Questo posto urla Italia in ogni angolo: l'Emilia Romagna che non ti aspetti

In Emilia Romagna c'è un posto che urla Italia da ogni angolo. Una visita che scalda il cuore e spinge i turisti, a scoprire curiosità mai viste prima. Ecco di quale luogo stiamo parlando.

C’è un luogo, nel cuore dell’Emilia Romagna, dove il tempo sembra aver rallentato per lasciare spazio alla memoria, alla bellezza e alla sacralità. Non parliamo di una delle solite mete turistiche sbandierate dalle guide, ma di un angolo silenzioso e potente, capace di raccontare l’Italia in ogni mattone, capitello e affresco. È l’Abbazia di Nonantola, un gioiello nascosto a pochi chilometri da Modena, in un territorio che ha saputo custodire per oltre dodici secoli una delle più affascinanti eredità medievali del Paese.

Nel tempo, la chiesa abbaziale cambiò più volte dedicazione: da Maria Vergine e San Benedetto, passò ai Santi Apostoli, fino a ricevere il nome definitivo di San Silvestro, in onore delle reliquie del papa traslate da Roma a Nonantola nel 756. Ancora oggi, l’Abbazia custodisce non solo le spoglie di San Silvestro, ma anche quelle del fondatore Anselmo, del papa Adriano III, di martiri come Senesio e Teopompo e di sante vergini come Fosca e Anseride. Ogni reliquia è un frammento di storia, un ponte verso secoli lontani.

Un viaggio tra pietra, luce e sapere medievale

Varcare la soglia dell’attuale edificio abbaziale, risalente all’XI secolo, è come entrare in un libro di pietra scritto in latino romanico. Le absidi, severe e armoniose, raccontano di una spiritualità solida, radicata nella terra e proiettata verso il cielo. Ma è la cripta, tra le più vaste d’Europa, a lasciare senza fiato: 64 colonnine sorreggono uno spazio sacro e misterioso, tutte diverse, come se ognuna avesse una voce, un messaggio, un’identità. Al centro, un altare conserva le reliquie dei santi nonantolani, in una penombra che profuma di incenso, tempo e silenzio. Nonantola non fu solo centro di preghiera, ma anche laboratorio di sapere. I monaci, seguendo la Regola di San Benedetto, dedicarono se stessi alla trascrizione e alla conservazione dei testi. Il loro scriptorium era un’officina del pensiero: qui venivano copiati manoscritti religiosi, ma anche testi classici di autori latini. Molti di questi codici, minuziosamente illustrati, sono giunti fino a noi e rappresentano una fonte preziosissima per gli studiosi di tutto il mondo.

Social da jauntersnotes Emilia
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Oggi, la basilica abbaziale non è solo un monumento, ma una chiesa viva: è concattedrale dell’Arcidiocesi di Modena-Nonantola, e conserva quel filo invisibile che la collega alla sua fondazione longobarda. Dal 1940 è riconosciuta come monumento nazionale, e ospita un museo sorprendente: il Museo Benedettino e Diocesano. Qui si possono ammirare opere del Tesoro Abbaziale, documenti antichissimi dell’Archivio e testimonianze della lunga attività culturale del monastero. È un viaggio nella memoria europea, senza uscire dalla provincia di Modena.

L’Abbazia di Nonantola è uno di quei luoghi che non hanno bisogno di clamore per impressionare. Lo fanno in silenzio, con la forza dell’evidenza. È una cattedrale del tempo, dove ogni pietra racconta, ogni ombra sussurra, ogni reliquia prega. E se si ha l’animo aperto, ci si accorge che l’Italia, si nasconde anche in queste meraviglie meno celebrate. In quest’Emilia Romagna che non ti aspetti, ma che, una volta scoperta, non puoi più dimenticare.

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