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Il Giappone continua a essere una calamita per i curiosi di tutto il mondo. E no, non parliamo solo di sushi, samurai e fioritura dei ciliegi, che sono popolari da decenni. Con l’esplosione dei social – da Instagram a TikTok – ogni angolo del Sol Levante diventa virale nel giro di qualche scroll. Cibo che si muove, persone travestite come personaggi anime, treni che arrivano al secondo, boschi da film dello Studio Ghibli e, naturalmente, distributori automatici dove viene venduto quasi di tutto. Vorremmo spiegare meglio cosa intendiamo, ma è meglio non approfondire oltre, altrimenti entreremmo in terreni scivolosi.
Ed è proprio davanti a uno di questi distributori che il creator italiano Giuseppe Denaro, alias @notzaragast su Instagram, ha vissuto una delle esperienze più surreali – e dolciastre – della sua visita. L’ha raccontata in un video che ha fatto impazzire il feed: protagonista una bottiglietta d’acqua, apparentemente simile a tante altre, ma capace di confondere palato e aspettative.
Acqua dolce e frizzante? Sì, ma anche gelatinosa
Il video mostra Denaro mentre, in una stazione ferroviaria giapponese, si avvicina a un distributore automatico e paga la sua bottiglietta d’acqua con lo smartwatch. Un dettaglio interessante: anche in Giappone, il regno incontrastato del contante malgrado il progresso tecnologico, i pagamenti digitali stanno prendendo piede.
L’aspetto della bevanda è ingannevolmente familiare. Una semplice bottiglia di plastica trasparente, etichetta molto bella in perfetto stile giapponese, contenuto cristallino. Ma appena la apre, Denaro capisce che c’è qualcosa che non quadra. L’acqua, racconta nel video, “assomiglia al Ramune”, una bevanda giapponese simbolo dell’estate, gassata e aromatizzata, famosa anche per la sua bottiglia iconica con la biglia di vetro a sigillarla.

Peccato che qui la bottiglia sia banale, ma il contenuto decisamente fuori dal comune: 56 kcal in mezzo litro. E sì, parliamo pur sempre di “acqua”. Solo che questa ha dentro zuccheri e... gelatina. Sì, gelatina. “Va agitata appena esce dal frigorifero – spiega Denaro nel video – perché altrimenti resta separata tra parte liquida e parte solida”.
Ma che cos’è davvero il Ramune?
Per chi non lo conoscesse, il Ramune (ラムネ) è una storica bibita giapponese inventata nel XIX secolo, il cui nome deriva dalla pronuncia giapponese di “lemonade”. È frizzante, zuccherata e disponibile in decine di varianti: dal classico limone, al melone, fino ai gusti più bizzarri come cetriolo o wasabi. La vera particolarità è il contenitore: una bottiglia di vetro con una biglia che sigilla l’apertura, da spingere verso il basso per bere. Sembra un giocattolo, ma ha una community affezionatissima. La bevanda testata da Denaro ne richiama il sapore, ma senza tutto il divertimento del packaging. Ed è qui che arriva il paradosso giapponese: fare qualcosa di super moderno (acqua gelatinosa al distributore), ispirandosi a qualcosa di tradizionale (Ramune).
50 calorie di curiosità: perché in Giappone l’acqua ha un sapore?
La risposta, come spesso accade da queste parti, sta nella cultura del gusto e della varietà. In Giappone l’acqua non è solo acqua. È una esperienza sensoriale. Nei kombini, nei distributori automatici, nei supermercati, trovi bottiglie con aromi floreali, alla yuzu, al tè verde, al sale di Okinawa. Alcune sono effervescenti, altre hanno dentro palline di agar agar (un gelificante naturale), altre ancora diventano calde a seconda della stagione. La bevanda provata da Denaro sembra un ibrido tra una jelly drink e una soda zuccherata. Non è dissetante nel senso classico del termine, ma funziona perfettamente per incuriosire, soprattutto i giapponesi più giovani che sembrano apprezzare il mix tra consistenza e dolcezza.
Giuseppe, dopo il primo sorso, commenta con sincerità: “Buona? Sì. La comprerei di nuovo? No. Si lascia bere, ma è solo acqua leggermente zuccherata”. Un giudizio onesto, che rispecchia il senso generale dell’esperienza: interessante da provare, non abbastanza buona da diventare un’abitudine.
Quello che colpisce è il contesto. Il Giappone ha una densità impressionante di distributori automatici: secondo i dati del Japan Vending Machine Manufacturers Association, ce ne sono oltre 4 milioni sparse in tutto il Paese, una ogni 30 persone circa. Dentro si trova di tutto: da lattine di caffè caldo a ombrelli, da uova fresche a bouquet di fiori, fino alle bottiglie di “acqua” gelatinosa. È la normalità, e anche il turista più disincantato non può fare a meno di rimanere a bocca aperta – o piena, nel caso di Denaro.
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