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Adelaide Mati, modella petite e content creator italiana, ha scelto di vivere in Giappone da diversi anni. Una scelta controcorrente, affascinante e anche complicata. Il Paese del Sol Levante esercita un'enorme attrazione su molti italiani, ma vivere davvero nella terra dei manga, dei templi e del sushi non è una passeggiata. Soprattutto all’inizio.
Il primo ostacolo? La lingua giapponese, con una grammatica radicalmente diversa dalla nostra. Poi arriva la burocrazia giapponese, rigida e poco aperta ai cambiamenti improvvisi: ottenere un visto o una cittadinanza può diventare un vero percorso a ostacoli e in generale i criteri sono stringenti. Eppure, non mancano italiani che decidono di trasferirsi in Giappone per motivi professionali: insegnanti di lingua italiana, chef, manager aziendali o, come nel caso di Adelaide, modelle.

Con uno stile diretto e brillante, Adelaide ha raccontato ai suoi follower tre esperienze che definisce “assurde”, ma che fanno parte della normalità quotidiana per i giapponesi. Ecco cosa ha scoperto vivendo a Tokyo.
1. In Giappone i bambini vanno a scuola da soli (anche a sei anni)
Hai letto bene: i bambini giapponesi vanno a scuola da soli, già dalla prima elementare. Con il loro inconfondibile randoseru, lo zainetto quadrato in pelle rigida, li vedi attraversare strade trafficate, prendere la metropolitana, aspettare l’autobus o addirittura pedalare per chilometri. Nessun adulto li accompagna. In Italia una scena del genere sembrerebbe fantascienza, ma in Giappone è una prassi consolidata. Non perché manchi l’attenzione alla sicurezza, anzi: l’intero sistema urbano è pensato per proteggere questi piccoli cittadini. Dai semafori con tempi lunghi alle segnaletiche visive, tutto incoraggia autonomia e fiducia.
“All’inizio mi sembrava pericoloso - racconta Adelaide - poi ho capito che la società qui funziona proprio perché tutti si sentono parte di una rete che protegge. È commovente.”
2. Dormire ovunque? In Giappone è assolutamente normale
Un’altra cosa che ha lasciato Adelaide completamente spiazzata è la cultura del sonno. In Giappone si dorme ovunque: nei treni, nei bar, in ufficio e persino in piedi. Non è considerato maleducato o strano. Anzi, viene interpretato come un segnale di dedizione al lavoro o come una pausa rigenerante. Un manager addormentato alla scrivania? Non è un fannullone, ma qualcuno che ha dato tutto fino all’ultimo secondo.
“Quello che mi sconvolge ancora - dice Adelaide - è che si svegliano alla fermata giusta. Come fanno? È un superpotere”. Non esiste stigma, non c’è vergogna. Solo il rispetto per chi ha bisogno di riposo, anche solo per pochi minuti. Il corpo viene ascoltato, senza fretta e senza giudizi.
3. Mangiare da soli non è triste, è terapeutico
Se sei cresciuto in Italia, probabilmente hai interiorizzato l’idea che mangiare da soli significhi isolamento o malinconia. In Giappone, invece, è una forma di equilibrio interiore. I ristoranti lo sanno bene e si sono organizzati di conseguenza: postazioni singole, separé, interazioni minime. Adelaide ha trovato in questa abitudine una rivelazione. “In Occidente mangiare da soli è quasi visto come una sconfitta. Qui invece è un modo per goderti davvero il tuo momento. Nessuno ti guarda, nessuno ti giudica. E puoi finalmente ascoltarti.”
Alcuni locali sono progettati esclusivamente per clienti solitari: dai piccoli chioschi di ramen alle caffetterie da meditazione. Zero chiacchiere, zero fronzoli. Solo tu e il cibo.
Il Giappone, dove tutto è l’opposto di ciò che credevi
“Quando ti trasferisci in Giappone - spiega Adelaide - devi quasi resettare il cervello. Tutto quello che pensavi fosse normale viene messo in discussione. E viceversa”.
La cultura giapponese ha regole sociali, dinamiche pubbliche e modalità relazionali molto diverse da quelle italiane. La collettività viene prima dell’individuo. La privacy non è solitudine. L’educazione è una forma di rispetto silenzioso, non un atto formale. Non è facile adattarsi. Ma per chi ha il coraggio di lasciarsi stupire, ogni giorno diventa un’occasione per scoprire qualcosa di nuovo.
