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Sole, sale sulla pelle, tuffi continui e camminate sulla sabbia: il mare è il simbolo per eccellenza del relax. Eppure, dopo qualche ora in spiaggia, ti ritrovi stanco come dopo una maratona. E con una fame da lupo. A spiegare il motivo è Marco Sergi, meglio conosciuto online come Markour, l’esperto di benessere e nutrizione che su Instagram e TikTok ha costruito una community grazie ai suoi consigli concreti su sonno, allenamento e alimentazione realizzati mentre saltella o mentre indossa divise di Dragon Ball.
Nel suo ultimo video, Markour affronta una delle domande più comuni in questo periodo dell’anno dei primi bagni: perché siamo così stanchi dopo una giornata al mare? Spoiler: non è solo il caldo e l'esposizione ai raggi solari 'violenti' di mezzogiorno. Dietro quella sensazione di spossatezza ci sono precise cause fisiologiche, spiegate con il suo solito stile diretto e chiaro. Ecco cosa succede davvero al nostro corpo.
L’effetto dell’acqua salata: più che una nuotata, un allenamento
La prima ragione della stanchezza post-spiaggia riguarda l’immersione in acqua. L’acqua, specialmente quella salata, stimola il nostro corpo in modi che spesso sottovalutiamo. La pressione idrostatica esercitata dal mare crea una forza costante che agisce sul nostro torace. Questo costringe il sistema respiratorio a lavorare di più, aumentando il ritmo respiratorio e coinvolgendo muscoli accessori che, normalmente, a riposo non usiamo. Il risultato? Una sorta di micro-allenamento costante anche mentre ci si “rilassa”.
Markour spiega che la frequenza respiratoria aumenta non solo per il movimento, ma anche per l’adattamento meccanico richiesto dal contatto prolungato con l’acqua. In pratica, il nostro corpo entra in modalità “attività fisica leggera”, anche se siamo solo immersi fino alla vita.
Il cuore lavora di più: aumenta il consumo energetico
Un altro fattore sottovalutato è l’impatto della pressione dell’acqua sul sistema cardiovascolare. La pressione esterna costringe i vasi sanguigni periferici, riducendo il loro calibro. Per continuare a garantire un adeguato flusso sanguigno, il cuore è costretto a uno sforzo maggiore. Questo porta a un aumento del consumo energetico, come spiega Sergi nel video. Il cuore, per adattarsi a questa resistenza, pompa con più forza e frequenza. Anche se non ci accorgiamo, ogni immersione prolungata comporta un surplus di fatica interna. Ecco perché, al ritorno a casa, ci sentiamo “svuotati”, come dopo un’ora in palestra.

Sabbia e resistenza: camminare al mare è un esercizio completo
Terzo punto, spesso trascurato: camminare sulla sabbia (sia in acqua che fuori) è più impegnativo di quanto sembri. Chi ha provato a fare anche solo 100 metri sa di cosa si parla. La sabbia cede sotto il peso del corpo, richiedendo continui aggiustamenti muscolari, soprattutto alle gambe. Il risultato è un lavoro muscolare intenso, anche a bassa velocità. A questo si aggiunge il nuoto o anche solo il camminare in acqua, che implica una resistenza costante. Ogni movimento è ostacolato dalla densità dell’acqua, che obbliga a un maggiore impegno muscolare, specie per gli arti inferiori. Il mare è, insomma, una palestra a cielo aperto che non perdona distrazioni.
Dopo il mare, arriva la fame (e non è solo un’impressione)
Dopo 3-4 ore al mare, il corpo ha consumato molte più energie di quanto si possa immaginare. Tra adattamenti cardiovascolari, sforzi muscolari e aumento del metabolismo legato alla termoregolazione, il dispendio calorico sale. Da qui, il senso di fame intensa al ritorno dalla spiaggia. Markour sottolinea che non è solo questione di “voglia di gelato”: è il corpo che richiede nutrimento per recuperare. Il consiglio? Evitare di abbuffarsi appena si tocca terra, preferendo pasti bilanciati, ricchi di proteine e sali minerali, magari accompagnati da frutta fresca o uno yogurt greco. E bere molta acqua: la disidratazione, amplificata dal sole e dal sale, è dietro l’angolo.
