Italiana mostra cosa succede in Cina quando attraversi con il semaforo rosso

Isabel Mule, giovane content creator italiana, ha sorpreso migliaia di utenti sui social dopo aver raccontato cosa accade in Cina a chi osa attraversare la strada con il semaforo rosso. Durante un recente viaggio a Shanghai, Isabel ha documentato con un video virale un episodio che sembra uscito da una puntata di “Black Mirror”. Non appena un pedone attraversa sulle strisce quando il semaforo per i pedoni è rosso, scatta una multa automatica. In alcune città, si va oltre: il volto del trasgressore viene proiettato in tempo reale su un maxischermo pubblico con un messaggio chiaro: “Questa persona non rispetta le regole”.

Il sistema di riconoscimento facciale nei semafori

In Cina, le telecamere intelligenti sono ormai parte integrante della vita urbana. A Shanghai, Shenzhen, Jinan e in decine di altre città, esistono incroci dotati di tecnologie di riconoscimento facciale collegate a database statali. Quando una persona attraversa con il rosso, le telecamere scattano una foto, identificano il volto e in pochi minuti il sistema invia una multa via SMS o tramite WeChat, la popolare app di messaggistica cinese. Non pagarle (per chi ha abbastanza denaro sul conto) è quasi impossibile.

In Cina, quando qualcuno viola le regole, spesso si ritrova su pubblici schermi con frasi di ludibrio
In Cina, quando qualcuno viola le regole, spesso si ritrova su pubblici schermi con frasi di ludibrio

Ma non finisce qui. In molte città, il volto del trasgressore finisce su maxi schermi LED installati agli incroci. A volte appaiono anche il nome, parte del documento d’identità e, in casi estremi, l’indirizzo. Il messaggio? Vergogna pubblica come forma di deterrenza.

La “shaming culture” come deterrente pubblico

La strategia del public shaming non è nuova in Cina. Le autorità locali la considerano un mezzo efficace per educare i cittadini al rispetto delle regole. Secondo Xinhua News Agency, chi viene pizzicato in flagrante ha spesso due opzioni: pagare la multa oppure partecipare a un corso di educazione stradale, o addirittura aiutare un agente della viabilità per un certo periodo.

Questa filosofia si inserisce in un sistema più ampio noto come Social Credit System, il famigerato “credito sociale” cinese che proprio non piace a noi europei, abituati a una maggiore tutela della privacy e, in generale, a un approccio diverso da parte delle autorità. In base ai comportamenti individuali — come l’attraversamento col rosso, ma anche debiti non pagati, atteggiamenti antisociali o attività considerate pericolose — ogni cittadino accumula un punteggio che può determinare restrizioni nella vita quotidiana.

Dal semaforo rosso al credito sociale: tutto è monitorato

Il Social Credit System è già attivo in molte province e prevede conseguenze reali per chi ha un punteggio troppo basso: divieto di acquistare biglietti per aerei o treni, difficoltà a ottenere prestiti, iscrizione a liste nere pubbliche, impossibilità di accedere a scuole prestigiose o di ottenere lavori governativi.

Il sistema alimenta una rete di sorveglianza capillare dove tutto — dalle telecamere agli smartphone — può contribuire a valutare il “valore sociale” di una persona. Un approccio che per l’Occidente appare spesso estremo, ma che in Cina viene giustificato con l’obiettivo di costruire una società più “armoniosa” e ordinata.

Le forme estreme della vergogna pubblica

Durante la pandemia di COVID-19, sono emersi casi ancora più eclatanti. In alcune province, le autorità hanno diffuso liste con nomi e indirizzi di persone sospettate di aver viaggiato da zone a rischio. In certi casi, ai cittadini è stato imposto di appendere cartelli di avviso alle porte delle proprie case, segnalando la loro presenza alla comunità.

Ma uno degli episodi più controversi resta quello delle parate pubbliche di vergogna. In alcune zone di confine, sospetti criminali — ad esempio presunti trafficanti — sono stati costretti a sfilare per le strade con cartelli al collo che riportavano nome e foto. Un ritorno ai processi popolari che la Cina stessa aveva dichiarato superati, ma che talvolta riaffiorano come strumenti di ammonimento collettivo.

Parlando della parte più bella della Cina, Taylor Mega ha mangiato solo cibo cinese per 24 ore e l'ha raccontato così.

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