Londra, turisti provano l'all you can eat di formaggi pregiati: quanto costa (poco)

Cheddar a volontà, brie che girano sul nastro e un conto che non lascia un buco nel portafoglio. A Londra spopola il “Pick & Cheese”, un ristorante che fa impazzire turisti e food blogger con il suo all you can eat di formaggi pregiati. Il tutto al centro di Covent Garden, nel cuore pulsante del Seven Dials Market.

A raccontare l’esperienza ci ha pensato la content creator Jackie Swayze, conosciuta su Instagram e TikTok come @maximizingmypto. Insieme al suo fidanzato, ha documentato in un video virale una serata a tutto formaggio, con un conto finale che fa riflettere: 19 piattini assaggiati, 66 sterline spese. Avrebbero pagato 95, se fosse stato alla carta. 66 sterline equivalgono a 77€ e pochi spiccioli, mentre 95£ sono 111€.

Il sushi bar del formaggio: benvenuti nel mondo del conveyor belt

Il format del Pick & Cheese è geniale: un lungo bancone circolare con una conveyor belt, cioè un nastro trasportatore (quello tipico di alcuni ristoranti di sushi giapponese), che sforna costantemente piatti piccoli, colorati e – soprattutto – pieni di formaggi rari, stagionati e sorprendenti.

L’esperienza “bottomless cheese”, letteralmente “formaggi senza fondo”, funziona così: 75 minuti a disposizione e puoi prendere quanti piatti vuoi. Ogni piattino è numerato, così alla fine puoi anche fare un conto virtuale di quanto avresti speso ordinando alla carta. Jackie e il suo ragazzo sono partiti fortissimo: dopo 15 minuti avevano già assaggiato nove formaggi diversi.

A sinistra la conveyor belt, a destra il formaggio preferito da Jackie.
A sinistra la conveyor belt, a destra il formaggio preferito da Jackie.

Il nastro non propone solo formaggi: ci sono anche cracker (compresi quelli gluten free), marmellate artigianali, sottoli, affettati e contorni saporiti. Un viaggio gastronomico completo, pensato per chi ama esplorare senza limiti… e senza dover scegliere solo un’opzione dal menù.

Il Cornish Gouda con fudge alla clotted cream conquista tutti

Tra i più apprezzati da Jackie c’è stato un formaggio dal nome che suona esotico anche per gli inglesi: Cornish Gouda with clotted cream fudge. Tradotto? Un formaggio tipico della Cornovaglia, accoppiato con una crema dolce al caramello e panna rappresa. Un matrimonio di sapori che l’ha conquistata a tal punto da riprenderlo due volte. E non era l’unico piatto replicato.

Alla fine dei 75 minuti, la coppia ha contato 19 piatti in totale, molti dei quali unici. “Dopo i primi 45 minuti abbiamo rallentato, ma non potevamo smettere – dice Jackie nel video – era troppo buono per fermarci”. E il pubblico online le ha dato ragione: il video ha raccolto migliaia di visualizzazioni e ha fatto conoscere il locale a una platea globale.

Quanto costa davvero il formaggio illimitato a Londra?

Il prezzo è fissato a £33.19 a persona, servizio incluso. Tradotto in euro? Circa 39 euro a testa. Considerando la varietà e la qualità – spesso si tratta di formaggi artigianali britannici, ma anche di importazioni europee – l’esperienza risulta addirittura economica, specie per gli standard londinesi.

Jackie ha calcolato che quei 19 piatti, ordinati singolarmente, avrebbero superato le 95 sterline. Non male per chi vuole abbuffarsi di brie, stilton, gouda, red Leicester e tanti altri senza fare i conti con il portafoglio a ogni boccone.

Unica pecca? Il servizio bottomless è disponibile solo il mercoledì e i posti sono limitati. Jackie ha prenotato con circa un mese e mezzo d’anticipo. Il consiglio per chi vuole tentare: programmate con anticipo, perché lo sgabello va conquistato.

Il Regno Unito, spesso sottovalutato sul fronte caseario, sta riscoprendo e rilanciando formaggi regionali pregiati e tecniche di affinamento artigianali. Dall’altro lato, i contenuti virali – come quelli di Jackie – spingono milioni di utenti a cercare l’esperienza unica, il format “mai visto” da raccontare online. Il mix è perfetto: piatti che scorrono, palati soddisfatti e like che volano.

E l’Italia? Per ora guarda e prende appunti. Ma con la nostra cultura casearia, chissà che non sia arrivato il momento di una “conveyor belt” tutta made in Italy. Magari con gorgonzola, pecorino e stracchino che girano come stelle su una passerella di sapori.

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