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Paolo Crepet, psichiatra, sociologo e scrittore torinese di origini francesi, ha un grosso seguito sui social. Con un video pubblicato su Instagram, l’esperto ha lanciato una vera e propria provocazione nei confronti di molti genitori italiani. Il bersaglio? Quella mentalità sempre più diffusa del “non far mancare mai nulla ai figli”. Un modo di educare che, secondo Crepet, non stimola la crescita e rischia addirittura di danneggiare i giovani. Vediamo che cosa ha detto esattamente e perché le sue parole stanno facendo discutere famiglie, insegnanti e addetti ai lavori.
Chi è Paolo Crepet: tra psichiatria, sociologia e divulgazione
Classe 1951, Paolo Crepet nasce a Torino ma cresce a Padova, città che considera la sua vera casa. Figlio di Massimo Crepet, professore universitario, e nipote del pittore Angelo Maria Crepet, si laurea in Medicina e Chirurgia all’Università di Padova nel 1976 e, poco dopo, in Sociologia all’Università di Urbino. La sua carriera si snoda tra esperienze in Italia e all’estero: dall’India al Regno Unito, passando per Canada e Brasile. Apprezzato divulgatore e volto noto della TV, oggi vive a Civita di Bagnoregio e continua a intervenire con passione nel dibattito pubblico su temi educativi e sociali.
La polemica: “Io non faccio mancare nulla ai miei figli”
Alcuni mesi fa, durante un incontro con il pubblico, lo psichiatra ha attaccato con decisione quei genitori che si vantano di “non far mancare mai nulla” ai propri figli. Crepet definisce questa frase una vera e propria “idiozia”. Nel suo intervento sottolinea: “Il compito dei genitori, al contrario, è far mancare qualcosa ai propri figli”.
Il ragionamento di Crepet si basa su un principio chiaro: se un giovane ha sempre tutto pronto e servito, non sviluppa curiosità, ingegno, né tanto meno autonomia. L’esperto utilizza parole semplici e incisive: “Se non ti manca niente, a che ti serve la curiosità? Se sei stato servito e riverito come un piccolo lord steso sul divano, in tutto e per tutto… ti hanno svegliato, ti hanno accompagnato, ti hanno riportato a casa. Una cosa di buon senso, una, no?”. Per Crepet, imparare a gestire le mancanze è ciò che rende i ragazzi capaci di adattarsi, risolvere problemi e affrontare la vita con resilienza.
Il valore del “no” e l’importanza dell’errore
Nello stesso video, Paolo Crepet invita i genitori ad avere il coraggio di dire “no” ai figli. Secondo lui, solo attraverso il limite e la frustrazione si diventa davvero forti e indipendenti. Racconta anche un aneddoto personale: “Una volta fui capace di prendere 1 in matematica. Tornai a casa, lo dissi a mio padre. Mi disse: fantastico! 4 lo prendono in tanti, 1 non l’avevo mai sentito. E quindi c’hai un talento, figliolo”. Un episodio che mostra quanto sia importante, secondo lo psichiatra, accettare e comprendere anche gli errori, senza considerarli solo come fallimenti da nascondere o evitare a tutti i costi.

Scuola, voti e il pericolo di un’educazione “senza rischi”
Il pensiero critico di Paolo Crepet non si limita solo all’ambito familiare. Più volte ha espresso la propria posizione anche sul dibattito scolastico, soprattutto riguardo all’ipotesi di abolire i voti. Crepet definisce questa proposta una “follia”. Spiega che la valutazione numerica serve ai ragazzi non solo come fonte di dispiacere – nel caso di un voto basso – ma anche di grande soddisfazione e motivazione quando il risultato è positivo. “Prendere quattro può essere un dispiacere, ma perché togliere anche l’otto, che forse è una gioia?”, domanda provocatoriamente.
La scuola, per Crepet, rappresenta una vera “palestra di merito e responsabilità”. Togliere i voti significherebbe, a suo avviso, privare i giovani di uno stimolo fondamentale per mettersi in gioco e migliorarsi. Usa una metafora sportiva efficace: “Togliere i voti è come dire a Sinner: ‘Domani giochi e non ci sono i punti, non c’è il tabellone’. E allora cosa vai a fare?”.
Crescere senza mai affrontare una difficoltà, una bocciatura o un insuccesso – ribadisce Crepet – rischia di creare una generazione più fragile e meno capace di affrontare le sfide della vita adulta.
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