Tutti vanno a Positano: ma questa spiaggia vicina è il vero paradiso

In Campania c'è un luogo meraviglioso e meno famoso della più conosciuta Positano: in estate è una meraviglia.

A pochi chilometri da Positano, regina incontrastata della mondanità in Costiera Amalfitana, esiste un luogo che sembra uscito da un sogno nordico, eppure pulsante di sole, profumi di agrumi e salsedine mediterranea. Si tratta del Fiordo di Furore, una gola profonda incastonata tra pareti di roccia verticale, scavata nei secoli dal paziente lavoro del torrente Schiato. Qui, tra ombra e luce, acqua dolce e salata, silenzio e vento, si nasconde un universo in miniatura che ha il potere di sospendere la realtà.

Il contrasto è talmente forte da sembrare un’illusione: da una parte la folla, il glamour, gli yacht e le terrazze di Positano; dall’altra, una caletta di appena 25 metri, protetta come una reliquia da un fiordo che pare scolpito dal tempo. Non c'è sabbia dorata, né stabilimenti balneari: solo la natura nella sua forma più cruda e incantata. Si arriva al Fiordo di Furore percorrendo una lunga scalinata intagliata nella roccia, oppure con una piccola imbarcazione, quando il mare è calmo e consente l'accesso.

Sopra questo angolo nascosto si staglia il ponte della Statale Amalfitana, alto circa 30 metri, che collega le due sponde del fiordo come una lama sospesa tra gli abissi e le nuvole. Ogni estate, quel ponte diventa il palco di una gara mozzafiato: il MarMeeting, competizione internazionale di tuffi dalle grandi altezze. I corpi dei tuffatori fendono l’aria come proiettili, sfidando la gravità e il tempo, prima di toccare l’acqua che riflette come uno specchio le pareti di roccia e il cielo.

Campania
Il bellissimo fiordo di Furore in Campania.

Un paesaggio verticale, sospeso tra cielo e mare: tutto il fascino di Furore

Ma il vero incanto del Fiordo non è l’adrenalina. È piuttosto quel senso di isolamento voluto, quella bellezza selvatica che sfugge alle logiche turistiche. È un luogo che non si limita a mostrarsi: ti chiama a restare in silenzio, ad ascoltare il rumore dell’acqua che si infrange nella gola, il canto del vento che attraversa la pietra. A vegliare sul fiordo, quasi a proteggerlo, c’è il borgo di Furore, un agglomerato di case sparse, come gettate con cura sulla montagna.

Non ha una piazza, né una chiesa in centro. Non ha un bar dove fare colazione né un lungomare dove passeggiare. È un paese senza centro, ma con un’anima ovunque. Le facciate delle case sono ricoperte da murales, opere d’arte che raccontano la storia, le leggende, le fatiche e le visioni di questo angolo dimenticato. Camminare per Furore significa attraversare un museo a cielo aperto, dove ogni muro è una pagina di diario.

Dal 1997 Furore è stato riconosciuto come Patrimonio UNESCO e fa parte del circuito dei Borghi più belli d’Italia, ma ha conservato un’identità schiva, poco incline a svendersi. Qui tutto accade in sordina: la vita, i turisti, il tempo. E forse è proprio questo il suo segreto. Mentre il resto della Costiera rincorre la ribalta, Furore si rifugia nelle sue pietre, nei suoi silenzi, nelle sue altezze vertiginose. Chi viene al Fiordo di Furore non cerca di “esserci” per postarlo su Instagram. Cerca invece di sparire, almeno per qualche ora, da tutto ciò che è rumore e ostentazione. Qui, il lusso è poter fare un bagno in acque limpide, all’ombra delle rocce, e poi sedersi sulla ghiaia umida a osservare il cielo che si rifrange nell’acqua. È un’esperienza più interiore che turistica, più simile a una preghiera che a una vacanza.

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