"I giapponesi dimostrano affetto diversamente", emigrata spiega le differenze con l'Europa

Abbracci no, ma rispetto sì. Baci pochi, ma cura tanta. In Giappone, l’amore ha regole tutte sue. Lo racconta Nuria, tiktoker nata in Spagna ma trasferitasi in Giappone, che ha fatto impazzire i social con un video semplice ma rivelatore: l’abbraccio (discreto) ai suoi nonni giapponesi.

Il video, pubblicato su TikTok, mostra l’influencer che fa una sorpresa ai suoi nonni. Entra in casa, li abbraccia... e loro restano fermi, composti. Nessuna reazione calorosa com'è la norma nei paesi europei mediterranei, niente baci a raffica o urla di gioia. Gli anziani si sono limitati uno sguardo tenero, una mano posata sulla spalla. Basta poco, in Giappone, per dire tanto.

Quando il silenzio vale più di mille abbracci

Il pubblico occidentale ha reagito con sorpresa. Alcuni hanno trovato “freddi” i nonni, altri hanno parlato di “assenza di emozioni”. Nuria ha risposto senza peli sulla lingua: “In Giappone non è che non provano amore, ma lo esprimono in maniera molto diversa”. Parole sante. In Giappone, l’affetto non esplode: scivola sottotraccia. Si manifesta con piccoli gesti quotidiani. Prepararti il tuo piatto preferito. Lasciarti un asciugamano caldo dopo la doccia. Accompagnarti fino alla porta, anche se piove. Niente effusioni pubbliche, ma un’intensa attenzione ai dettagli. Come se l’amore fosse una calligrafia perfetta scritta a penna finissima. Nuria lo spiega bene anche a chi non conosce la cultura nipponica: “Qui non è che non apprezzino gli abbracci, è che non sono abituati. Il rispetto dello spazio personale è sacro”.

Spazio personale: il confine sacro dell’intimità giapponese

Abbracciare un anziano senza preavviso in Giappone può risultare invasivo, soprattutto per le generazioni più tradizionali. È come entrare in una stanza senza bussare. Il rispetto del maai (distanza fisica e mentale tra due persone) è una delle chiavi per capire la cultura affettiva giapponese. Per questo, quando Nuria ha abbracciato i suoi nonni senza avvisare, la loro reazione non è stata fredda. È stata “giapponese”. Uno shock culturale per chi è abituato all’affetto espresso a tutto volume, ma perfettamente normale in un paese dove anche la carezza è meditata.

Europa vs Asia: quando il cuore parla lingue diverse

Non è solo il Giappone. In molte culture asiatiche, l’affetto non si esibisce. In Corea del Sud, per esempio, i genitori dimostrano amore attraverso l’educazione e il supporto economico. In Vietnam o Thailandia, regalare cibo o occuparsi della salute di un familiare è molto più significativo di un “ti voglio bene” detto ad alta voce. All’opposto, Spagna, Italia, Francia, sono campioni mondiali di abbracci, baci, contatto fisico e frasi smielate. L’affetto è rumoroso, tangibile. Se non ti schiacciano in un abbraccio, dubiti che ti amino davvero. L’educazione sentimentale, in Europa, passa per il corpo. In Asia, passa per l’attenzione, per la discrezione, per la presenza silenziosa.

Nuria, con la sua doppia identità culturale, lo sintetizza così: “I miei nonni hanno mille modi diversi per dirmi che mi vogliono bene senza darmi né abbracci né baci”.

La stessa Nuria ammette: “Mi sono presentata a casa loro senza avvisarli. È abbastanza normale che fossero sotto shock. Io sono cresciuta in Spagna e ho questa istruzione”. Sì, perché in Giappone la sorpresa non sempre è ben vista. Non esiste il culto del colpo di scena, del regalo a effetto. Anche l’amore ha bisogno di preavviso, di contesto, di respiro. Un abbraccio improvviso può sembrare affettuoso in Europa, ma irrispettoso in Giappone.

Nuria sorprende i suoi nonni in un supermercato dopo non averli visti per un anno. La loro reazione può sembrare fredda, ma è semplicemente che non sono abituati.
Nuria sorprende i suoi nonni in un supermercato dopo non averli visti per un anno. La loro reazione può sembrare fredda, ma è semplicemente che non sono abituati.

Eppure, in quello sguardo stupito dei nonni c’è tutto: la gioia trattenuta, la gratitudine, l’amore. Solo che non fa rumore.

Educazioni diverse, stesse emozioni

L’episodio di Nuria ha acceso una discussione sana sui social: quanto conta il modo in cui dimostriamo affetto? E quanto ci condiziona la nostra cultura d’origine? Una risposta arriva da psicologi interculturali come Edward T. Hall, che già nel Novecento spiegava come ogni cultura sviluppi “prossimità” differenti: high-context cultures come il Giappone comunicano attraverso ciò che non viene detto, mentre le low-context cultures come quelle europee preferiscono l’espressione diretta.

Ma alla fine, come dimostra il video di Nuria, tutti parliamo la stessa lingua: quella delle emozioni. Cambia solo il dialetto. In Giappone, amore è farti trovare la cena pronta. In Spagna, è abbracciarti fino a toglierti il fiato. In Italia, è raccontarti la giornata al telefono anche se ci siamo visti cinque minuti fa. Ma il cuore, quello, batte uguale.

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