Indice dei contenuti
Sul profilo TikTok Laborability è comparso un video che ha sollevato una questione delicata e molto concreta: se un dipendente si connette alla rete Wi-Fi aziendale, anche solo con il proprio cellulare, il datore di lavoro può controllare la sua attività online?
La domanda riguarda milioni di lavoratori italiani. In fondo, la connessione è pagata dall’azienda, ha una password e, apparentemente, non sembra così strano pensare che il datore possa tracciarne l’uso. Ma cosa dice la legge? A rispondere è stato un avvocato esperto di diritto del lavoro. E la risposta è netta: sì, il datore può monitorare l’uso della rete Wi-Fi aziendale, ma solo in determinati casi e con alcune condizioni ben precise.
Wi-Fi aziendale: un vero e proprio strumento di lavoro
Secondo l'avvocato intervenuto su TikTok, la rete Wi-Fi aziendale è equiparabile a qualsiasi altro strumento fornito dall’azienda, come il computer o il telefono aziendale. Può essere usata, ma solo per fini legati all’attività lavorativa. Il datore, dunque, può vietarne l’uso personale e controllarne l’utilizzo, a patto che lo specifichi chiaramente al dipendente.

“Se ti connetti alla rete aziendale per scaricare programmi illegali, guardare video in streaming o visitare siti che possono compromettere la sicurezza informatica dell’impresa, rischi un procedimento disciplinare” – ha spiegato l’avvocato nel video, diventato virale tra i lavoratori impiegati nel settore pubblico e privato. Non basta quindi dire “era il mio telefono personale”: se sei connesso al Wi-Fi aziendale, le regole del gioco cambiano. E ci sono sentenze che lo confermano.
Quando scatta il licenziamento per uso improprio del Wi-Fi aziendale
Nel corso degli ultimi anni, la giurisprudenza italiana ha trattato numerosi casi di dipendenti licenziati o sanzionati per uso improprio della rete aziendale. Il punto centrale resta l’obbligo di usare le risorse aziendali, comprese le connessioni internet, esclusivamente per finalità legate al lavoro, salvo eccezioni chiaramente previste da regolamenti interni o accordi specifici.
Una delle sentenze più emblematiche è la Cassazione n. 14862 del 2017: qui la Corte ha confermato il licenziamento di un lavoratore che aveva usato in modo intenzionale, eccessivo e continuativo la connessione internet dell’azienda per attività personali. Anche se il dipendente non era stato formalmente informato del regolamento interno, la Corte ha ritenuto legittimo il licenziamento, vista la violazione manifesta dei doveri contrattuali.
Altro caso noto: sentenza Cassazione n. 3133 del 2019. Una lavoratrice era stata sorpresa a navigare in modo compulsivo su siti personali, in particolare su Facebook. Gli accessi, migliaia, hanno rappresentato per i giudici una sottrazione concreta di tempo e attenzione al lavoro. Anche in questo caso, il licenziamento è stato ritenuto proporzionato.
Quando il controllo del datore è legittimo (e quando no)
Attenzione però: il datore non può fare tutto ciò che vuole. Le norme sulla privacy vanno rispettate, e i controlli devono essere sempre giustificati, proporzionati e comunicati in modo trasparente al lavoratore, come previsto dallo Statuto dei Lavoratori (art. 4) e dal Garante per la protezione dei dati personali. L’ordinanza della Cassazione n. 8943/2025 ha fatto scuola: in quel caso, il datore non è riuscito a fornire prove dettagliate e circostanziate sulla frequenza e durata della navigazione non lavorativa, e il licenziamento è stato annullato. Morale: serve documentare bene le violazioni, altrimenti il procedimento disciplinare rischia di essere considerato illegittimo.
La password del Wi-Fi non ti salva: serve consapevolezza
In molti pensano che, trattandosi di una rete con password, il datore non possa accedere ai dati di navigazione. In realtà non è così. Chi gestisce la rete aziendale ha gli strumenti per registrare gli accessi, monitorare i siti visitati e analizzare il traffico, anche se proviene da dispositivi personali connessi al Wi-Fi aziendale. Per questo motivo, l’uso del Wi-Fi aziendale, anche dal proprio smartphone, non è mai “neutro”. Ogni attività svolta tramite quella connessione rientra nelle potenzialità di controllo del datore di lavoro, purché avvenga nel rispetto delle norme.
La raccomandazione degli esperti legali è chiara: usare il Wi-Fi aziendale solo per fini lavorativi e, in caso di dubbi, leggere con attenzione il regolamento aziendale o chiedere chiarimenti all’ufficio risorse umane.
Le regole cambiano se c’è un accordo interno
In alcuni contesti aziendali, soprattutto in ambito creativo o digitale, esistono regolamenti meno rigidi che autorizzano un uso più flessibile della rete. In questi casi, l’uso personale del Wi-Fi aziendale può essere tollerato, purché limitato e non dannoso per la produttività o la sicurezza dell’infrastruttura informatica.
Ma se manca un’intesa esplicita, vale sempre la regola generale: il Wi-Fi dell’ufficio è uno strumento di lavoro, e usarlo per motivi personali può trasformarsi in un serio problema disciplinare.
In breve? Se ti colleghi al Wi-Fi aziendale, anche con il cellulare, comportati come se fossi sulla scrivania dell’ufficio: ogni clic conta.
