Il cuore di Massimo Troisi batte ancora su Rai Play: tra ricordi, cinema e poesia

Su Rai Play c'è un omaggio meraviglioso, un capolavoro con Massimo Troisi. Il ricordo di un grande attore, un'emozione che non finisce mai e che arriva al cuore delle persone.

Massimo Troisi non è mai davvero andato via. La sua voce impastata, il sorriso malinconico, la capacità unica di far ridere e riflettere allo stesso tempo, sono ancora vivi nella memoria collettiva e, da oggi, anche su Rai Play. È lì che possiamo (ri)scoprire uno dei suoi lavori più iconici e meno convenzionali: Morto Troisi, viva Troisi!, un film TV del 1982 che si muove in bilico tra commedia, satira, autoironia e poesia.

Un’opera geniale, spiazzante e profonda, che ha anticipato molte delle forme narrative e degli stili comici oggi ampiamente celebrati, ma che a quell’epoca erano rivoluzionari. Troisi si mette a nudo, letteralmente e metaforicamente, in un racconto surreale della propria “morte” artistica, offrendo una riflessione sulla fama, sull’identità pubblica e sulla caducità della vita. È un falso documentario che gioca con il linguaggio giornalistico e lo sovverte, portando sullo schermo un “elogio funebre” immaginario in cui amici e colleghi ricordano il “defunto” Troisi, tra paradossi e risate amare.

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Con una durata di circa 50 minuti, il film si presenta come un piccolo scrigno prezioso, dove realtà e finzione si fondono fino a diventare indistinguibili. La trovata di base è semplice ma geniale. La morte fittizia di Troisi serve da pretesto per scandagliare, con spirito critico ma anche con dolcezza, il senso del mestiere dell’attore, della comicità, del successo e del ricordo.

Nella messa in scena di questo assurdo addio, sfilano volti amatissimi dello spettacolo italiano: da Lello Arena, sodale e compagno d’avventure artistiche, a Carlo Verdone, da Marco Messeri a Maurizio Nichetti, da Renzo Arbore a Roberto Benigni. Ognuno di loro offre un frammento di memoria, una battuta, una riflessione che va oltre il semplice omaggio. E' una vera e propria celebrazione dell’unicità di Troisi.

Rai Play, Morto Troisi, viva Troisi!
Rai Play, Morto Troisi, viva Troisi!

Ma non si tratta solo di tecnica o di stile: al centro c’è un uomo che si interroga sul senso del proprio mestiere e della propria esistenza. Troisi, che ha sempre costruito i suoi personaggi sull’ambiguità tra sé e l’altro, tra maschera e verità, qui si espone completamente. Inventa il proprio funerale e osserva da spettatore la reazione degli altri. Lo fa con ironia, certo, ma anche con una struggente dolcezza.

Troisi aveva appena 29 anni quando realizzò questo film. Ma già mostrava la consapevolezza di un artista maturo, capace di manipolare i codici del linguaggio televisivo e cinematografico con disinvoltura e originalità. Quella stessa consapevolezza che avrebbe portato pochi anni dopo alla creazione di capolavori come Ricomincio da tre e Il postino. Oggi, a distanza di oltre trent’anni dalla sua scomparsa, la sua voce è ancora qui. Batte su Rai Play, tra pixel e ricordi, tra commozione e risate. E ci ricorda che l’arte, quando è autentica, non muore mai davvero.

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