa, pronta al colpo di scena. Ed ecco il verdetto: circa 37.000 won, ovvero 24 euro. Una cifra che, in Italia, sarebbe quasi nella norma per una spesa simile, ma che in Corea assume un’altra prospettiva. Soprattutto perché quella cifra rappresenta un piccolo lusso fatto di prodotti “italiani” che in Corea non sono affatto scontati. La spesa all’italiana in Corea non è solo una curiosità o una nota di colore da influencer. È un atto di resistenza culturale, una piccola ribellione gastronomica che racconta molto più di quanto sembri: la forza delle radici, l’importanza della cucina come linguaggio universale, la dolce ostinazione di chi non vuole dimenticare il gusto di casa.

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