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Ogni estate la stessa storia: c’è chi torna a casa ricoperto di punture di zanzara e chi, invece, viene risparmiato, quasi come se avesse un repellente naturale nel sangue. La frase che scatta immancabilmente è: “Hai il sangue dolce”. Ma c’è davvero un fondamento scientifico dietro questa credenza? No, le zanzare non pungono soltanto chi ha il cosiddetto “sangue dolce”. È un luogo comune che si tramanda da generazioni, soprattutto in Italia, ma non ha basi scientifiche. A fare chiarezza è il farmacista Stefano Briganti, noto per la sua attività di divulgazione su Instagram attraverso la pagina ilfarmacistaticonsiglia.tv.
Le zanzare non scelgono il sangue in base al sapore
Briganti lo dice chiaramente: le zanzare non sono attratte dal 'sapore' del sangue, ma da segnali chimici ben precisi. “Ciò che realmente attira le zanzare è l’anidride carbonica che emettiamo con la respirazione.” Più respiriamo, più le attiriamo. Ecco perché chi fa attività fisica o chi si muove molto può diventare bersaglio preferito. Durante lo sforzo fisico, aumentiamo la quantità di CO₂ espulsa e il nostro corpo si scalda. Due elementi che le zanzare percepiscono in modo molto efficace.
Le zanzare, infatti, sono dotate di sensori chimici e termici che permettono loro di localizzare con precisione le fonti di calore e di anidride carbonica. Il “sangue dolce” non c’entra niente: non lo sentono e non lo scelgono in base a una presunta dolcezza.
Sudore, acido lattico e batteri: il cocktail che attira le zanzare
Oltre all’anidride carbonica, le zanzare sono attratte da composti presenti nel sudore. Non solo la quantità, ma anche la composizione del sudore cambia da persona a persona. Alcuni composti chimici come l’acido lattico, che viene prodotto durante lo sforzo fisico, funzionano come veri e propri richiami. Briganti sottolinea anche il ruolo dei batteri presenti sulla pelle. Ognuno di noi ha un microbioma cutaneo unico e alcune combinazioni batteriche possono produrre odori particolarmente attrattivi per questi insetti. Insomma, non si tratta di “sfortuna” o di zuccheri nel sangue, ma di pura chimica.

La temperatura corporea è un altro fattore: i corpi più caldi risultano più visibili alle zanzare, grazie ai loro recettori termici. Chi ha una temperatura basale più alta o chi ha appena fatto sport ha quindi più possibilità di essere punto.
Colori scuri e sangue di gruppo 0: altri elementi che contano
Un’altra curiosità confermata da diversi studi è che i colori dei vestiti influenzano la probabilità di essere punti. Le zanzare preferiscono colori scuri come il blu o il nero. Se sei in giro con una maglietta chiara, potresti risultare meno interessante ai loro occhi. Riguardo al tipo di sangue, alcune ricerche — tra cui uno studio pubblicato sul Journal of Medical Entomology — indicano che le zanzare preferiscono le persone con sangue di gruppo 0 rispetto a chi ha gruppo A o B. Non si tratta di una regola assoluta, ma di una tendenza osservata in condizioni di laboratorio e sul campo.
Chi ha il gruppo 0 emette segnali chimici leggermente diversi, che potrebbero risultare più attrattivi per alcune specie di zanzara come l’Aedes aegypti. Tuttavia, il gruppo sanguigno non è l’unico fattore determinante: incide meno rispetto alla CO₂, al sudore e alla temperatura.
Perché questo mito del sangue dolce continua a circolare?
La leggenda del sangue dolce continua a resistere soprattutto per una ragione semplice: è una spiegazione immediata e rassicurante. Difficilmente si pensa a concetti come acido lattico, microbioma o anidride carbonica quando ci si gratta dopo una puntura. In realtà, l’attrazione delle zanzare è un fenomeno complesso e multifattoriale. Non esiste una sola causa, ma una combinazione di elementi chimici, biologici e ambientali che determinano quanto una persona possa risultare “gustosa” per questi insetti.
La prossima volta che qualcuno ti dice che le zanzare ti pungono perché hai il sangue dolce, puoi rispondere con sicurezza: non è questione di dolcezza, ma di chimica. E puoi citare le fonti, come le spiegazioni di un farmacista esperto come Briganti o gli studi pubblicati su riviste mediche.
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